La spoliazione dei beni comuni locali prosegue indifferente ai bisogni delle popolazioni coinvolte e alla riqualificazione sociale dei sistemi urbani aggrediti. Il paradosso è che tra i protagonisti di queste discutibili operazioni ci sono società alle dirette dipendenze del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) che operano con capitali pubblici ma con una logica privatistica. Stiamo parlando di Invimit sgr, Cassa Depositi e Prestiti e Agenzia del Demanio. Ormai note come la “troika del mattone”, si sono assunte il compito di disperdere il patrimonio pubblico, cioè di tutti noi, verso fondi immobiliari speculativi, banche di investimento, società di intermediazione e privati.
È di questi giorni la notizia che tra un mese scadranno i termini per partecipare ad una delle tante aste, l’ultima in ordine di tempo, con cui Invimit prosegue lo stillicidio della vendita degli immobili di Stato (qui la mappa). In questa tranche sono coinvolte 144 unità immobiliari e 13 asset cielo terra per un valore complessivo di 93 milioni di euro in cinque città italiane.
Firenze non poteva mancare!
Già abbondantemente depredata del suo patrimonio storico architettonico, dall’ex Teatro Comunale alla Manifattura Tabacchi, alle ex caserme di Costa San Giorgio e di San Gallo, all’ex Monte dei pegni e cosi via, in città nel 2017 ben 61 appartamenti sono stati venduti dal Comune alla Invimit sgr, di cui 14 bloccati dal TAR a gennaio del 2018 perché si trattava di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, cioè case popolari che non potevano essere vendute. Poste nel quartiere di Santa Croce, sono uno degli ultimi presidi contro la violenta gentrificazione di questa parte del Centro Storico fiorentino.
Da sottolineare anche che notevoli dubbi sono emersi circa la redditività, per le casse comunali, di questa operazione. Redditività, tra l’altro, legata alla aleatoria realizzazione di progetti di finanza speculativa che il fondo stesso, cui sono stati conferiti gli alloggi, si propone di portare a termine.
Ora ci risiamo. Invimit torna alla carica immettendo sul mercato a Firenze ben 13 unità immobiliari di proprietà pubblica cui se ne deve aggiungere una indicata nel sito della società, per un totale di 14 unità immobiliari per una valore base di 6,1 milioni di euro e una superficie lorda di 2.187 mq. Si tratta di appartamenti o di terra tetto con destinazione residenziale e per lo più in sufficiente condizione di manutenzione, cioè si presume abitabili.
A fronte di un mercato immobiliare impazzito, lasciato libero alle scorrerie della finanza speculativa e schiacciato dalla saturazione turistica della città, dove i prezzi delle case e gli affitti degli alloggi si rincorrono sempre più verso l’alto, la pubblica amministrazione cosa fa? Continua a perseguire politiche che approfondiscono l’emergenza abitativa, che ormai ha assunto risvolti drammatici.
A Firenze e provincia siamo di fronte a “1015 nuove convalide di sfratto, 3494 richieste di esecuzione, 715 sfratti già eseguiti con forza pubblica“, mentre sono più di 2.000 le richieste di alloggi pubblici in attesa di risposta (22.000 nella provincia).
Firenze è una delle città più care d’Italia.
Con 200 mila euro, a Firenze si comprano 51 mq., a Milano 60, a Roma 71, a Napoli 83, 135 a Genova.
Gli ultimi dati ci dicono che il prezzo medio di un appartamento a Santa Croce è di 5.200 €/mq. (+ 14,8% rispetto al 2018), mentre l’affitto di un alloggio in Oltrarno può arrivare a costare 20 €/mq. (+ 15% rispetto al 2018), come dire che per un appartamento di 70 mq. sono necessari almeno 1.400 euro.
Chi può permetterseli?
Ecco come si espellono gli abitanti dalla città, ecco come il loro posto è occupato da turisti più o meno facoltosi e ricchi, ecco come la città si trasforma in un triste e arido contenitore di fantasmi in perenne movimento, mentre gli abitanti si disperdono altrove e di fatto sono espropriati del diritto ad una casa dignitosa, del diritto ad abitare un ambiente che accoglie e sostiene soprattutto le fasce più deboli della popolazione.
Le quantità in gioco sono davvero eccezionali. La sola Invimit gestisce un patrimonio immobiliare di 1,6 miliardi di euro, per circa 300 asset, 8 fondi e un fondo di fondi, mentre il patrimonio della Pubblica amministrazione è valutato intorno ai 284 miliardi di euro, corrispondenti a quasi 340 milioni di metri quadrati di superficie. Ce n’è di che soddisfare qualsiasi emergenza abitativa, purché questo patrimonio sia riorganizzato e gestito in un’ottica sociale.
E’ ormai ineludibile il riconoscimento del patrimonio immobiliare pubblico come bene comune inalienabile, al servizio dei bisogni fondamentali della popolazione e nuovo presupposto della rinascita degli ambienti di vita, delle città e dei loro habitat.
La retorica del debito pubblico non può essere utilizzata per giustificare l’esproprio dei beni comuni, il debito pubblico può essere rinegoziato, la spesa pubblica orientata in termini sociali e pacifici, gli investimenti finalizzati alla reale transizione ecologica della nostra acciaccata società.
Un altro mondo può delinearsi all’orizzonte sulle ceneri di questa classe politica ed imprenditoriale.
Dobbiamo provarci!
*Antonio Fiorentino
Canale Youtube