Biblioteche e appalti: il bilancio non si ripiana sulla pelle dei lavoratori

Nell’ultima settimana a Firenze sono tornate d’attualità le biblioteche pubbliche. Ma non per l’ offerta culturale o il calendario di iniziative, bensì a causa di un buco da 130mila euro nel bilancio di Eda Servizi, una delle cooperative che forma l’ATI aggiudicataria dell’appalto pubblico da oltre sette milioni di euro, bandito dal Comune di Firenze nel 2014 per la gestione dei servizi bibliotecari e archivistici, e poi rinnovato per un altro triennio fino al 2020.

Le dirigenze di Eda e Co&So (il consorzio a cui fa capo la cooperativa) vorrebbero risolvere il tutto a stretto giro, ripianando il debito con la soluzione più gettonata di questi tempi: tagliare i costi dei soci lavoratori che – per scongiurare il rischio (la minaccia?) di sospensione degli stipendi, fallimento dell’azienda e perdita del posto di lavoro – nell’arco di una settimana avrebbero dovuto decidere di cambiarsi “spontaneamente” il contratto, passando dal CCNL del commercio al multiservizi, peggiore dal punto di vista retributivo e delle tutele. Sono queste, invece del contratto di riferimento Federculture, le tipologie ormai applicate nei bandi del settore cultura, bandi al ribasso, che raccolgono lavoratori iperspecializzati ma sempre più precari.

Sebbene il (quasi ex) ministro Franceschini dichiari che il futuro dell’Italia passa attraverso gli investimenti in questo settore, è ormai sdoganato il modus operandi di demandare – con la scusa dei tagli – assunzioni e servizi attraverso il sistema degli appalti, in particolar modo nei terreni fertili del sociale e della cultura, così le singole amministrazioni non devono più preoccuparsi del trattamento dei lavoratori ma hanno la possibilità in questo modo di coltivare e alimentare clientelismi utili alla sopravvivenza politica.

La storia si ripete per i lavoratori delle biblioteche comunali fiorentine, che già undici anni fa protestavano contro la scelta dell’amministrazione Domenici di esternalizzare i servizi bibliotecari anziché assumere personale tramite concorsi pubblici. Da allora, le condizioni del personale sono peggiorate a ogni cambio di appalto, fino ad arrivare all’ultimo ribasso dell’11,12% sulla base d’asta con il quale le ditte hanno vinto nel 2014 e di cui, ovviamente, hanno fatto le spese i lavoratori, costretti a rinunciare a importanti istituti contrattuali che si ripercuotono in busta paga. Già sappiamo che nel preavviso di gara comparso lo scorso anno sulla pagina della rete civica del comune di Firenze gli oltre sette milioni di euro previsti dal precedente capitolato verranno abbassati a 6.100.000,00 e questo significa che potrà verificarsi una diminuzione delle ore di servizio o una riduzione degli stipendi, in ogni caso ulteriori sacrifici sempre sulla pelle dei dipendenti.

Ma torniamo ai giorni nostri: durante un’assemblea convocata d’urgenza è stato comunicato ai soci lavoratori che avrebbero avuto otto giorni per decidere a proposito del cambio di contratto e quindi del proprio futuro e di quello dell’azienda, senza un’adeguata documentazione che comprovasse lo stato di crisi e le cause che lo hanno generato. Peraltro, tale scelta ricadrebbe inevitabilmente anche su tutti gli altri dipendenti delle cooperative dell’ATI, che senz’altro si adeguerebbero volentieri agli abbassamenti contrattuali, in nome della “parità di trattamento”. Il meccanismo è noto, la disparità di retribuzione e di contratto tra soci della medesima cooperativa nonché tra lavoratori dello stesso appalto fa sì che si creino divisioni e conflitti tra i vari dipendenti, che hanno così poco margine per portare avanti istanze comuni nell’interesse di tutti. In realtà la legge 142/2001, alla quale l’azienda fa riferimento, contempla, in caso di crisi aziendale, la possibilità di deliberare un piano di crisi nel quale siano salvaguardati i livelli occupazionali e sia prevista anche un’eventuale riduzione temporanea dei trattamenti economici integrativi.

Bibliotecari e archivisti si sono riuniti in un’assemblea straordinaria indetta dai sindacati USB e Cobas, si sono dati appuntamento in Palazzo Vecchio per presenziare alla seduta del Consiglio comunale in cui si è discusso della loro situazione, hanno parlato con l’assessore Gianassi e dopo un ulteriore incontro con l’azienda sono riusciti ad ottenere uno slittamento dell’assemblea dei soci e della votazione. Nel frattempo l’amministrazione comunale incontrerà Co&So con Eda Servizi e i sindacati. Questa volta i lavoratori hanno fatto fronte comune, difendendo il proprio posto di lavoro e i propri diritti, hanno proposto all’azienda soluzioni alternative anche a costo di qualche sacrificio, ma la vicenda ancora non è chiusa.

Quello che viene da chiedersi è cosa succederà alla scadenza di questo appalto. E’ facile immaginare che le aziende pur di vincere la gara faranno ribassi importanti, e dove si andranno a cercare i risparmi? Come sempre sul costo dei lavoratori e con molta probabilità sarà proposto di nuovo il contratto Multiservizi. E’ evidente che il problema di fondo è il sistema degli appalti che crea questo circolo vizioso del quale le vittime sono sempre i lavoratori, anello debole della catena del potere, ma elemento fondamentale per far funzionare un servizio pubblico. Il comune alla lunga spende di più ad esternalizzare i servizi, i lavoratori sono pagati meno, i servizi funzionano peggio. A chi giova tutto ciò?