Piazza Santo Spirito continua ad essere terreno di scontro tra chi vuole la cancellata, chi si scandalizza per l’abbattimento delle basi degli ormai famosi ‘chiodi fiorentini’ e chi continua a denunciare la progressiva privatizzazione della città. Sono state giornate concitate, le testate locali ci hanno messo del loro per soffiare sul fuoco dello scontento e del perbenismo ipocrita.
Quando parliamo di San Frediano, parliamo dell’unica parte del centro di Firenze, insieme all’area intorno a piazza dei Ciompi, che possiamo ancora definire popolare, un rione originariamente povero, popolare e antifascista per tradizione e nella pratica. Non a caso le celebrazioni del 25 aprile fiorentino si snodano tra San Niccolò, ormai gentrizzato nonostante alcuni residenti stiano resistendo, Piazza Tasso e Piazza Santo Spirito.
Soprattutto piazza Tasso e le vie attigue restano un’isola dove ancora si vive il rione, mentre il resto del centro città è ormai sterilizzato ad uso e consumo del turista. Quattro anni fa è stata la Lonely Planet a condannare anche l’ultimo angolo vero del centro storico di Firenze definendolo ‘il quartiere più cool del mondo’, le licenze per aprire locali e ristoranti ad ogni porta hanno fatto il resto. Nell’immediato post-lockdown la mancata riapertura delle discoteche ha portato ad un afflusso di frequentatori nuovo che si è sommato a chi già frequentava la piazza.
Proprio lo scorso 25 aprile il priore della chiesa di Santo Spirito ha suonato per tutto il pomeriggio le campane per disturbare o protestare (?) contro i festeggiamenti della liberazione dal nazifascismo.
Vale la pena ricordare che la Basilica di Santo Spirito insieme alla scalinata e al sagrato non appartengono alla curia ma allo stato, più precisamente al Fondo Edifici di Culto (FEC), ente gestito dal Ministero dell’Interno. Nella seconda metà del XIX secolo le chiese che appartenevano agli enti religiosi soppressi passarono in mano statale, a Firenze oltre a Santo Spirito fanno capo al FEC San Filippo Neri, San Gaggio, San Paolino, San Marco, Santa Croce, Santa Maria del Carmine, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, Santa Maria Maggiore, Santa Maria Novella e la Santissima Annunziata. Non si comprende per quale motivo il priore della chiesa debba fare il bello e il cattivo tempo sull’utilizzo del sagrato, visto che siamo noi con le nostre tasse a pagare per la conservazione, il restauro, la tutela e la valorizzazione.
La ridicola e brutta cordonatura del sagrato di Santo Spirito è solo l’ennesima sottrazione di spazio pubblico, in una piazza dove i tavolini riempiono ogni spazio vuoto e dalle 16 non ci si può nemmeno sedere su una panchina.
Era scontato che il divieto di utilizzo del sagrato non avrebbe migliorato la convivenza tra movida e residenti, da questo scontro non gestito dall’amministrazione ne uscirà vincitore solo e sempre chi si sta comprando pezzo per pezzo la città.
Basta pensare ai bagni pubblici di via Sant’Agostino chiusi anni fa, quelli erano i bagni dove molti senza fissa dimora andavano a lavarsi, ma evidentemente in questa città i poveri non hanno più diritto nemmeno alla dignità. La banale riapertura dei bagni pubblici risolverebbe parte del problema, impossibile che il comune non ci abbia pensato, è evidente quanto questa non-scelta sia una scelta.
Urta il perbenismo ipocrita di chi si scaglia contro i ragazzi e le ragazze che cercano di riprendersi uno spazio da cui sono stati cacciati. In una città che offre poco o nulla ai giovani se non lavoretti precari e mal pagati e tanto disprezzo; non possono nemmeno esprimere il loro scontento che sono subito criminalizzati.
Già la mattina dopo ecco i giornali a stringere il cerchio contro gli antagonisti e i ‘facinorosi’ dei centri sociali. Sse non si stesse criminalizzando una generazione sarebbe da ridere. Meno male ci sono i centri sociali, le case del popolo e gli spazi occupati ad offrire spazi di socialità gratuiti in questa città sempre in vendita al miglior offerente.
Se l’amministrazione comunale volesse invertire la tendenza basterebbe sostenere luoghi come questi, finanziare i circoli e le case del popolo o almeno togliere loro le tasse comunali per un breve periodo per dar loro un po’ di respiro. Sostenere circoli e smettere di vendere gli spazi delle poche realtà attive e che davvero attraggono persone per fare socialità e non per lo sballo (basti pensare all’Ex- Emerson minacciato di sgombero proprio di recente) sarebbe un modo per alleggerire i luoghi della movida. Penso anche alla Casa del Popolo Il Campino che è ripartita con il nuovo bar, le iniziative musicali e culturali, e a quanti altri circoli potrebbero rinascere e offrire socialità gratuita e mutualismo in una città come Firenze.
Ma torniamo a Santo Spirito e alla serata di venerdì; l’assessore Albanese ha dichiarato che cordone e pali distrutti erano stati pagati dai contribuenti, ma come mai non si è chiesta come è stato possibile spendere 100.000 euro per quell’obbrobrio? Sono soldi pubblici anche quando è l’amministrazione a buttarli.
Non dimentichiamo che Firenze è quella città dove le fioriere contano di più della vita delle persone, dove ci si indigna se si taglia un cordone, ma non era forse il caso di indignarsi quando si apriva un bar ad ogni portone?
Ma non è violenza anche quella del capitale che ti costringe a non essere più semplice cittadino ma solo consumatore? Non è violenza quella che allontana i residenti in nome del guadagno, quella che vende edifici pubblici destinati ad un uso pubblico a privati che ci guadagneranno al massimo. Quante promesse abbiamo sentito di non concedere più permessi per alberghi e resort? Staremo a vedere, per il momento non si vedono inversioni di tendenza all’orizzonte, anzi.
Un passo ulteriore verso la privatizzazione degli spazi pubblici è stato fatto con l’ordinanza anti assembramenti con cui l’amministrazione vieta lo stazionamento e l’attraversamento di certe zone e a certe ore a meno che non si debba accedere a negozi, bar e ristoranti. E’ piuttosto evidente che la scontro su Santo Spirito è stata la scusa perfetta per chiudere altri spazi alcuni dei quali ormai svuotati di residenti, vedi la zona tra Piazza della Repubblica e piazza Strozzi.
Per adesso è bene che i cittadini indignati sappiano che i cordoni, le fioriere e le zone interdette ai non consumatori non servono per far contenti loro ma i grandi investitori. Certo i pochi residenti potranno tornare a casa, ma prima dovranno rispondere alle fatidiche domande ‘Dove andate? Cosa portate? Un fiorino’. Ormai, non ci resta che piangere.
Francesca Conti
Francesca Conti
Ultimi post di Francesca Conti (vedi tutti)
- Assange è libero, una buona notizia per la libertà di stampa - 3 Luglio 2024
- Nuova Visa per i nomadi digitali, perché non è una buona notizia - 22 Maggio 2024
- Libertà di stampa e di opinione, con la guerra a Gaza l’ora più buia - 7 Maggio 2024