La città nascosta. Un Natale di Prequel – seconda parte

  • Tempo di lettura:5minuti

Prequel seguì la vedova su per le scale.
Ascoltò le sue lamentele ma non la consolò, la morte del marito per lui era una liberazione.
Quasi ogni morte lo è ma non riusciamo ad ammetterlo, per paura che altri lo dicano un giorno di noi.

Prequel ricordava che solo Marco Aurelio imperatore ebbe questo coraggio, parlando di se stesso.
Lui, che non era un imperatore a cavallo, faceva buon viso a cattivo gioco, ascoltava in silenzio sperando che quel mutismo sarebbe stato scambiato per compunzione.
Ma la vedova era scaltra.
“Lei non sopportava mio marito vero? Posso chiederle perché? Su, faccia uno sforzo di sincerità per una povera vedova”.
“Era un umarell fastidioso e petulante, non si poteva fare niente dopo una certa ora e prima di quell’ora non si poteva mai contraddirlo. Era il fantasma del condominio, il terrore dei ragazzini e l’incubo dei muratori”.
“Lo detestavo anche io, per le stesse ragioni”.
“Lo ha ucciso lei?”

Prequel si rendeva conto che quel dialogo era surreale e tale doveva sembrare alle orecchie protese dietro le porte del terzo piano mentre le loro voci venivano amplificate dai mattoni e dai marmi.
“In un certo senso. Se viene dentro le spiego il resto senza andare in galera”
La vedova era molto più giovane dell’umarell  e, vestita di nero, ancora piacente.
Prequel aveva più o meno la stesa età e sentiva lo stesso bisogno di intimità, perciò entrò nell’ingresso e tirò dritto come fosse a casa sua.
E in effetti lo era, limitatamente ai muri perimetrali.

La vedova si stese sul divano. Nulla di provocante, solo stanchezza e tedio per la parte che avrebbe dovuto recitare.
“Questa casa è esattamente come immaginavo” disse Prequel scorrendo gli scaffali spolverati, i soprammobili di peltro, i diplomi e le foto in gita aziendale, qualche coppa di qualche sport da giovane.
“Ha fatto tutto tranne la maratona, odiava le maratone e la calca, forse se lo sentiva”.

A Prequel improvvisamente dispiacque che l’inquilino del piano di sotto se ne fosse andato.
Toccare il suo mondo aveva incrinato la sua antipatia.
In più, aveva sentito che la voce della vedova, che predicava la sincerità a ogni costo, era falsata dallo stesso dispiacere inespresso.
Dispiacere, non dolore. L’Umarell aveva impregnato di sé tutta la casa e le persone che ci stavano dentro erano portate a provare solo i sentimenti che coloravano la sua interiorità: prima di tutto nostalgia, poi risentimento, invidia e, annidato ai bordi di qualche ricordino meno impersonale, dispiacere.
“Dispiacersi per uno così è onesto” pensò Prequel mentre sedeva accanto alla vedova, che intanto aveva cominciato a parlare.
Per non interromperla si versò da sé il marsala, c’era solo quello.
“Strano”, pensò Prequel, aprendo la cantinetta dell’umarell si sarebbe aspettato di trovare grappe, cinzanini, amari da tutti i conventi e anche qualche imbevibile crema da offrire con la crostata.
“Soffriva di fegato e non poteva più bere. Soffriva perché aveva bevuto troppo prima e se lo era spaccato. Cominciò a bere dopo la Bolognina. ma dico io, ci si può rovinare la salute per Ochetto?” lo informò la vedova.
“Neppure il marsala ci doveva essere, sarà un regalo”.

“Lei mi ha detto che lo ha ucciso lei, ma suo marito è morto schiacciato dalla gente che andava a comperare il maxischermo durante il black friday”.
“Ci stava andando anche lui, ce l’avevo mandato io”
“Ma come? Se aveva appena postato una reprimenda contro le masse stupide e insulse? Mi ha perfino redarguito perché la faccina con cui gli avevo risposto era dubitativa invece che entusiasta! Peggio ha trattato uno che si era permesso di citare quella canzone di De Andrè in cui la gente dava buoni consigli non potendo dare il cattivo esempio”,
“Che gli ha scritto?” chiese lei accennando un sorriso
“Replicò che la frase era probabilmente tratta da Goethe che si riferiva ai giovani e ai vecchi non alle persone perbene come lui o agli impuniti come noialtri”.
“Dunque su facebook eravate amici?”
“Sì, venga alla finestra che le mostro una cosa”.

Prequel ormai sfacciato la circondò con un braccio mentre scostava la tenda, indicava le case di fronte e si fermava con il dito dove le finestre si illuminavano di blu.
“C’è una città nascosta da quelle luci blu, gente che non vediamo mai che conosce ogni nostro intimo pensiero, religioni che diffondono minacce e promesse non meno assurde di quelle proferite in chiesa, extraparlamentari nostalgici che si ritrovano, grillini che completano la loro metamorfosi in sardine, autisti del bus che leggono in inglese su riviste indiane come il loro lavoro stia diventando il più stressante al mondo…”
“Pensa di conquistarmi con un trattato di sociologia? Non ho più vent’anni!”
“No, volevo spiegarle che per me c’era un umarell di carne che detestavo cordialmente e un umarell di pura corrente elettrica che qualche volta mi ha anche fatto divertire”.
“L’umarell di pura corrente elettrica aveva bisogno di un computer più potente per farla divertire e stava andando a comprarlo dove gli avevo indicato io. Era agorafobico, lo avrà capito, speravo che gli succedesse qualcosa al centro commerciale, invece sono stata accontentata sotto casa”.

Prequel tirò la tenda, ritirò il braccio e fingendo un appuntamento lasciò in fretta e furia quella casa.
Accese il computer, si collegò alla città nascosta, visse da cittadino invisibile fino alle tre, le quattro, poi scorse l’elenco degli amici e rispettosamente cancellò l’unarell, muovendo le dita come se stesse chiudendo gli occhi a un morto.
Meditò se togliere l’amicizia anche alla vedova, poi rinunciò.
Un piano sotto lei allungava il corpo sul divano, Prequel ne sentiva l’immobilità interrotta a tratti dal tonfo di un libro che veniva preso e subito riappoggiato.
Un incartamento? Un libro di preghiere? Non la conosceva abbastanza.
Nella città nascosta che non ha piani ma solo livelli sempre più riservati, lei e Prequel erano amici di primo livello.

*Massimo De Micco

The following two tabs change content below.

Massimo De Micco

Massimo de Micco, 1972, fiorentino, essendo cresciuto negli anni Ottanta e Novanta si ritrova una formazione psicologica, una partita iva e una ricca e variegata esperienza professionale nel campo della formazione, ma è anche illustratore,fumettista e cartoonist. Ha partecipato a iniziative culturali, sociali e politiche di varia natura, a condizione che fossero libere, solidali e auto-organizzate, dagli Studenti di Sinistra a Kykeion, da Violetta van Gogh a Black Notes, da Fuoribinario a Radio Cora. E' tra i fondatori del gruppo Palazzuolo Strada Aperta che ha dato vita in questi anni alla Book Bike e si appresta ad aprire a Firenze la Biblioteca Riccardo Torregiani.

Ultimi post di Massimo De Micco (vedi tutti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *