Tutti i rischi del deposito ENI di Calenzano

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Abbiamo intervistato Maurizio Marchi della sezione di Medicina Democratica di Livorno, che ha compiuto una indagine molto interessante riguardante il Deposito Eni di Calenzano (FI) di combustibili fossili.

Cosa si sa del deposito, collegato tramite oleodotti con la Raffineria di Livorno, che si trova a Stagno, per metà nel territorio del Comune di Collesalvetti e per l’ altra metà  nel territorio del Comune di Livorno?

Per dirla in altre parole, la raffineria di Livorno-Collesalvetti è il sito (SIN) dove il petrolio si raffina, con un alto impatto ambientale e sanitario, e Calenzano è il sito dove in gran parte si stoccano e si distribuiscono i prodotti petroliferi raffinati: è il grande “distributore” del centro Italia, a sua volta ad alto rischio e a un certo livello d’impatto ambientale. I comuni della zona (Calenzano, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino) infatti hanno dovuto dotarsi di piani di emergenza interni ed esterni, ai sensi della legge Seveso (1-2 e 3 del giugno 2015). Tutta la catena del petrolio, dai pozzi ai prodotti raffinati è una catena di alto rischio, impatto ambientale e climalterante: Livorno e Calenzano non sono che due punti intermedi, nel cuore di una Toscana abitatissima e preziosa.

Quali sono secondo te i possibili rischi collegati a questa struttura? incidenti rilevanti, sversamenti  di sostanze tossiche nelle acque sotterranee, impatti ambientali?

I principali rischi sono, a mio avviso di quattro ordini: 1: incidenti catastrofici (esplosioni, anche a catena, incendi) 2: sversamenti “silenziosi”, prolungati nel tempo, come già avvenuto a Livorno, al sito ENI di Pomezia e probabilmente in altri siti petroliferi non solo ENI, a danno delle falde idriche 3: l’impatto sulla salute dei lavoratori e dei cittadini circostanti gli impianti 4: i consumi petroliferi diffusi sulle strade, nelle città (pensiamo allo stato pietoso in cui versa il centro di Firenze con il traffico di auto e scooter …)

I vapori dei prodotti petroliferi stoccati possono essere nocivi per la salute delle popolazioni limitrofe? C’è solo un problema di maleodoranze?

No, non c’è solo l’aspetto delle “maleodoranze”, i vapori sono tossici. Ricordiamo solo lo studio di Maria Rita D’Orsogna dell’Università di Los Angeles, che collegava l’esposizione a acido solfidrico (molto presente a Livorno, forse meno a Calenzano) con l’insorgenza del tumore al colon retto anche a basse concentrazioni. Certo la questione della nocività dei vapori dei carburanti va approfondita: quali altri effetti hanno sulla salute?

Grandi quantità di vapori si diffondono in atmosfera durante le operazioni di carico, travaso, prelievo dei carburanti, avvertibili come “cattivi odori” ma più propriamente sono sostanze tossiche per gli esseri viventi. Ricordiamoci che tra i comuni di Calenzano, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio sono coinvolte oltre 100.000 persone in queste emissioni tossiche. Sono state valutate in quantità/qualità ed effetti sulla salute?

Hai condotto un grande lavoro di ricerca epidemiologica sulle popolazioni di Livorno-Collesalvetti limitrofe alla raffineria di Livorno e fra quelle residenti nei Comuni di Calenzano, Sesto fiorentino, Campi Bisenzio, limitrofe al deposito di Calenzano. Che correlazioni hai trovato?

Spiccano la mortalità in eccesso sia a Calenzano che a Sesto Fiorentino per malattie dell’apparato
respiratorio, mentre la mortalità per tumore del polmone è in eccesso sulla Toscana in tutti i quattro comuni esaminati, il peggiore è Livorno, poi Sesto F. Spicca inoltre l’eccesso di mortalità per tumori nei 4 comuni esaminati, il peggiore è Livorno, seguito da Collesalvetti e da Calenzano.
Ovunque fa capolino, seppur con basse percentuali, il tumore del colon retto.

I combustibili fossili ormai dovrebbero essere il passato, quale è il futuro? La raffineria di Livorno
vorrebbero convertirla in un impianto per la produzione di biometanolo alimentato da rifiuti solidi urbani, in una specie di inceneritore. E’ questa la svolta green?

Attenzione, non convertirla, ma aggiungervi l’impianto per la produzione di metanolo da rifiuti plastici, che di “bio” non avrebbe proprio nulla. La produzione di combustibili fossili resterebbe tutta al suo posto, e tale continuerebbe ad arrivare anche a Calenzano. L’operazione “biometanolo” è un’operazione propagandistica da una parte, dall’altra è un favore manifesto alla Regione Toscana della serie “risolvo un tuo problema, ma tu non essere pressante (quando mai ?) sulle bonifiche del sito inquinato”.

La vera svolta green sarebbe passare dal petrolio all’idrogeno, ottenuto per elettrolisi dall’acqua di mare con energie rinnovabili (eolica, fotovoltaica). Mentre tutti in questo periodo parlano di salute (Covid) e clima, nessuno muove concretamente un dito per proteggere la salute e fermare la devastazione climatica. I molti miliardi in arrivo dall’UE sono l’occasione (forse irripetibile) per una svolta decisiva verso la progressiva fuoriuscita dai combustibili fossili e il passaggio all’idrogeno , nella mobilità (auto, camion, treni, navi , aerei, ecc) e nella produzione di energia elettrica, idrogeno ricavato da energie rinnovabili.

Questa svolta sarebbe anche l’unico modo per salvaguardare i posti di lavoro a Livorno, dato che la
raffineria è ormai vecchia e (relativamente) piccola, ed i prodotti petroliferi raffinati arriveranno via mare dalle grandi raffinerie arabe e nordafricane. Invece di morire, il sito di Livorno diventerebbe un polo di eccellenza nella produzione di energia pulita, e quindi con un futuro sicuro e crescente.
2.11.20

*Maurizio Marchi

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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6 commenti su “Tutti i rischi del deposito ENI di Calenzano”

  1. Girolamo Dell'Olio

    Leggo: “I molti miliardi in arrivo dall’UE sono l’occasione (forse irripetibile) per una svolta decisiva verso la progressiva fuoriuscita dai combustibili fossili e il passaggio all’idrogeno, nella mobilità (auto, camion, treni, navi , aerei, ecc) e nella produzione di energia elettrica, idrogeno ricavato da energie rinnovabili.”
    Posso dire che questo ragionamento non mi convince?
    Si possono definire ‘occasione’, addirittura ‘forse irripetibile’ (!), i molti miliardi in arrivo dalla UE?
    Mi sbaglio, o si tratta piuttosto di nuovi debiti per le generazioni non ancora nate?
    E merita, questa UE fabbrica di armi, guerre e manipolazione dell’informazione e dei cervelli, una qualche nostra ammirazione e riconoscenza?

    Leggo poi: “Questa svolta sarebbe anche l’unico modo per salvaguardare i posti di lavoro a Livorno, dato che la raffineria è ormai vecchia e (relativamente) piccola, ed i prodotti petroliferi raffinati arriveranno via mare dalle grandi raffinerie arabe e nordafricane”.
    Forse ho capito male, ma mi par di capire che, se son arabe e nordafricane, le grandi raffinerie possiamo promuoverle…
    Ma forse ho capito male, e sarò grato a chi mi corregge!

    1. Ornella De Zordo

      giriamo senz’altro le osservazioni a chi ha scritto l’articolo, nel quale, mi permetto di dire, non si riscontrano né promozione di grandi raffinerie arabe e nordafricane e neppure – ci mancherebbe- ammirazione e riconoscenza per l’UE.

  2. Furio Barbetti

    Premettendo ch el’energia più economica è quella che non si consuma…
    Attenzione con l’idrogeno… pensare di usarlo come alimentazione dei veicoli con motore endotermico è una enorme sciocchezza energetica.
    E’ difficile da stoccare, improbabile da trasportare, le infrastrutture andrebbero completamente rifatte, e proprio per questo non può sostituire il metano in tutti gli usi attuali.
    Però lo si può usare per produrre metano di sintesi, e quindi continuare a usare le infrastrutture di trasporto esistenti, come i metanodotti. (Metano da usare il meno possibile e solo producendolo da digestione degli scarti, MAI da coltivazioni dedicate e/o di origine distante dai luoghi di produzione).

    I motori endotermici hanno un rendimento termodinamico intorno al 20% per gli usi normali, circa del 35% per usi stazionari a regime costante.
    In sostanza i veicoli con questi motori sono grandi stufe vaganti. All’avviamento devono “entrare in temperatura”, inquinando molto di più in questa fase.
    Usarli per brevi spostamenti è pura follia, tra l’altro si rovinano anche le batterie di avviamento… Non fa piacere constatarlo, siamo in Italia, ma i motori endotermici sono il passato.

    Un veicolo con motore elettrico, invece, usa per lo spostamento quasi tutta l’energia prelevata dalla batteria. In condizioni climatiche normali è immediatamente “pronto all’uso”. (A 30 gradi sottozero, senza accorgimenti particolari, i diesel non vanno e anche i motori a benzina hanno dei problemi).
    Certo, che i produttori europei si siano concentrati solo sulle auto di lusso, sia termiche che elettriche, dovrebbe far pensare.

    Produrre energia elettrica, ovviamente da fonti rinnovabili, per produrre idrogeno da bruciare in motori con un rendimento così basso o addirittura nelle caldaie di casa non può essere considerata una opzione percorribile. Ricordiamoci che andrebbero completamente rifatti o duplicati i gasdotti, con quali costi e rischi? Presente l’Hindenburg?

    Sarà decisamente meglio usare direttamente la corrente, e ammettere che in passato, quando si è consigliato tutti a mettersi in casa il termosingolo, si è fatta una sciocchezza che ha avvantaggiato solo i commercianti di idrocarburi.
    Ci è stato fatto credere che saremmo stati più indipendenti…

    La soluzione migliore per la climatizzazione domestica e industriale sono le pompe di calore geotermiche di grossa taglia, ovvero, per il residenziale, condominiali. Costerebbe meno che mettere in ogni appartamento i condizionatori a PdC, senza scendere poi nei particolari della confortevolezza.

    Sarà indispensabile utilizzare tutti i mezzi possibili per non sprecare i momenti di sovraproduzione di energia fotovoltaica o eolica, uno di questi sarà la produzione di idrogeno da usare poi nei processi industriali adatti e sempre facendo una maniacale attenzione al bilancio energetico globale.

    Pubblicazioni serie su questi argomenti ce ne sono a iosa, basta cercarle.

    Questo è un lavorone di simulazione che ha ottenuto risultati positivi per il passaggio a tutto rinnovabile vero, cioè niente nucleare nè fonti fossili.
    http://eprints.bice.rm.cnr.it/22309/1/Scetur-ASPO-Italia.pdf

  3. Furio Barbetti

    Mi sono lasciato prendere la mano… Il mio commento è un pò fuori tema rispetto a Calenzano / Stagno. Ma “l’idrogeno sempre buono” mi fa sobbalzare.
    Quello che è successo a Calenzano dovrebbe far rivoltare lo stomaco ai politici che sollecitano una maggiore diffusione dei processi industriali e degli usi energetici che ci hanno portato in questa situazione. Invece troppi demonizzano chi vi si oppone.

    1. Ornella De Zordo

      Grazie per le considerazioni che senz’altro giriamo all’autore dell’articolo… e che personalmente mi trovano d’accordo.

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