Il blocco definitivo dell’inceneritore di Firenze, la grande vittoria, ed i ripetuti brindisi dei Comitati, delle Mamme no inceneritore, di Zero Waste Italia, di Medicina Democratica e di tante altre Associazioni, dei Sindaci di Sesto e di Campi, sono andati di traverso ad Alia, ad Hera, all’ATO, a Confindustria, a certi sindacati e sindaci. Il Sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi li ha paragonati a quei giapponesi che a guerra oramai finita erano rimasti nel loro bunker con l’elmetto in testa ad aspettare.
Si daranno pace. Per elaborare un lutto, ci vuole un po’ di tempo e ci sono da passare fasi di negazione, di rabbia, per poi arrivare all’accettazione.
Come lettura sotto l’ombrellone, consiglio a tutti questi ’giapponesi’ il libro ‘L’uomo che piantava gli alberi’, di Jean Giono.
L’inquinamento non si pareggia col bosco
La recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha decretato lo stop definitivo all’inceneritore di Firenze, da un punto di vista sanitario, risulta carente. Il bosco, infatti è importante, ma non può essere ritenuto da solo un efficace ‘contrappeso al peggioramento ambientale derivante dal nuovo insediamento’, oltre a tutto in ‘un quadro ambientale già fortemente compromesso’.
La sentenza del TAR si appoggia sulla vecchia VIS (valutazione impatto sanitario). Peccato che uno dei suoi estensori, l’epidemiologo del CNR di Pisa Fabrizio Bianchi, ha di recente affermato in una intervista rilasciata a Ilaria Ciuti al quotidiano La Repubblica, che oggi la VIS non vale più e che ’la valutazione dell’inquinamento e degli eventuali danni alla salute non si può più fare impianto per impianto, ma è necessaria una valutazione complessiva che includa tutti gli insediamenti della zona’.
La sottostima dell’inquinamento e della valutazione del rischio
Ormai ‘c’è consapevolezza, a livello scientifico e normativo, che il rischio derivante dalle sostanze chimiche sia sottostimato’. come si legge nel Rapporto nazionale ISPRA 2018 (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sui pesticidi nelle acque dati 2015-2016. Come noto lo schema di valutazione del rischio considera le sostanze singolarmente, e non c’è una valutazione preventiva del rischio da esposizione multipla. Perché la valutazione del rischio, seguendo un approccio riduzionista, si basa essenzialmente sulle singole sostanze e sulle singole fonti, come se ognuno di noi respirasse una sostanza alla volta. Una corretta valutazione del rischio dovrebbe invece tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono soggetti all’esposizione simultanea a miscele di sostanze chimiche.
Inoltre nella sentenza del TAR non si è tenuto conto (anche per l’ assenza di normative aggiornate), che esposizioni anche minimali e al di sotto dei limiti di legge possono essere pericolose specie in fasi cruciali della vita ed in particolare per le sostanze che agiscono come interferenti endocrini e per tutte le sostanze considerate ‘senza soglia’, come i cancerogeni.
Spengiamoli tutti
Ad oggi sono 6 gli inceneritori rimasti in Toscana: a Montale, a Baciacavallo, a Livorno, a Ospedaletto, a Arezzo e a Poggibonsi. Il nuovo Piano Regionale dei rifiuti, atteso entro la fine di giugno, dovrà indicare anche la progressiva exit strategy dall’incenerimento in Toscana.
Exit strategy da Alia
Ritornando ai giapponesi a Firenze, visto che dentro Alia se ne annidano un bel po’ a tutti i livelli, dalla dirigenza a certi sindacalisti, visto che il nuovo Piano Regionale dei rifiuti non potrà prescindere da raccolte differenziate porta a porta, con tariffazione puntuale, che arrivino almeno al 70%, si dovrà programmare, se Alia non si adeguerà velocemente (cosa di cui dubitiamo), la gestione in house dei rifiuti, modello Forlì, cioè una gestione pubblica dei rifiuti, senza inceneritori e senza più privilegiare gli utili di società private e di multiutility.
I rifiuti, la cui produzione deve essere ridotta, sono comunque un bene comune e bisogna fare diventare pubblica la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.
*Gian Luca Garetti
Gian Luca Garetti
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Non riesco a spiegarmi la mancanza di coerenza dei miei concittadini che si dicono contro l’inceneritore e tuttavia dcontinuano ad andare a fare la spesa al supermaercato continuando ad accumulare una quantità di imballaggi che non si sa dove smltire. Perchè non provano a vivere per coerenza come due secoli fa?
L’inceneritore risale a fine 800, come tecnologia, quindi è un pò molto obsoleto. Sugli imballaggi fino ad ora sono serviti ad alimentare gli inceneritori, i cementifici. Concordo che da ieri, sarebbe l’ora di dismettere tutti questi imballaggi di plastica.
Gli inceneritori sono frutto della volontà politica tanto quanto gli interminabili centri commerciali che spuntano come funghi in ogni dove, indipendentemente dalle reali esigenze dei cittadini. Provi la politica adi offrire spazio alle alternative commerciali più sostenibili e si stupirà della risposta.