Sarebbe stato interessante conoscere oggi l’analisi e la critica di Dario Paccino sulle guerre devastanti in Ucraina e in Palestina, il riscaldamento globale, sempre più in crescita, e la crisi climatica, sottovalutata e mistificata. Si possono comunque tentare una serie di valutazioni sul presente, partendo dal pensiero di uno dei primi ecologisti italiani a cui è dedicato il volume appena uscito Dario Paccino. Dall’imbroglio ecologico alla crisi climatica, da cui è tratto il presente contributo.
Fridays For Future e l’imbroglio ecologico
“Cambiamo il sistema, non il clima” è uno slogan fra i più importanti dei Friday For Future (FFF) Italia, che nel loro manifesto Ritorno al futuro scrivono; “La crisi climatica e ambientale è la diretta conseguenza di un sistema produttivo che sfrutta le risorse naturali, animali, umane. Le conseguenze della crisi climatica, già in atto, sfuggiranno al nostro controllo se non la affronteremo tempestivamente, elaborando e condividendo strategie di breve e lungo termine. Chiediamo alla politica italiana di predisporre un piano di programmazione economica che affronti insieme la crisi economica e la crisi climatica”. Praticamente i FFF hanno fatto proprio, forse senza saperlo, quanto Dario Paccino scriveva con il suo L’imbroglio ecologico, pubblicato nel lontano 1972, affermando l’uso ideologico e mistificato della natura e sostenendo l’inganno ecologico nell’evitare di andare alla radice delle cause strutturali che hanno prodotto e riprodotto la crisi ambientale, che vede nel riscaldamento globale la sua massima espressione. Paccino voleva sottolineare i rapporti di potere e i meccanismi socioeconomici che hanno dato e danno ancora vita alla crisi ecologica.
L’imbroglio ecologico di Paccino ha costituito di fatto una profonda critica all’ambientalismo istituzionale e all’uso capitalistico della natura, critica valida ancora oggi. L’Introduzione è stata ripresa, con il consenso dell’editore da La Città invisibile nel gennaio 2022.
L’imbroglio dello sviluppo sostenibile e della sostenibilità
Si parla spesso di sviluppo sostenibile e sostenibilità, fino alla noia, come se fossero l’obiettivo reale. Ma il compianto Giorgio Nebbia, amico dello stesso Paccino, aveva affermato già nel 1999 in Aboliamo la parola sostenibile: “Propongo di abolire dal vocabolario la parola sostenibilità e tutti i suoi aggettivi… Quando vedete che i governi promettono una società sostenibile e nello stesso tempo vi invitano ad aumentare i consumi di merci prodotte impoverendo le risorse della natura e sporcando l’aria e l’acqua, che, per definizione, dovrebbero essere lasciate inalterate alle generazioni future, siate certi che vi prendono in giro. Quando sentite i sindaci che promettono la città sostenibile o il turismo sostenibile e fanno aumentare le automobili in circolazione…, siate certi che vi prendono in giro”.
Guido Viale in L’alibi dello sviluppo sostenibile sostiene che ” l’idea che sia possibile mantenere e far crescere produzioni e consumi in modo “sostenibile”, con fonti energetiche e risorse rinnovabili – impedisce agli abitanti della Terra di vedere l’abisso: lo “stato di avanzamento” della crisi; la radicalità dei cambiamenti che impone; l’irreversibilità ormai raggiunta in molti campi; i ghiacciai e le calotte polari che si sciolgono; l’acqua dolce a disposizione, sempre meno; l’innalzamento dei mari non può essere fermato; la desertificazione di molte terre neppure; lo scioglimento del permafrost che accelera l’effetto serra. Contenere la temperatura mondiale sotto i 2°C è ormai una chimera (figurarsi 1,5!), ma va perseguito lo stesso senza remore. Perché molte delle misure di “mitigazione” della crisi climatica servono anche per “l’adattamento” alle condizioni molto più ostiche, in cui si troveranno a vivere le future generazioni”. Quindi è sbagliato prospettare la transizione ecologica come mera sostituzione di fonti di energia rinnovabile a quelle fossili perché le cose possano continuare a svolgersi come prima. “Le misure prospettate per la cosiddetta “transizione ecologica” – sostiene sempre Viale – sono concepite per non incidere sul nostro stile di vita e sul sistema di potere vigente, come se per evitare la catastrofe imminente bastasse sostituire – poco per volta, beninteso – petrolio e carbone (ma non il metano) con fonti rinnovabili – e magari con un fantomatico nucleare di nuova (?) generazione. La conversione ecologica – lo aveva già detto Alex Langer – potrà realizzarsi solo ricostituendo desiderio e piacere di vivere in comunità legate – ma non vincolate – al proprio territorio e in grado di affrontare in relativa autonomia la riorganizzazione su nuove basi della vita associata. ..”.
Secondo i FFF, “Lo Stato deve guidare tutte le imprese del territorio nella transizione, con l’obiettivo di rispettare i target climatici degli Accordi di Parigi. Deve avviare una riconversione ecologica dell’intero sistema produttivo e sociale. Chiediamo ai vertici europei di rivedere il Green Deal, poiché è ancora ampiamente insufficiente… Una drastica riduzione delle emissioni è necessaria ORA e non sarà possibile ottenerla senza un importante intervento pubblico”.
Greenwashing della politica
Di greenwashing si parla spesso riferendosi soprattutto a imprese e aziende che per ragioni di marketing e di consenso danno alla loro comunicazione una pennellata di verde cui non corrisponde alcuna sostanza, presentano come ecosostenibili le proprie realtà. Raramente ci si riferisce al greenwashing da parte di organismi e istituzioni pubbliche e soprattutto di politici. Per greenwashing andrebbe ricordato anche Dario Nardella, come sindaco di Firenze, rispetto a una presunta pianificazione del verde a Firenze, inventandosi il verde verticale sulle pareti delle case (con significativi consumi idrici ed energetici) o pensando che un filare di aranci possa risolvere il caldo del centro cittadino, tagliando invece gli alberi dei viali e nelle piazze fiorentine e sostituendoli con alberelli cinesi, ma bluffando sui “volumi zero” in urbanistica anche con “rigenerazioni urbane” che nascondono speculazioni edilizie, e puntando a grandi opere, come il potenziamento dell’aeroporto fiorentino, che incrementerebbe l’inquinamento acustico e atmosferico nell’area fiorentina, oppure come la costruzione del tunnel della TAV, sottoatterversando parzialmente Firenze, la mistificazione del potenziamento del trasporto ferroviario di superficie per i pendolari.
Gli scienziati e i cambiamenti climatici
Cosa dicono gli scienziati che i politici dovrebbero ascoltare e fare sui cambiamenti climatici, così come suggerisce Greta Thunberg e i FFF? Luca Mercalli in Per salvarci dal riscaldamento globale fabbrichiamo pannelli solari al posto delle armi ricorda che innanzitutto l’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, ndr), ricorda gli eventi estremi ai quali andremo presto incontro a mano a mano che la temperatura del pianeta aumenterà. Quindi dice una cosa chiara: “o tagliamo le emissioni in modo profondo, rapido e durevole nel tempo entro i prossimi otto anni, per arrivare a zero emissioni entro il 2040, oppure usciremo dal limite prima degli 1,5 poi dei 2 gradi considerato quello di sicurezza per non avere un clima molto ostile in un futuro molto vicino, già a partire dalla generazione dei nostri figli. Il rapporto IPCC dice che a breve il mondo entrerà in uno scenario climatico del tutto inedito, qualcosa che la specie umana non ha mai visto prima”. Anche riguardo alle alluvioni avvenute in Romagna nel maggio 2023, Mercalli in Siccità e alluvioni cosa sta accadendo al clima? è drastico sulle possibilità di prevenzione. Cosa si può fare per evitare inondazioni e siccità e per ridurre i danni ? “Niente. Con una portata di eventi di questo genere è illusorio pensare di poterli evitare. (..) Possiamo solo agire dal punto di vista della prevenzione con la formazione delle persone per evitare di perdere la vita. L’unica speranza è evitare i morti, ma tutto il resto non si può cambiare…”. (..) “Servono subito scelte politiche drastiche e immediate – afferma nel luglio 2023 su La Repubblica Antonello Pasini, fisico del clima – l’adattamento è fondamentale, ma non dimentichiamoci la mitigazione… se non mitighiamo sarà un macello….”. Mario Tozzi su La Stampa nel marzo 2023 se la prende, giustamente, con le corporation di petrolio, gas e carbone: “Nessuna battaglia contro il cambiamento climatico può prescindere dalla cessazione di ogni forma di sussidio ai petrocarbonieri (foraggiati, solo in Italia, con oltre due miliardi di euro pubblici negli ultimi anni) ..”. Poi c’è la guerra in Ucraina e in Palestina, anziché pensare al clima vengono fatte guerre, che, oltre a centinaia di migliaia di morti, soprattutto fra i civili, contribuiscono anche alla devastazione e distruzione del territorio, terra, acqua, aria, sempre più pieni di veleni, e ad aumentare le emissioni in atmosfera in quantità indefinita:.. “Ma c’è di peggio – afferma Mercalli – lasceremo uno strascico a lungo termine a causa delle centinaia di miliardi di euro che spenderemo in armamenti, un mercato che non conosce crisi ma che, al contrario, si rafforza. Insomma, siamo alla follia: dovremmo sostituire la produzione di armi e proiettili con quella di pannelli solari. Solo così avremo un barlume di speranza. Invece facciamo il contrario”.
Azioni di un’ecologia “conflittuale”
Si parla di conversione ecologica, meno di ecologia “conflittuale” e di azioni conseguenti. La prima cosa che ripeteva Greta: dobbiamo far crescere la pressione su governi e istituzioni perché comincino ad agire, loro sanno che cosa fare, ma non lo fanno e che cosa occorre fare glielo dicono gli scienziati, ma non li ascoltano. In realtà, come si è visto, la politica è brava a fare greenwashing e la cosiddetta “classe dirigente” presente e in arrivo non ci si schioderà dalla deriva che ci sta portando alla catastrofe. E, come sostiene Guido Viale in Cambiare il clima o cambiare il sistema? sarebbe “ideologico, peraltro, aspettarsi che il sistema “si riformi da solo”, senza passare attraverso conflitti molto aspri e cambiamenti radicali: è la posizione di chi pensa – o spera – che tutto possa più o meno continuare come prima, con i pannelli solari e le pale eoliche al posto dei pozzi petroliferi e dei gasdotti e piantando qualche milione di alberi .., ma continuando ad andare in automobile, mangiare carne tutti i giorni, andare in vacanza in aereo e fare le Olimpiadi con la neve artificiale…Per non essere ideologici bisogna diventare operativi: non possiamo limitarci a “fare pressioni” sulle autorità (a tutti i livelli, dal quartiere alle Nazioni unite), anche se questo resta un compito inderogabile. Non possiamo delegare ai governi (a tutti i livelli, dal Comune alla Commissione europea) il compito di tradurre in programmi, progetti e interventi le nostre ansie. Dobbiamo sì “dire la verità”, ma anche “agire” e “coinvolgere” istituzioni, comitati, esperti, concittadine e concittadini per diventare tutti protagonisti del cambiamento”.
Di fronte all’accelerazione della crisi climatica e alla incapacità di intervento e alla mancanza di volontà politica di istituzioni locali, nazionale ed europea, si possono definire azioni di ecologia “conflittuale” (anche di disobbedienza civile o di boicottaggio) e comportamenti di “sobrietà” di ognuno di noi, per ridurre (per quanto possibile) il cambiamento climatico e la nostra produzione quotidiana di CO2, svolgendo un ruolo importante nell’influenzare le politiche ambientali con i nostri stili di vita e rimettendo in discussione un sistema di produzione “capitalistico”, per non far continuare tutto come prima, per un vero cambiamento, quello della conversione ecologica. Innanzitutto installare impianti fotovoltaici domestici, o far parte di una comunità energetica. Se si dovesse cambiare l’automobile con una elettrica, è comunque opportuno considerare che il problema del traffico e dell’inquinamento si affronta anche con la riduzione dell’uso dell’auto privata ridicolizzando il mito dell’auto con le gare di Formula 1 e i rally. Ridurre progressivamente il consumo di carne e di prodotti di origine animale da allevamenti intensivi, ad esempio la famosa “bistecca alla fiorentina”, limitando i barbecue ed evitando le catene di negozi hot dog. Sostenere l’agricoltura biologica contadina, a km 0, e i mercati locali, in alternativa all’uso dei pesticidi e al sistema della grande distribuzione organizzata. Ridurre la produzione dei rifiuti e in particolare l’uso della plastica. Ridurre drasticamente il consumo di acqua minerale in bottiglie di plastica, preferendo l’acqua di rubinetto (filtrata), meglio ridurre l’uso dell’aereo, considerato il mezzo di trasporto più inquinante in assoluto, e la limitazione delle vacanze invernali, specie in località dove ormai nelle piste da sci c’è soprattutto neve artificiale, con forte spreco di acqua ed energia.
Come immaginarsi il prossimo futuro
Sembra quasi impossibile l’obiettivo nei prossimi anni di non aumentare le temperature atmosferiche di 1,5°C, punto di non ritorno secondo Ipcc, vista anche l’accelerazione progressiva degli eventi climatici estremi, e sembra un’utopia restare sotto i 2 gradi entro il 2030, perché nel frattempo si dovrebbero dimezzare le emissioni di gas serra, come del resto prevederebbe il Green Deal europeo (se confermato e rilanciato dalla UE), con l’obiettivo poi di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Non possiamo tornare indietro, ma possiamo ridurre il danno futuro. E da adesso dobbiamo adattarci (sic) a convivere con eventi estremi sempre più frequenti, alluvioni e incendi disastrosi, con dissesti idrogeologici, con ondate di calore e stravolgimento delle stagioni, con siccità e carenze idriche, con conseguenti riduzione dei raccolti in agricoltura. La lotta alla crisi climatica dovrebbe diventare la priorità di tutti noi, insieme alla conversione ecologica, andando oltre la “sostenibilità” e il greenwashing della politica. Occorre puntare alla conversione ecologica, le cui misure non servono solo a mitigare i cambiamenti climatici, ma servirebbero soprattutto all’adattamento alle condizioni in cui ci troveremo e soprattutto si troveranno a vivere le nuove generazioni. La conversione ecologica è urgente e va presa sul serio. Oggi sembra una cosa impossibile anche solo da immaginare, ma nel prossimo futuro, con l’accelerazione progressiva della crisi climatica, sarà importante cominciare a realizzarla concretamente: è in gioco la sopravvivenza della specie umana.
Dario Paccino. Dall’imbroglio ecologico alla crisi climatica, a cura di Maurizio Da Re e Antonio Schina, Centro Documentazione Pistoia editrice, 2024, pp. 103, euro 13
Maurizio Da Re
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