Poste Italiane è un’azienda con un bilancio azionario in positivo e con quotazioni in borsa sempre alte. Eppure rallegrarsi di questo è come fare i conti senza l’oste. Il perché è presto detto nelle righe che seguono, ed è riscontrabile in quanto è accaduto ed accade in questi ultimi tempi.
Alcuni mesi fa Poste Italiane ha portato a compimento l’acquisizione di Nexive, l’azienda diretta concorrente nel recapito della corrispondenza. Tale acquisizione non è stata un’opera di bene che l’amministratore delegato di Poste, Del Fante, ha condotto a buon fine. Certamente non possiamo che essere felici di questo avvenimento se guardiamo ai dipendenti di Nexive, che spesso e volentieri venivano messi in cassa integrazione. Oggi, se le politiche governative non peggioreranno ulteriormente, queste misure non saranno più all’ordine del giorno.
Detto questo, non possiamo però non evidenziare l’altra faccia della medaglia. La corrispondenza, prima consegnata dai postini Nexive, è oggi a pieno carico lavorativo dei portalettere di Poste Italiane. Con carichi di lavoro notevolmente aumentati senza che sia loro corrisposto nessun beneficio. Né economico – ci mancherebbe – né lavorativo, visto che non è stata effettuata alcuna riduzione delle zone in cui viene consegnata la corrispondenza. Tutto questo si è andato a sovrapporre ad una situazione già difficile per quanto riguarda la consegna dei pacchi, Amazon in particolare, che Poste Italiane ritiene fondamentale in un periodo di sviluppo del settore della logistica (Quanti corrieri vediamo nelle strade?). Amazon oltre ad avere i propri corrieri, appalta la consegna alla DHL, a Bartolini, a SDA ed anche a Poste Italiane, tramite i postini. I quali oltre alla corrispondenza già decisamente aumentata, si ritrovano con un servizio consegna pacchi che aggrava una situazione già difficile.
Va anche sottolineato che il lavoro del portalettere non è più assolutamente quello che era qualche decennio fa, e che in molti hanno ancora nel proprio immaginario. Le responsabilità nella consegna sono aumentate, attraverso la consegna al numero civico di corrispondenza da acquisire tramite palmare (piccolo computer portatile). Poste Italiane è completamente incapace di affrontare questa situazione. I mezzi motorizzati sono insufficienti, i già citati palmari non reggono la giornata lavorativa e si scaricano in continuazione, oltre a essere scarsi, obsoleti ed inservibili per le funzioni che dovrebbero assolvere.
A tutto questo dobbiamo aggiungere che i postini attualmente in servizio sono sempre meno, visto che l’azienda non fa più assunzioni da moltissimo tempo e, se facciamo delle proporzioni, il personale a contratto determinato risulta essere numericamente maggiore rispetto a quello a tempo indeterminato. In questo modo di fatto si è costituita un’azienda di precari, sempre ricattabili attraverso il miraggio del rinnovo del contratto o dell’assunzione.
Questa situazione vede una categoria con scarsa capacità di iniziativa e mobilitazione, salvo lamentarsi attraverso i canali social. A livello sindacale, se il sindacalismo di base e conflittuale ha da tempo intrapreso un percorso di unità di intenti e di iniziativa anche se con poco, ma valido, seguito in categoria, i sindacati confederali CGIL CIS LUIL – oltre ad altri sindacati corporativi e così poco rappresentativi che sono identificabili solo tramite una sigla – sono da tempo immemorabile complici e corresponsabili delle scelte aziendali, avendo abbandonato completamente i terreno del coinvolgimento dei lavoratori per restare solo e soltanto un sindacato burocratico che serve a far carriera o per compilare documenti amministrativi o fiscali.
Questo è il panorama della situazione in Poste Italiane, nel recapito in particolare. Visto il silenzio che regna su questo settore è necessario che si sviluppi un livello di controinformazione che sveli la realtà dei fatti.
Todaro Edoardo, delegato RSU/RLS Cobas Poste
Edoardo Todaro
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