“Le sigarette del manager” di Bruno Morchio

Avete presente quando si dice ironicamente a proposito di un amico comune: “E’ uscito a comprare le sigarette e non è più tornato”? Con il noir di Bruno Morchio ci confrontiamo proprio con questo luogo comune, punto centrale del romanzo che abbiamo avuto la fortuna di leggere. Genova e in sottofondo la tragedia del ponte Morandi, i riferimenti a Philip Roth e al Vázquez Montalbán de I mari del sud.

Se abbiamo accennato a Genova un motivo c’è, e va al di là del ponte Morandi. È l’abbandono delle fabbriche, la forza lavoro espulsa, la successiva trasformazione in archeologia industriale. Ex fabbriche: dall’Italcantieri all’Italsider fino all’Ansaldo, dove la catena di montaggio viene abbandonata e sostituita dal mondo degli algoritmi, in cui la classe operaia, quella portuale di sicuro, è non solo ridimensionata numericamente, ma anche come e soprattutto come riferimento per molti.

Un mondo in cui si insinua l’imprenditore scomparso, consulente informatico di un’azienda che monitora l’andamento del mercato agroalimentare attraverso la vendita di software. Un’impresa che si avvia alla bancarotta, con i fondi di investimento frutto del lavoro degli operai che si trasformano, chissà come, in proventi illegali, con le ovvie speculazioni finanziarie al servizio della criminalità .

Genova con i suoi vicoli adattissimi per eventuali vie di fuga. Carrugi ai tempi dell’emergenza sanitaria non ancora totalmente ristrutturati e primo approdo per immigrati, spaccio, mercato, conservazione di antichi mestieri, ambienti ai limiti, ecc. Qui si muovono gli operatori finanziari senza alcun scrupolo, il cui unico e assoluto obiettivo è il raggiungimento del massimo profitto.

Genova da vivere sia di giorno che di notte, attraversata dalla speculazione edilizia delle Grandi opere: dal cantiere del Terzo valico alla Tav, dal Centro direzionale che sostituirà un quartiere popolare alle Colombiane del ’92 vissute come volano per un possibile rilancio, dalla Bretella autostradale alla mitica Gronda. Sventrare e ferire il territorio per ottenere una città al servizio del turismo, lo stesso territorio con vecchi problemi ancora irrisolti, a partire dall’immigrazione, (l’associato di Bacci Pagano con intuito investigativo e talento culinario, è un immigrato di prima generazione proveniente dalla Nubia). Genova, dove la paura verso le prospettive del futuro diviene cultura popolare. Una paura che si somma all’astio e al rancore verso i “nuovi arrivati” e ad una “legalità” che impone la caccia a ratti e scarafaggi piuttosto che il rispetto degli esseri umani.

Tornando all’imprenditore scomparso, assistiamo agli effetti collaterali, dovuti alla crisi economica, che ha agevolato l’infiltrazione della ‘ndrangheta. Uno spazio dove il confine tra l’illegale, con la sua economia di riferimento, e legale diviene molto sottile, dove “mandare in rovina” è una vera e propria professione. “Le sigarette del manager” mette in evidenza, attraverso alcuni personaggi, come commerci e traffici un tempo ritenuti leciti, divengono, invece, poco adatti agli sviluppi del nuovo secolo. Questo nonostante alcuni meccanismi siano, spesso e volentieri, la riproposizione di qualcosa di già visto: come ad esempio le modalità con cui un’azienda può disporre di un flusso illimitato di denaro.

In tutto questo l’investigatore Bacci Pagano, all’opera in val Polcevera, riesce a dare un valore aggiunto, un valore morale importante. Non assume l’incarico di indagare per una somma di denaro, che sicuramente non disdegnerebbe, ma perché vuole capire cosa ha di fronte, vuole risolvere al di là di tutto, evitando illusioni e promesse velleitarie.

Nella sua azione possiamo anche trovare passaggi significativi ed interessanti rispetto ai transiti culturali che le nuove generazioni assumono: genitori cresciuti dal periodo post resistenziale a cui si contrappongono nuove generazioni che crescono invece con narrazioni e paradigmi non solo diversi, ma completamente ribaltati. Si tratta quindi di un noir che scandaglia anche il rapporto genitori/figli. E cosa tiene insieme tutto questo? Il mito dei soldi e Genova naturalmente. Una città che cerca un’anima e che si domanda e ci domanda quale sia la sua identità oggi.

Edoardo Todaro

Bruno Morchio, Le sigarette del manager, Garzanti, Milano 2020, pp. 204, euro 18