La trilogia del “Sol dell’Avvenire” di Valerio Evangelisti

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Questa settimana vogliamo consigliarvi non uno, ma tre libri. Si tratta della trilogia del “Sol dell’Avvenire” di Valerio Evangelisti, che narra la storia di due famiglie di braccianti, i Verardi e i Minguzzi, ma anche quella del movimento operaio e bracciantile romagnolo, che si svolge tra il 1875 e il 1945. La particolarità dell’opera è la sua accuratezza, la meticolosità con cui l’autore (storico di formazione) descrive gli eventi rivelando gli sguardi, le storie e i drammi di protagonisti in carne ed ossa, che non sono i Re e i Generali dei manuali di storia, bensì il volto del popolo senza nome.

Leggere Evangelisti vuol dire comprendere il sorgere e il radicarsi del #socialismo, la cui fortuna non si è certo basata sul marketing politico e sugli accrocchi elettoralistici, ma sulla sua capacità di dare sostegno materiale e voce alle masse, altrimenti considerate oggetti esclusi dalla vita politica dell’”opinione pubblica” nobile e borghese. Il socialismo erano gli uffici di collocamento gestiti dai lavoratori, l’imponibile di manodopera che le leghe di resistenza imponevano alle aziende perché nessuno rimanesse disoccupato, le camere del lavoro, le cooperative – che occupavano gli operai espulsi dai campi spesso per motivi politici –, ma anche i giornali, le feste di paese, i parlamentari inviati a Roma a rappresentare le masse popolari. Conquiste frutto di decenni di fatica che furono spazzate via dal fascismo, il quale, armato dagli agrari e fiancheggiato da polizia e carabinieri, fece un numero altissimo di vittime soprattutto tra i lavoratori e i capi-lega.
Nonostante sia ambientato nel passato, “Il sol dell’avvenire” non è un’opera per appassionati di storia, perché parla di noi, di un presente in cui – di fronte al ritorno a condizioni e forme di #lavoro ottocentesche – c’è tutta una #dignità, una consapevolezza e una rete di sostegno e di lotta da ricostruire.

Oggi leggete Evangelisti, lasciate perdere i D’Alema, i Civati, i Fratoianni e i Fassina. Quello che ci serve sta tutto in queste pagine, non negli accordicchi, non nell’eterno riciclarsi dell’inutile.

*Scirdi

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