Come Firenze Città Aperta vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà e vicinanza a Filippo Zolesi, da sempre esponente attivo e generoso della nostra associazione e nostro eletto al consiglio di Quartiere 4.
Filippo è stato sospeso per 8 giorni dal suo ruolo di docente di scuola superiore per aver postato su un social network, sul suo profilo personale e ovviamente fuori dall’orario di lavoro, un’espressione blasfema, di cui poi si è scusato, a commento della nuova intitolazione del ministero a “Ministero dell’istruzione e del merito”.
Si tratta di un provvedimento disciplinare pesante, con ricadute sia sulle attività correnti delle sue classi sia sulla carriera professionale di un docente che si è dimostrato sempre irreprensibile e dedito al suo mestiere.
Come esplicitamente indicato dal provvedimento, è stata ritenuta un’aggravante che il commento fosse “espressamente riferito al Ministero”, “in palese, grave contrasto con le funzioni proprie dello status di docente”.
In primo luogo, questo non risponde a verità e l’interpretazione che si è voluta dare del testo è illogica (in parole povere Filippo non ha “offeso” il Ministero!). Ma l’aspetto più inquietante è che Filippo sia stato sospeso non per aver oltraggiato una persona fisica, ma per aver addirittura osato criticare gli indirizzi politici di un’istituzione della Repubblica. Apprendiamo con sconcerto che una simile condotta può essere sanzionata in quanto tale, ma è questo ad essere “in palese, grave contrasto” con l’articolo 21 della nostra Costituzione, che tutela la libertà di manifestare le proprie opinioni anche (e soprattutto) se sgradite al potere.
Ci pareva che questo articolo, un architrave del nostro sistema democratico, se lo fossero conquistato le nostre nonne e i nostri nonni dopo 20 anni di dittatura fascista e 5 anni di guerra.
Ci pare anche che la sanzione costituisca un pericolo precedente, volto a intimidire il corpo docente e a dissuaderlo dal libero esercizio del proprio pensiero.
Ricordiamo en passant che la critica al “merito” ha a che vedere col fatto che questa parola ha assunto un significato ambiguo e distorto, dal momento che il nostro sistema scolastico non riesce a tutelare e promuovere lo sviluppo della persona umana a prescindere dalle condizioni economiche e sociali di partenza. In questo contesto “merito” suona come una beffa, una parola “magica” che contribuisce a nascondere le crescenti disuguaglianze ed il cronico sottofinanziamento della scuola.
Quella di Filippo era dunque una critica nel “merito”, che condividiamo totalmente.
Redazione
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