Rifiuti in Toscana, Livorno e la bio(?)raffineria: tra ipocrisie e ricerca di consenso

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Meglio tardi che mai. Sotto il sole cocente di questa estate 2019 il Partito Democratico, per mano del Presidente Enrico Rossi, si converte: addio all’inceneritore di Firenze, sic! La proposta avanzata dalla Giunta riguardante il trattamento toscano dei rifiuti, approvata dal Consiglio regionale, ricalca a grandi linee, quello che vanno dicendo da una quindicina di anni i Comitati della Piana, Rifiuti Zero, le Mamme no inceneritore, il Presidio no inceneritore, no aeroporto, Medicina Democratica e tante altre associazioni, con la accanita opposizione del Pd, da Renzi a Nardella.

In sintesi: no agli inceneritori, una raccolta differenziata porta a porta ‘puntuale’ ben fatta (ancora siamo molto lontani), e da quello che residua (il cosiddetto RUR) si estrae altro materiale utile con impianti leggeri, le cosiddette ‘fabbriche dei materiali’, la piccola percentuale che ancora rimane, andrà a finire in discarica, temporaneamente. Vedi i 10 passi della Strategia Rifiuti Zero.

L’originalità di questo Piano Regionale dei Rifiuti, è però rappresentata dal progetto della cosiddetta (bio)raffineria di Livorno, un impianto di pirogassificazione di rifiuti, in particolare css e plasmix, che nulla ha a che vedere con un processo di trasformazione biologica, vedi qui di seguito il comunicato di Medicina Democratica.

(Bio?)raffineria di Stagno (Livorno), fra marketing di ENI e conflitto di interessi della Regione Toscana

Sulla stampa locale sono apparsi diversi articoli in cui si parla di progetto di “bioraffineria” con “materie prime di scarto”, di intervento di “economia circolare”, accordi con la Regione e la municipalizzata Alia, “chiarezza di percorso per tutelare i cittadini”, confronto tra ENI e territorio. Su tali roboanti affermazioni è iniziato il tira e molla di chi è d’accordo e di chi si oppone.

Prima di presentare conclusioni occorre valutare ciò che, concretamente, è in campo. In campo, ad oggi, vi è un “protocollo di intesa per la sostenibilità ambientale, il consolidamento industriale della raffineria di Livorno e iniziative di economia circolare” approvato dalla Giunta Regionale il 5 luglio 2019.

Questo protocollo contiene un mix di interventi. Vediamo quelli principali con qualche breve commento.

  • Interventi per la riduzione delle emissioni diffuse e odorigene. Si tratta di interventi dovuti in applicazione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) o comunque prescrivibili dagli enti (anche in relazione alle proteste e alle segnalazioni).
  • Interventi per il “miglioramento delle compatibilità ambientali almeno secondo le migliori tecnologie disponibili”, ovvero sempre interventi dovuti per legge (secondo il principio della riduzione e prevenzione integrata dell’inquinamento che è alla base delle autorizzazioni integrate ambientali).
  • Interventi su impianto biologico di depurazione, serbatoi e fognature “in ottemperanza alle prescrizioni di AIA” (quindi dovute per legge).
  • Impianto di “conversione” di 000 t/anno di rifiuti (non “materie prime di scarto” neologismo improprio) ed in particolare CSS (ovvero la frazione combustibile di rifiuti misti come plastiche, gomme, carta, legno ecc) e plasmix (materie plastiche miste). La tipologia di impianto risulta essere basato sulla tecnologia della piro-gassificazione finalizzata, in questo caso a produrre sostanze organiche (metanolo) in modo analogo con i processi di cracking del petrolio. In ogni caso nessun processo di trasformazione biologica, quindi nessuna “bioraffineria”.
  • A questo impianto si aggiunge l’ “interesse” di ENI per realizzazione di microtunnel per il passaggio degli oleodotti (in sostituzione dell’attuale attraversamento del canale industriale) e la realizzazione di un impianto “small scale” (piccolo: “solo” 5.000 mc) per il deposito di gas naturale liquefatto (per avere una idea di quanto questa quantità corrisponda al gas naturale come arriva nelle case occorre moltiplicarlo per 600, questo è il livello della compressione, quindi un deposito equivalente di 3.000.000 di Smc – metri cubi standard – di gas naturale). Impianti che hanno la palese finalità di consolidare e estendere le attività di ENI. Nulla di miglioramento ambientale.

Per quanto concerne l’impianto di piro-gassificazione è troppo presto e non ci sono elementi sufficienti (un progetto, appunto) per fornire valutazioni. Ma quello che possiamo dire oggi tranquillamente è che affinché il percorso sia “chiaro” occorre che tutti i soggetti coinvolti promuovano, anche oltre il puro obbligo di legge, quanto è previsto nella normativa di Valutazione di impatto ambientale e per il rilascio della Autorizzazione integrata ambientale.

Parliamo, in primo luogo, di mettere a disposizione tempestivamente (e senza “clausole di riservatezza” come già si dichiara nel protocollo) tutta la documentazione progettuale e sulla valutazione di impatto ambientale come di promuovere la diffusione della informazione e ogni strumento utile per poter permettere una informazione completa, corretta e da tutti i punti di vista e per poter presentare osservazioni/valutazioni da parte delle popolazioni interessate (esposte agli effetti del progetto).

Cosa ben diversa da giri di propaganda da parte di emissari di ENI o degli enti, come la Regione che, senza avere a disposizione alcun dettaglio del progetto di pirogassificazione già lo considera come una applicazione dei principi di economia circolare oggetto delle più recenti norme europee.

Stiamo parlando di un ente, la Regione (fatte le debite proporzioni vale per gli altri enti locali che saranno chiamati a esprimersi nelle procedure autorizzative) che sarà poi chiamata (in modo neutrale ?) a decidere sulla compatibilità ambientale dell’opera. Un’opera che aprioristicamente approva, di fatto, con il protocollo.

Un palese “conflitto di interesse” che non promette nulla di buono. Non mancherà la nostra attenzione e intervento (come nel caso del progetto, non realizzato, della Pyrenergy-Irle di Livorno nel 2016 e quello in corso della KME a Fornaci di Barga – Lucca).

Per Medicina Democratica Onlus

Marco Caldiroli – Presidente
Gian Luca Garetti – Vicepresidente
Maurizio Marchi – sezione di Livorno e della Val di Cecina

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1 commento su “Rifiuti in Toscana, Livorno e la bio(?)raffineria: tra ipocrisie e ricerca di consenso”

  1. “occorre moltiplicarlo per 600, questo è il livello della compressione, “. Quale compressione? Il GNL è stoccato a pressione atmosferica in serbatoi criogenici. Capisco e condivido le perplessità sul pirogassificatore ma la smettiamo di accanirci sulla filiera del gas naturale? Stanno aumentando in numero i distributori di GNL in favore di automezzi che lo utilizzano. Il metano è pulito sotto ogni punto di vista in tutta la sua filiera. Il GNL ancora di più: non necessita di gasdotti, le navi che lo trasportano non inquinano, i rigassificatori idem. Finchè avremo necessità di bruciare qualcosa per scaldarci e per far andare dei motori (autotrazione o produzione di energia) auguriamoci che il metano si espanda al massimo.
    Se poi nel frattempo saremo diventati bravi con le rinnovabili e potremo bruciare di meno o smettere del tutto, ancora meglio.
    Ma basta demonizzare il metano: è da incompetenti totali della materia. E l’incompetenza anche su un solo inciso fa perdere credibilità a tutto un articolo che invece parla di cose serie come il ciclo dei rifiuti.

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