L’ordinanza contro gli assembramenti, freschissimo parto della giunta Nardella sancisce nei fatti la definitiva trasformazione dei cittadini in consumatori. O consumi oppure sei estromesso da intere aree del centro storico fiorentino. Non è un’ iperbole ma la realtà spiazzante dell’ultima ordinanza comunale che, prendendo come scusa l’emergenza sanitaria e la necessità di limitare gli assembramenti, impone l’interdizione del comune cittadino da buona parte dell’area Unesco.
Ecco l’elenco delle zone:
– all’interno del perimetro compreso fra piazza Beccaria (esclusa), Borgo La Croce, piazza Sant’Ambrogio, Via Pietrapiana, via Giuseppe Verdi, via dell’Agnolo, viale della Giovine Italia (escluso);
– Piazza S. Spirito, via dei Michelozzi (tratto da Piazza S. Spirito a Borgo Tegolaio), via del Presto di San Martino (tratto tra Borgo Tegolaio e via de’ Coverelli), compresi il sagrato e la scalinata della Basilica di Santo Spirito;
– Piazza Strozzi, via degli Anselmi, via dei Sassetti, piazza dei Davanzati, via Pellicceria, piazza di Parte Guelfa, piazza della Repubblica, via dei Brunelleschi, via di Porta Rossa (tratto compreso fra via Calimala e via Monalda), via Calimala (tratto tra via di Porta Rossa e piazza della Repubblica), via dei Lamberti (tratto tra via Pellicceria e via Calimala), via dei Cavalieri, via San Miniato fra le Torri;
– Piazza Santa Croce;
– Piazza S.S. Annunziata;
– Piazza San Lorenzo.
In queste aree, dal giovedì al sabato in orario 21.00-6.00, non sarà possibile stazionare né sarà possibile attraversarle salvo che non sia per l’accesso a negozi, bar e ristoranti. I residenti, bontà loro, potranno comunque rientrare a casa, qualora non abbiano ancora deciso di lasciare il centro storico. E chi volesse fare una passeggiata per provare a sfuggire all’afa estiva sarà costretto a fare lo slalom tra i luoghi vietati?
Da anni i residenti di alcune aree del centro, Sant’Ambrogio, piazza Brunelleschi e San Frediano protestano, giustamente, per le notti in bianco a cui sono condannati dall’assedio del popolo della notte, adesso gli viene consegnata una città coperta di tavolini dove gli avventori potranno bere abbondantemente per tutta la notte. L’insonnia è assicurata. Santo Spirito ha fatto da apripista all’esclusione dei cittadini non paganti dal centro e la movida, che certo non nasce oggi, è stata l’opportunità da cogliere al volo per privare i fiorentini dei loro spazi pubblici.
Ormai persi in una spirale di cupo proibizionismo e capaci solo di immaginare divieti e repressione, riconoscendo diritto di esistenza unicamente al consumo e al commercio, riducendo definitivamente lo spazio – e la vita – a merce, gli amministratori (o sarebbe meglio dire i sensali) fiorentini non hanno sentito il bisogno di alcun confronto, hanno negato ogni idea, contributo, discussione, non hanno ascoltato nessuna voce che portasse un punto di vista diverso. Non l’opposizione di sinistra in un consiglio comunale ridotto a fastidioso orpello, non le proposte come quelle recentissime di Tomaso Montanari, non un ascolto pur minimale nei confronti di chi la città la vive, e non solo la consuma.
Nardella e la sua giunta ribadiscono una idea di città da brividi: una città per consumatori, dove la socialità è atrofizzata da misure antidemocratiche che vietano il libero uso degli spazi comuni, con intere strade e piazze in cui è vietato addirittura passare se non da clienti.
Portano già gran arte della responsabilità per aver reso questa città un organismo agonizzante, soffocata dalle logiche di un mercato basato sul turismo sfruttato al parossismo, su questa strada avranno la responsabilità di ucciderla definitivamente: lo svuotamento del centro storico in nome del decoro segna la fine di Firenze come corpo vivo, vitale e vissuto.
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perUnaltracittà
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Credo che, con gentile fermezza, si debba opporsi a questa ordinanza. Ci troviamo giovedì in una piazza, possibilmente presidiata, per civilmente camminare, sedersi, sostare, rispettando il distanziamento.
Quindi chiederemo che venga erogata la contravvenzione, alla quale ci opporremo chiedendo l’annullamento dell’ordinanza, per offeriva mancanza dei gravi motivi di ordine o salute o sicurezza pubblica che sono necessari per legge, per l’emissione di ogni ordinanza.
Risvegliamo, con dolcezza e fermezza, il Gandhi che è in noi.
Ma scusate, le persone che abitano in quella zona non possono neanche invitare amici a casa propria il sabato sera?