Lunedì scorso diverse centinaia di solidali si sono riversate di fronte alle GKN di Campi Bisenzio chiamati dal Collettivo di fabbrica dopo le dichiarazioni pesanti dell’advisor Borgomeo che di fatto ha incolpato il presidio della mancata agibilità dello stabilimento e di conseguenza della mancata reindustrializzazione. Borgomeo ha utilizzato parole perfettamente in linea con il governo Meloni e con i suoi primi provvedimenti: ‘Dietro la foglia di fico dell’assemblea permanente si nasconde l’occupazione della fabbrica che rischia di vanificare la continuità aziendale’ ha dichiarato. Gli operai hanno rispedito l’accusa al mittente ricordando che il presidio e lotta ci sono perché manca il lavoro e non il contrario.
È ormai chiaro a tutti che non esiste un piano di reindustrializzazione, non solo agli operai che lo hanno capito da tempo ma anche alle istituzioni, tanto che neppure l’INPS ha concesso la cassa integrazione.
Nel piazzale di fronte alla fabbrica, solidali e operai erano circondati da quelli che nei giorni passati Borgomeo aveva chiamato i rottami, come ha sottolineato Dario Salvetti ‘i rifiuti da ritirare, sono l’intero parco magazzino della GKN: semiassi Ferrari, Maserati e Fiat venduti a prezzo di rottame. Questa è una mostra permanente del Made in italy, visto che il Ministero dello sviluppo economico, immobile da tempo sulla nostra vicenda si chiama anche del made in Italy’. E di nuovo è chiaro come questo smobilizzo dei materiali sia il primo passo per lo smantellamento della fabbrica e come l’attacco al presidio sia un modo per nascondere le vere intenzioni della proprietà e scaricare le responsabilità sulle spalle degli operai che invece di piegare la testa e accettare chiusura e ricatti hanno messo in piedi un presidio ma soprattutto una mobilitazione politica che, nonostante la palude della vertenza lavorativa, continua a crescere e la partecipazione alle manifestazioni di Bologna e Napoli sta lì a dimostrarlo.
Sempre Dario Salvetti a nome del Collettivo ha posto alcune domande all’advisor, domande che resteranno senza risposta ma che pesano come macigni.
Perché un privato si accolla più di 300 contratti a tempo indeterminato ma in realtà non ha capacità industriale?
Perché dopo tre mesi dovevano essere presentate le manifestazioni di di interesse, ma non sono mai state presentate?
Perché a luglio lo stesso Borgomeo ha parlato su tutti i giornali di un consorzio di ricerca, come soluzione, e adesso invece ne esce?
Perché ha parlato di accordo si sviluppo ma non ha mai presentato i pieni di quell’accordo?
Ma ciò che accade alla Gkn è lo specchio del paese, aziende in piena attività che vengono delocalizzate da multinazionali che dettano le agende alla politica e ai governi, e non viceversa, come dovrebbe accadere in un paese che punta a rialzarsi e a uscire dalla crisi. Questa vicenda è anche lo specchio di un territorio che si sta svuotando e che la crisi rischia di svuotare ancora più rapidamente, un territorio che non produce più niente e che si mangia le proprie ricchezze storiche e ambientali per far ricco l’1% della popolazione mentre il restante 99% perde il lavoro o lavora per stipendi così bassi che non permettono di vivere ma solo di sopravvivere.
Ecco perché la Gkn è un presidio importante del territorio, un presidio dove è stata fatta comunità, cultura e dove si è parlato e studiato e presentati piani di riconversione ecologica dell’azienda. Gli operai rilanciano chiedendo una governance pubblica, stanno per lanciare la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo per realizzare una fabbrica pubblica e socialmente integrata. Auto produzione e autorecupero contro la chiusura e lo svuotamento di una fabbrica, di un territorio e di una comunità. (foto di Gabriella Falcone)
Francesca Conti
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