Le pretese di Publiacqua e la responsabilità dei politici-amministratori

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La Costituzione italiana, relativamente ai referendum, è molto chiara: il risultato diventa legge, e in nessun caso si può ignorare o addirittura calpestare. E’ dal 2011, anno dei referendum sull’acqua, che lo andiamo ribadendo. Ma la quota di profitto (la cosiddetta “adeguata remunerazione del capitale investito”, divenuta poi “oneri finanziari e fiscali”) continua a gravare sulle nostre bollette. Parimenti, i soci privati non sono affatto scomparsi  dalla gestione idrica: hanno rafforzato invece la loro presenza e il loro potere, complice l’indifferenza se non il favore della quasi unanimità dei politici-amministratori. Questo è quanto accade anche in Publiacqua spa che ogni anno registra utili milionari, a fronte di servizi sempre più scadenti e sempre più cari.

Ma Publiacqua che gestisce una risorsa vitale come fosse una merce qualsiasi, ha ragione quando, per le tariffe e il loro incremento esoso, rimanda ad altri. Certo, come azienda partecipata, sfrutta tutti i vantaggi del “pubblico” e non sopporta alcuno dei rischi del “privato”, ma questo viene concesso e riconcesso ogni volta dalla politica governativa locale e nazionale. E mai che l’azienda venga minimamente ostacolata, tanto meno sanzionata per ritardi, scorrettezze, abusi… Mai!

C’è una responsabilità politica molto grave quindi, a cominciare da quella dei Comuni, soci di Publiacqua, che nella stragrande maggioranza si sono distinti per la loro ignavia. Spesso la cosa più importante pare solo il tacitare gli sporadici malcontenti della cittadinanza o qualche protesta per una gestione insoddisfacente se non iniqua dell’acqua.

Il Comune di Prato non si distingue, tant’è che in occasione di un Consiglio straordinario sull’acqua (settembre 2016), ha mancato ancora una volta di prendere una posizione autonoma e forte. E nel sottrarsi, ha lasciato in campo due contendenti: i cittadini da una parte e l’azienda idrica dall’altra. Solo che tutta la maggioranza consiliare si è praticamente  schierata in modo da appoggiare senza riserve l’operato di Publiacqua, e oltre tutto ha offerto all’azienda l’ultima parola, in modo che non ci fosse possibilità alcuna di smentita. Anche sulla cronaca locale, Publiacqua pare avere avuto l’ultima parola, nel febbraio scorso.

Ma (ri)vediamo alcune questioni:

Mancato ricalcolo conguaglio tariffario

Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017, gli utenti hanno ricevuto una bolletta che in teoria doveva riportare il conguaglio della tariffa dall’1/1/2016 al 4/10/16 poiché Publiacqua aveva applicato un aumento del 7,5% anziché del 4%, come poi deliberato in sede AIT. In pratica, il conguaglio effettuato partiva dalle date più diverse, comunque mai dal principio del 2016. L’azienda ha dichiarato che la bolletta successiva avrebbe adeguato i calcoli: nulla di tutto questo si è verificato! Pare inoltre, e sarebbe cosa gravissima, che Publiacqua giustifichi questo operato con il passaggio al nuovo sistema operativo (ACEA 2.0), avvenuto all’inizio del 2017: ciò renderebbe impossibile un giusto ed adeguato conguaglio. Ma stiamo scherzando?

Questione “Obbedienti Civili”

Di fronte alla sordità di gestori e istituzioni, riguardo agli esiti referendari del 2011, alcuni utenti hanno aderito alla Campagna di Obbedienza Civile, iniziando a detrarre dal pagamento delle bollette, la quota destinata al profitto del gestore. Gli Obbedienti hanno continuato questa forma di lotta, assolutamente innocua e pacifica, perché in realtà sulla materia pende tuttora la sentenza del Consiglio di Stato: permane quindi la possibilità che Publiacqua debba restituire in tutto o in parte quanto riscosso per la quota di puro profitto!

Rateazioni dei debiti verso Publiacqua

Diversi utenti, e in sedi diverse di Publiacqua, si sono visti rifiutare la rateazione del loro debito o proporre una scansione ridicola e insostenibile. L’azienda smentisce che questa sia la prassi adottata, ma agli sportelli cosa succede veramente?

Spese legali per compensi professionali su contenziosi

Nel caso di contenziosi con gli utenti (ad es. decreti ingiuntivi), Publiacqua pretende il pagamento di 200, 300, anche 400,00 euro per compensi professionali. A che titolo e a chi sia destinata la cifra, non è dato di sapere. Parrebbe assurdo che il gestore voglia addebitare un importo per il lavoro di una dipendente, cioè la propria avvocata, già stipendiata per le sue prestazioni: costo gravante come tutti gli altri sulle tariffe dell’acqua. E allora?

Indennizzi

La Carta dei servizi di Publiacqua fissa standard di qualità, a cui il gestore deve attenersi. Ogni mancato rispetto, di conseguenza, genera un diritto per gli utenti ad essere indennizzati: in alcuni casi in automatico, in altri su richiesta. Rileviamo una carenza di informazioni chiaramente su questi ultimi, previsti per l’errata chiusura del contatore, la mancata lettura, e lo sforamento dei tempi massimi di attesa agli sportelli. Situazioni piuttosto ricorrenti, specialmente in certe zone del territorio gestito da Publiacqua.

Come sempre, ci aspettiamo non tanto e non solo delle risposte da parte di Publiacqua. Chiamiamo in causa i politici-amministratori che da tempo hanno di fatto ceduto la gestione dell’acqua ai privati. E chiediamo: chi deve rispettare e tutelare l’acqua come bene comune?

*Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua

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