La notizia, apparsa su tutti i giornali fiorentini, degli arresti di parcheggiatori abusivi e di ausiliari al traffico della SAS, la partecipata del Comune per la gestione della sosta, ha colpito molto l’opinione pubblica fiorentina; giustamente. Sono davvero irritanti i particolari della truffa, la copertura dei dipendenti dell’azienda che avvertivano di eventuali controlli, il coinvolgimento di un dirigente della società, la pervasività del fenomeno, l’arroganza dei comportamenti emersi, l’impunità di cui hanno goduto per lungo tempo i responsabili e la cecità della Società. Cecità molto sospetta perché risultano implicati dipendenti della società che doveva gestire la sosta a Firenze, anche “controllori”.
Naturalmente si sono alzate voci forcaiole, soprattutto a destra, invocando galera e licenziamenti, ma c’è il timore che il tono di voce molto alta possa distrarre lo sguardo dal fatto che i responsabili non sono semplicemente mele marce; traspare dai fatti un odore sgradevole di omertà anche a livelli più alti.
La cosa fondamentale che nessuno pare voler notare è che la società che gestisce strade e parcheggi cittadini, la SAS SpA, è una società di diritto privato, una società per azioni, frutto della smania politica di questi decenni di esternalizzare i servizi pubblici.
I fatti avvenuti sfatano completamente il favoleggiare sulle meraviglie del privato che “non è vagabondo e lavativo”. Qua si va ben oltre l’assenteismo e si vedono comportamenti disinvolti che chiamano in causa anche dirigenti che non sono coinvolti nell’inchiesta e lo stesso Palazzo Vecchio; viene il forte dubbio che queste “privatizzazioni” molto particolari, in cui l’ente pubblico delega funzioni che sarebbero sue, siano soprattutto strumento di elusione da ogni controllo. Si mettono 1000 telecamere sulle strade e si spengono i controlli su funzioni vitali delle amministrazioni.
Abbiamo già visto nella trasformazione di grandi imprese pubbliche (per es. FSI SpA, ANAS SpA, TAV SpA, ormai soppressa per eccesso di vergogne) come i controlli si siano assottigliati fino ad essere evanescenti, creando un sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche vergognoso, con costi enormi per la collettività, con la nascita di una burocrazia privatistica parassitaria e il prosperare di imprese che basano i loro profitti sul saccheggio delle risorse pubbliche.
Anche in queste “partecipate” per la gestione di servizi pubblici meno appariscenti vediamo dinamiche molto simili: privatizzazione = fuga da ogni controllo e nascita di una burocrazia inutile e parassitaria.
Gli effetti negativi di queste pseudo-privatizzazioni si allungano sinistramente anche sul mondo del lavoro: quelli che una volta sarebbero stati dipendenti comunali si ritrovano precari o con contratti molto meno vantaggiosi, mentre i dirigenti di queste scatole nere – o molto grigie – si nominano “amministratori delegati”, “consiglieri d’amministrazione” con relative generose prebende.
Queste inchieste della magistratura chiedono, più che severità e condanne, una risposta politica: se non cambia il sistema di gestione dei servizi, se non si arriva ad un controllo il più diretto possibile da parte dei cittadini non usciremo mai dal vortice di decadenza in cui siamo avviluppati, in cui una sempre più incattivita minoranza di privilegiati si accanisce sulla maggioranza con sempre meno diritti, sempre più controlli e tante telecamere (messe dal privato con soldi pubblici).
*Tiziano Cardosi
Tiziano Cardosi
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