Sul TAV Torino-Lione nessun interesse per salute e ambiente

 

Nel gran dibattito sul Tav, che si sta svolgendo in questi giorni, da cui dipenderebbe anche la tenuta del governo nazionale, non emergono per nulla le conseguenze e i rischi nel caso della sua realizzazione sulla salute della popolazione e sulla condizione ambientale del territorio attraversato dagli scavi del tunnel di base e delle opere infrastrutturali.

La popolazione locale dovrebbe subire l’invasione e la devastazione del proprio territorio per decenni, assieme al pericolo di perdere preziosissime risorse idriche, e dovrà condividere con i minatori, gli operai e gli addetti alla movimentazione di terreno, ghiaia e altri materiali di scavo tutti i rischi connessi al trasporto di sostanze pericolose, punto e basta.

Eppure, proprio in concomitanza con questo dibattito, è stato posto il problema dell’abbattimento del ponte Morandi a Genova e della dispersione dell’amianto contenuto nella sua struttura con conseguente interruzione dei lavori per verificare che fare per mettere in sicurezza il cantiere e proseguire la demolizione.

È noto ed è previsto che nella galleria di 57 km che dovrebbe essere scavata tra Susa e Saint-Jean-de-Maurienne si incontreranno materiali contenenti amianto – così come previsto per il terzo valico dei Giovi – cosa che per le leggi italiane comporterà l’interruzione dei lavori. Va considerato che tutto il cosiddetto smarino che uscirà dalla galleria, secondo l’ultima variante di cantierizzazione, dovrà essere prima spostato e lavorato/macinato in un enorme cantiere a cielo aperto previsto in alta valle, a Salbertrand, per essere poi collocato nella ex cava di Caprie, in bassa valle, oppure nella cava di Torrazza, sul fiume Po dopo Chivasso, a quasi 100 km di distanza.

Occorre considerare che verrà sconvolto l’equilibrio idrogeologico della Val di Susa, per l’intercettazione e l’inquinamento delle falde che saranno causati dal traforo sotto la montagna dell’Ambin e per il rischio costituito dai cantieri in alta valle, a rischio alluvionale, attraversata dal fiume Dora Riparia.

Se qualcuno non ha compreso in che periodo siamo rispetto al problema ambientale e climatico possiamo suggerirgli di chiedere a Greta Thumberg. Richiamare le alternative al treno poco veloce che dovrebbe attraversare le Alpi è doveroso; si sa che è già possibile fare passare merci e che, anche nel caso dei container più grandi, si può già tranquillamente usare il tunnel del Frejus. Standard sovradimensionati, come il PC60 o il PC80, non sono nemmeno considerabili per il trasporto merci in Francia, interamente basato sul PC45, pienamente soddisfatto dal tunnel esistente.

Vorremmo che gli spasimanti del Sì al traforo, assieme al Sì ai pericoli connessi per salute e ambiente, ammettessero la realtà: una nuova galleria non serve, la linea esistente è sufficiente e perfino sovradimensionata per ogni traffico prevedibile da qui a un secolo, mentre popolazione e ambiente soffrirebbero pesantemente le conseguenze e i rischi dei lavori per il Tav.

Non c’è bisogno di analisi approfondite per capire alla fine chi davvero ci guadagnerà economicamente e chi invece ci rimetterà per perdita di salute e danni all’ambiente. La costruzione del Tav Torino Lione, non è una priorità e quest’opera non sarà solo inutile, sarà anche pericolosa e dannosa per i lavoratori, la popolazione e il territorio della Valle di Susa.

Per queste ragioni Medicina Democratica si oppone a ogni ulteriore avanzamento di questo progetto, altrimenti non ci resterà alternativa diversa da quella di mobilitarci assieme al movimento No Tav per combattere un altro crimine di pace.

*Fulvio Aurora, Enzo Ferrara-per Medicina Democratica