Il Progetto PulVirus: le polveri sottili favoriscono le infezioni virali

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Sarebbe sorprendente scoprire che l’inquinamento atmosferico non ha influenzato il rischio di ammalarsi e di morire per Covid-19, scrivevamo il 16 marzo 2020, vista la drammatica estensione dei contagi e dei decessi, nelle Regioni del Nord Italia, che tradizionalmente sono caratterizzate da elevate concentrazioni di particulate matter (PM). Su questo ipotetico legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia si è sviluppato un acceso dibattito. Alcuni autori suppongono che l’elevata concentrazione di ammoniaca presente nel PM delle zone dove si concentrano campi agricoli trattati con liquami di allevamento e mattatoi potesse aver svolto un ruolo cruciale nella diffusione del virus SARS-CoV-2 in Lombardia (Manigrasso, 2020). Nasce in piena emergenza, nel 2020, Il Progetto PulVirus, promosso dall’ inusitata alleanza scientifica composta da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), da ISS (l’Istituto Superiore di Sanità) e da SNPA (ISPRA e Agenzie Regionali del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente).

Dopo due anni di lavoro, lo scorso 24 ottobre a Roma è stata presentata quella che può essere chiamata la ‘Fase 1’  del Progetto PulVirus . Sette presentazioni per cercare di comprendere il legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia, se il PM possa svolgere un’azione di trasporto del virus, se i composti chimici tossici che compongono il PM possano inattivare il virus, se il bio-aerosol possa trasportare particelle virali vitali sulla lunga distanza, nonché gli effetti del “lockdown” sulle concentrazioni atmosferiche degli inquinanti e dei gas serra, e la verifica della fattibilità di un sistema di allerta precoce in ottica One Health.

Molti risultati non sono conclusivi data la complessità dei temi, ma diverse evidenze sono state raggiunte.

Sul ciclo del carbonio

La strada è ancora ardua, per arrivare a comprendere il complesso ciclo del carbonio, che non dipende solo dalle emissioni antropiche, ma che coinvolge processi biogeochimici che riguardano l’ecosistema marino, terrestre e l’atmosfera. Alla domanda:La riduzione delle attività antropiche connesse al lockdown ha influenzato la concentrazione di fondo di anidride carbonica? La risposta è no.

Come sarà possibile fronteggiare il riscaldamento globale se anche la riduzione di emissioni del 2020 non ha prodotto segnali evidenti sulla concentrazione atmosferica di CO2? notevole attenzione deve essere prestata nella selezione di misure per contenere l’inquinamento atmosferico e interventi mirati in un unico settore non necessariamente portano alle riduzioni di concentrazione auspicate. La complessità e le profonde interconnessioni dei fenomeni in gioco sottolineano l’importanza di adottare un approccio integrato in cui politiche diverse, aspetti diversi (da quello sociale a quello economico) vengano considerati in maniera olistica e la loro interazione valutata in modo da considerare la totalità dei differenti impatti dovuti all’inquinamento atmosferico.

L’ambigua relazione

Ci soffermeremo brevemente sulle relazioni 5 e 6, che indagano le interazioni  tra il particolato e il virus per comprendere se queste possano svolgere un ruolo nell’incremento della diffusione del virus, nella capacità infettiva del virus e nell’aggravamento degli effetti osservati in COVID-19. Dallo Studio in silico: ‘Virus e PM: modellistica molecolare dell’interazione fra la proteina Spike e PM, di Caterina Arcangeli, ENEA,  sono emerse solide evidenze a favore di una interazione fisico-chimica-biologica tra le proteine di superficie del virus e le componenti organiche ed inorganiche dell’aerosol. Si sono anche studiati i possibili effetti del PM sulla integrità del virus, e non si è escluso l’effetto carrier del PM sul virus.

Modello strutturale di un frammento del virus SARS-CoV-2. Sulla membrana lipidica sono inserite tre proteine di superficie: la glicoproteina S (Spike), la proteina di membrana M (Membrane) e la proteina di rivestimento E (Envelpe).  Immagine ripresa da https://www.pulvirus.it/index.php/2022/01/27/simulazione-di-dinamica-molecolare-al-supercalcolatore-enea-cresco-per-identificare-le-interazioni-tra-pm25-e-il-virus-sars-cov-2/

Dagli ‘Studi degli eventi molecolari derivanti dall’interazione dei meccanismi di azione del PM e SARS-CoV-2’, di Annamaria Colacci, Arpae, emerge che fra il PM e il virus esiste un’ambigua relazione, che può portare sia ad un abbraccio letale, da parte della componente organica del particolato, che va a ledere l’integrità del virus, inattivandolo, sia ad un gioco di squadra, in cui entrambi inducono gli stessi effetti: entrambi sono responsabili della tempesta di citochine, del danno endoteliale (l’endotelio è il tessuto che riveste i vasi sanguigni ed il cuore). Il danno endoteliale è alla base delle patologie cardio-respiratorie, della microangiopatia polmonare, delle polmoniti interstiziali, del severo Covid-19, forse del Long Covid.

Questi complessi studi, per certi versi pioneristici, dimostrano che il PM oltre a svolgere un ruolo di booster nella malattia COVID-19, potrebbe avere anche un ruolo di carrier, di trasporto del virus, ma ancora non sappiamo per quanto questo complesso virus-PM possa rimanere stabile in atmosfera, né se il virus vi rimanga vivo ed attivo. Quelli che erano considerati vaghi indizi, cominciano a trovare parziali conferme scientifiche. Ma siamo solo all’inizio. C’è da andare oltre questa importante ‘Fase 1’ di PulVirus.

Gli effetti booster e carrier dell’inquinamento atmosferico, se confermati da altri studi, potrebbero essere in qualche modo paragonabili all’impatto devastante delle disuguaglianze, del malfunzionamento e della deriva privatistica della Sanità pubblica, in questa sindemia

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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