Cibo e supremazia bianca: un’intervista alla sioux Rita Means

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Rita Means è la rappresentante ufficiale della tribù Sioux presso il Congresso degli Stati Uniti.
L’abbiamo incontrata qualche giorno fa al Ramerino, il ristorante macrobiotico di Firenze. Era reduce dal Sinodo del Vaticano con i Popoli Indigeni delle Americhe per l’Amazzonia e per i diritti dei Popoli Indigeni che si è tenuto a Roma nel mese di Ottobre. Means è portatrice di un progetto, Sovranità attraverso il cibo, che ha per obiettivo la reintroduzione di una dieta sana ed ispirata ai principi fondativi della nazione indiana e recentemente è venuta a conoscenza delle teorie e della prassi alimentare che si ispira ai dettami di Georges Ohsawa e di Mario Pianesi.

Prima di ogni altra cosa, tiene a dirci:
“Ciò che sta accadendo oggi ai popoli dell’Amazzonia è ciò che è successo ai nostri popoli duecento anni fa. Tutte le chiese, non soltanto quella cattolica, sono state coinvolte, fino a pochi anni fa, in un processo di cristianizzazione forzata che ha causato la perdita di ogni identità, culturale, storica, spirituale. Riflettendo sul biocidio, l’ecocidio, l’etnocidio che ne sono scaturiti, la Chiesa sta cercando di riscattarsi, rendendosi conto degli errori fatti e cercando una via per la riconciliazione con la nostra gente. Papa Francesco, ma anche Benedetto XVI, hanno chiesto scusa, ma queste scuse non sono sufficienti”.

In che senso?
“Credo che la Chiesa debba fare un passo in più per ridare a questi popoli ciò che ha tolto a fil di spada. Credo che Papa Bergoglio, provenendo da un paese come l’Argentina, sia in grado di capire più di ogni altro quali sono le difficoltà della nostra gente”. Condizione, quella dei Sioux e del popolo Lakota, non diversa da quelle dei tanti popoli assoggettati al dominio coloniale e neo- coloniale ispirato alla White Supremacy e della quale si è a lungo riflettuto nel corso del Sinodo. 

Tutti noi popoli indigeni siamo d’accordo su un aspetto: Madre Terra soffre e piange per quanto stiamo facendo ad essa. Noi, i Custodi Originari, ci deprimiamo vedendo cosa l’Uomo Bianco sta facendo a Madre Terra. Penso all’industria estrattivora costantemente dedita alla ricerca di fonti fossili, penso alla costruzione dei giganteschi oleodotti a cielo aperto, alle perdite di greggio che ne conseguono. Siamo noi tutti uniti da questa convinzione e dalla volontà di proteggere Madre Terra dalla follia dell’Uomo Bianco. In Amazzonia Bolsonaro invia l’esercito per annientare gli indigeni che si difendono con archi e frecce e noi negli Stati Uniti ci troviamo in una situazione simile con il Presidente Trump che sta mettendo a rischio gli ultimi strenui baluardi posti a difesa della nostra identità”.

Una lotta che un po’ ricorda quella di Davide contro Golia.
“Stiamo cercando di riprenderci tanti aspetti della nostra vita di un tempo. Vogliamo, per la specificità della nostra condizione, proprio partire dalla relazione che c’è tra cibo e salute. Se non saremo in grado di alimentare in maniera sana e giusta la nostra gente non saremo
mai una nazione”.

Quando e come è cambiata la vostra dieta?
“Noi eravamo popoli che mangiavano in maniera estremamente sana. Eravamo una nazione nomade, ci spostavamo in quell’area geografica che corrisponde al centro ed al nord degli attuali Stati Uniti d’America e avevamo quindi grandi possibilità di accedere alle più diverse fonti alimentari. La colonizzazione ci ha portato a cambiare le nostre abitudini e una volta confinati nelle riserve le nostre abitudini cambiarono radicalmente. E con esse la nostra dieta. I Trattati, firmati a quel tempo con il Governo, prevedevano che l ‘Uomo Bianco provvedesse per
sette generazioni alla nostra alimentazione in quanto tutta la nostra selvaggina era stata uccisa e tutte le nostre terre confiscate”.

E oggi?
“Oggi il programma del Governo che ci manda il cibo prevede una dieta a base di farina bianca, grasso di maiale, zuccheri, bevande in lattina e cibo industriale zeppo di conservanti. Tutte cose completamente aliene alla nostra secolare tradizione. Le nostre fonti di proteine animali provenivano unicamente dalla selvaggina. Bisonti, alci, cervi, liberi di vivere in Natura. Tra i vegetali le erbe selvatiche, le patate, la zucca, il mais. Tutta la carne che si trova oggi da mangiare è quella proveniente dagli allevamenti, infarcita di antibiotici, conservanti, antidepressivi”.

Con quali risultati sul piano della salute?
“Il risultato è la diffusione di malattie metaboliche come ad esempio una vera e propria pandemia di diabete Tipo 2, di cui soffrono soprattutto le generazioni più giovani costrette a cibarsi degli scarti della produzione alimentare americana e a frequentare i Mc Donalds o i Pizza Hut, non avendo la maggioranza della popolazione risorse economiche per raggiungere negozi, distanti a volte decine di chilometri, per trovare cibi di migliore qualità”.

Come ha saputo della esperienza dei macrobiotici italiani?
“La cosa è nata un po’ per caso, tramite un incontro fortuito con una persona appartenente al Punto Macrobiotico. Vorremo fare tesoro dei vostri principi fondativi per poterli tradurre nella nostra realtà socio-culturale coniugando ciò che voi potete donarci con quanto noi anticamente già sapevamo ma di cui siamo stati espropriati”.

*Maurizio Fratta

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Maurizio Fratta

Maurizio Fratta, metalmeccanico per quasi metà della vita, ha scritto e scrive per “Micropolis” (inserto umbro de “il manifesto”), “Primapagina” di Chiusi e “l’altrapagina” di Città di Castello. Referente umbro per la ReTe dei comitati per la difesa del territorio è tra i fondatori dell’Associazione Borgoglione.

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