Domani, Mercoledi 17, il pezzo più consistente dei lavoratori di Toscana Aeroporti manifesteranno chiedendo sacrosante tutele e garanzie.
Quasi un anno fa volevamo mettere in discussione alcuni “luoghi comuni” con la lettera aperta che riproponiamo e che trova nuove conferme.
E’ l’aumento dei profitti aziendali a tutelare i lavoratori ? E’ utile sostenere i progetti di sviluppo della dirigenza ? Saranno coniugabili ambiente, salute e lavoro con le esigenze del mercato ? Noi crediamo di no.
Aprile 2010 Lettera aperta a lavoratori e lavoratrici dell’Aeroporto e non solo
Garanzie per i lavoratori? Si! ma la nuova pista che c’entra ?
Siamo lavoratori e lavoratrici, studenti e pensionati oltre ad essere abitanti di Firenze e della Piana che in questi anni ci siamo opposti al progetto di Nuovo Aeroporto. Come voi in questo momento siamo in cassa integrazione, a lavoro con orari ridotti. Stiamo chiedendo buoni spesa e REM, prestando e/o ricevendo in progetti di solidarietà e mutuo appoggio. L’emergenza sanitaria ci colpisce tutti e tutte eppure ci colpisce in modo diseguale a seconda del posto che si occupa nelle
gererchie aziendali e nella società. Meno si guadagna e peggio stiamo, meno si conta e più si è preoccupati.
In questa emergenza, che viviamo da lavoratori, capiamo e sosteniamo le legittime richieste di protezione sociale e sostegno al reddito ma la conclusione del comunicato delle RSA di Toscana Aeroporti è pesante!
Eccolo qui (e in foto nei commenti) : https://www.uiltoscana.it/futuro-dellaeroporto-di…/
Dopo la denuncia della situazione attuale e delle preoccupazioni per il futuro e dopo aver chiesto legittimamente rispetto si chiede “che il progetto della nuova pista si oggetto di una valutazione costruttiva” ?
E’ questo lo scopo ultimo del comunicato ?
Insinuare l’idea che se ci fosse stato il Nuovo Aeroporto questa crisi non avrebbe morso così duramente ? Sapete bene quanto noi che in questo momento la chiusura dell’aeroporto non dipende dalle sue caratteristiche e che anche i dipendenti di altri scali in Italia, in Europa e nel Mondo sono a casa con incognite sul reddito almeno quanto accade ad insegnanti e ata a prescindere dal fatto
che la scuola in cui lavorano sia di ultima generazione o uno dei tanti edifici pericolosi e da riqualificare.
Certo che c’è “una crisi mondiale del trasporto aereo” . C’è ed è associata a quella di molti altri settori e questa è data dalla pandemia, dalle misure di distanziamento e isolamento necessarie a
contrastarne la diffusione. Non c’entra niente la lunghezza o l’orientamento di una pista e “fare il Nuovo Aeroporto” non sarebbe evidentemente la cura di ogni male.
Che il dibattito di questi anni sul masterplan di nuovo aeroporto venga definito “tifo da stadio” potremmo capirlo da Carrai ed Eurnekian ma che i lavoratori aeroportuali possano ignorare o fregarsene delle tante problematiche ambientali esistenti sembra impossibile. Non c’è chi vive
nei quartieri sorvolati per comprendere le problematiche relative al rumore ?
Non c’è chi ha studiato o ha figli al Polo Scientifico di Sesto che con la nuova pista si troverebbe in zona di rischio C? Pista più lunga = più traffico aereo = più traffico automobilistico collegato = più emissioni, più particolato, più smog e malattie correlate sono equazioni scientificamente dimostrate di cui nessuno ha mai sentito parlare?
Potremmo continuare a lungo ma che i problemi esistono per abitanti e lavoratori e non possano essere ignorati è certo e la stessa definizione di “tifo da stadio” usata per offendere e sminuire come sinonimo di ignoranza fa dubitare della genuinità del testo. Quanti lavoratori vanno
allo stadio, si divertono e tifano senza per questo essere ignoranti, beceri o stupidi come vorrebbero gli stereotipi della “gente che conta”?
C’è la possibilità, piaccia o meno, che il “ridimensionamento” del traffico aereo sia una necessità del prossimo futuro globale. Questa pandemia ha un andamento difficilmente prevedibile. Aumentano i problemi e i costi nel reperimento delle risorse fossili e di pari passo cresce l’instabilità climatica riconducibile alle attività umane oltre ogni insostenibile “negazionismo”. Emergenze sociali e sanitarie chiedono un cambiamento nella distribuzione delle risorse collettive che in questi anni sono state sottratte da settori pubblici a vantaggio di grandi imprese private.
L’attuale pandemia dice con chiarezza che bisogna spostare lo sguardo dalla cura del singolo a quella delle comunità perchè in certe situazioni o ci si salva tutti, e insieme, o non si salva nessuno.
Firenze e la Piana hanno bisogno di non perdere posti di lavoro ma non hanno bisogno di un nuovo aeroporto più grande, più impattante e più inquinante. Il comunicato delle RSA ha il merito, almeno, di fare chiarezza sui numeri della realtà occupazionale che un ridimensionamento porta con se. Siamo nell’ordine di 1000 lavoratori tra diretti e indiretti e non delle decine di migliaia come è stato spesso enfatizzato dal racconto fantasmagorico della grande opera.
Un progressivo ridimensionamento dell’aeroporto accompagnato dalla tutela occupazionale dei lavoratori in un contesto di maggiori investimenti in settori che abbiamo visto in drammatica difficoltà come la sanità pubblica e il trasporto pubblico locale non è più “utopistico” di pensare di risolvere tutto spendendo soldi pubblici in un nuovo aeroporto che innesca le ben note e costose conseguenze ambientali e per la salute senza garantire, da solo e di per sé, la crescita del traffico
aereo e del turismo (anch’essi tutt’altro che sostenibili nella Piana e in Città) che come è evidente dipendono da molti atri fattori.
Le nostre battaglie sono spesso state tacciate di utopismo, di mancanza di senso della realtà. Ci siamo sentiti dire “sognatori” e “fricchettoni” eppure la lotta contro l’inceneritore di Firenze dimostra che si può evitare la grande opera, la concentrazione di ricchezza privata e l’inquinamento mantenendo i posti di lavoro in altre filiere dove il lavoro non è necessariamente peggiore.
Fridays For Future Firenze
Presidio No Inceneritori – No Aeroporto
Redazione
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