La working class scrive la sua storia, il primo festival italiano di letteratura working class all’ex-GKN di Campi Bisenzio

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L’assedio

Parlare di ex GKN in questo momento significa anzitutto raccontare le cronache di un assedio. Raccontare di una fabbrica, di circa 300 operaiə, che da venti mesi sono in assemblea permanente e da sei vivono un sequestro da parte della nuova proprietà. Sequestro degli stipendi, che da ottobre non vengono pagati nonostante ormai circa 200 decreti ingiuntivi e una sentenza a favore delle/dei lavoratorə. Sequestro dei diritti: da un giorno all’altro non esistono più ferie, maternità, malattia, 104, sembrano non esistere più diritti sindacali, del lavoro, costituzionali. Sequestro delle vite, perché ci sono i mutui e gli affitti di un territorio drogato di overtourism, le bollette indecenti, il cibo, i vestiti, le esigenze primarie delle famiglie, delle figlie e dei figli. Quanto si possono tagliare le spese nelle vite della working class, e quanto si può resistere senza il salario, senza il lavoro?

Il collettivo di fabbrica, le lavoratrici e i lavoratori che si sono ribellatə da quasi due anni all’ennesima chiusura e delocalizzazione di un’eccellenza produttiva dell’hinterland fiorentino, hanno raccontato il presidio ex-GKN e la loro lotta con le parole di Asterix: “Tutta la Gallia è conquistata tranne un piccolo villaggio”. Un piccolo villaggio che, circondato dalla devastazione prodotta da un “trentennio inglorioso” di neoliberismo, resiste, che fa e si fa comunità, produce cultura, agisce sull’immaginario.

Adesso questo villaggio è sotto assedio, e l’espressione ha purtroppo poco di metaforico: visto che non cadrà per stanchezza, né per isolamento, né per debolezza, visto che il villaggio è piccolo, ma la sua voce è forte e risuona anche lontano, allora si prova a prenderlo per fame. Nell’immobilismo del MIMIT, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (sic!), e delle istituzioni, questa sospensione dei salari e dei diritti, questa violenza equivale di fatto a un tentativo di licenziamento di massa. Recentemente la proprietà, che da mesi diserta i tavoli istituzionali, si è fatta viva solo per dichiarare che l’azienda è in liquidazione e per invitare le lavoratrici e i lavoratori a procedere con le dimissioni volontarie. In cambio, una polpetta magra magra e avvelenatissima: l’offerta di ‘mettere una parola buona’ per il ricollocamento, tramite l’affidamento a un’apposita agenzia interinale.

Il muovere a compassione, la richiesta di pietismo non sono mai stati nelle corde di questa vertenza e di lavoratorə che hanno scelto la dignità come cifra espressiva della loro narrazione. E tuttavia è inutile nascondere che, nonostante le azioni di sostegno e mutualismo intraprese rigorosamente dal basso, nonostante la solidarietà diffusa, la situazione nel villaggio è drammatica. L’assedio va rotto, e va rotto adesso.

Festival di letteratura Working class

Cosa c’entra ora un festival di letteratura?

In questa situazione, l’organizzazione presso la ex-GKN di un festival internazionale della letteratura working class, anzi, del primo festival di questo tipo in Italia, può sembrare nel migliore dei casi incongrua – e nel peggiore, senza mezzi termini, scriteriata. Insomma: nel momento più duro, più difficile di quasi due anni di lotta -qualcuno potrebbe dire- come viene in mente, come viene la voglia di organizzare un evento internazionale, di discutere di letteratura, di libri, di proiettare film, portare in scena spettacoli teatrali, reading, concerti? Con la cultura non si mangia: niente di più risaputo.

E invece, una volta in più, il collettivo di fabbrica muove in avanti un passo inatteso e dal 31 marzo al 2 aprile presso il presidio ex-GKN, per usare lo slogan coniato dal Collettivo per il festival, ‘la working class scrive la sua storia’: si tiene un evento unico in Italia e che ha avuto solo un precedente in Europa, a Bristol nel 2021. (qui il programma: https://edizionialegre.it/notizie/festival-di-letteratura-working-class-il-programma/)

Ad animare l’evento al presidio ex-GKN, autrici e autori da tutta Europa, come D. Hunter, Cynthia Cruz, Anthony Cartwright e Cash Carraway e ospiti italiani come Simona Baldanzi, Claudia Durastanti e Wu Ming 1. In scena un reading di poesia operaia e uno tratto dal romanzo Alla linea di Joseph Ponthus, a cura degli operai e delle operaie con la collaborazione di attorə. E poi ancora proiezioni di film, pièce teatrali, una mostra d’arte e di fotografia e un concerto live sabato 1 aprile. Il festival è organizzato dalla casa editrice Edizioni Alegre, insieme al Collettivo di Fabbrica GKN, la Soms Insorgiamo (l’APS “Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo” nata in questi ultimi mesi di vertenza) e in collaborazione con Arci Firenze. La direzione artistica è di Alberto Prunetti, che ha rilanciato in Italia la letteratura working class a partire dal successo del suo romanzo Amianto.

Un festival adatto a partecipanti dai 3 ai 99 anni che non si dimentica delle bambine e dei bambini. Il gruppo mutualismo della SOMS ha infatti organizzato anche lo Spazio Prole, con attività e laboratori pensati per far vivere l’esperienza del festival anche a bambin​​ə e ragazzə, con l’obiettivo, tra gli altri, di condividere il lavoro di cura e di aprire veramente gli eventi e gli spazi alla partecipazione di tutte e tutti.

Un fine settimana denso di cultura e politica che si svolge non nella città-vetrina di Firenze, ma nella sua area metropolitana, in una Campi Bisenzio segnata per la prima volta sulla cartina e sede dell’incontro di mondi diversi e spesso separati.

Il nostro paese ha una storia importante di conflitto sociale, che la storiografia ancora non riesce a inquadrare in modo organico e sistematico, ma che viene tendenzialmente parcellizzata, frammentata, subordinata ad altre narrazioni. Come manca in Italia una storia dal punto di vista della working class, così manca la diffusione di una letteratura non sulla ma della working class. Questa letteratura, cui Alegre dedica da anni una collana diretta da Alberto Prunetti, scarsamente rappresentata nelle grandi case editrici, sta tuttavia lentamente conquistando nuovi spazi di riconoscimento e diffusione anche in Italia. Forse un po’ di merito va anche a questi venti mesi di vertenza e di lotta, in cui le operaie e gli operai ex-GKN hanno acquisito un nuovo protagonismo in nome di tutta la classe lavoratrice.

E questo protagonismo chiede uno spazio che sia anche spazio della narrazione.

 

“Caro Marcel ”

“Il tempo perduto

Caro Marcel ho trovato quello di cui andavi alla ricerca

Vieni in fabbrica, te lo mostro subito

Il tempo perduto

Non avrai più bisogno di farla tanto lunga”

Così parla del tempo in fabbrica, delle pause, i corridoi, i marcatempo Joseph Ponthus in Alla linea.

Solo il tempo è nostro, scriveva Seneca, e sicuramente lo poteva scrivere perché apparteneva alla classe dominante della Roma imperiale. Poche cose la working class fatica a possedere come il tempo, da sempre e sempre di più. Il tempo non è nostro, è anzitutto del lavoro, è il tempo dei cartellini, dei turni interi e spezzati, degli straordinari divenuti ordinari, dei sabati e domeniche lavorati, dei turni di notte. Il tempo della working class è un tempo in cui il corpo e la mente, il lavoro e il riposo, l’impegno e gli affetti sono chiamati a regolarsi sui ritmi del profitto. Per le operaie e gli operai ex- GKN il tempo è adesso un grimaldello nelle mani della proprietà, delle istituzioni che rimandano di tavolo in tavolo. Il tempo del ricatto e della violenza, il tempo senza salario non è più neppure tempo, somiglia più al timer di un ordigno che misura quanto si può resistere prima di esplodere, o al ticchettio del coccodrillo che segue Capitan Uncino a fauci spalancate.

E invece in questo momento della storia, in questa notte della vertenza al presidio ex GKN il Collettivo di fabbrica sceglie di riappropriarsi di questo tempo: il tempo dello studio, della letteratura, della storia e delle storie da narrare. Il tempo in cui le operaie e gli operai prendono parola, si riconoscono, nutrono l’immaginario, disegnano lo spazio del presente e del futuro possibile.

La storia della vertenza ex GKN è anche la storia di un vuoto, di una vacanza: gli imprenditori, le istituzioni, la politica hanno mostrato con ogni mezzo di non avere progetti né prospettive né visione per una politica industriale, per il lavoro, per la transizione energetica non più differibile. In questo enorme buco nella trama del paese, le operaie e gli operai si sono fatte/i classe dirigente: hanno messo in piedi un comitato tecnico scientifico e un gruppo reindustrializzazione insieme alle competenze solidali provenienti dall’Università e da altri ambiti produttivi e di ricerca, hanno presentato alla Regione Toscana un piano industriale per la ripartenza della fabbrica, hanno progettato una nuova GKN completamente sostenibile, hanno immaginato un futuro possibile di lavoro, diritti, giustizia sociale e climatica. In questi giorni, hanno lanciato un crowdfunding su Produzioni dal basso per finanziare GFF, ex-GKN For Future, il piano di riconversione della fabbrica. (https://www.produzionidalbasso.com/project/gkn-for-future/)

Ecco, una classe dirigente deve prendersi anche lo spazio e il tempo della narrazione. Anche questo è un passo per rompere l’assedio, per sostenere la lotta.

Dal 31 marzo al 2 aprile lottiamo contro l’assedio con il festival di letteratura working class, e con il tempo, caro Marcel, che la working class ritrova e si riprende.

Festival di letteratura Working class - programma

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Francesca Di Marco

Francesca Di Marco, docente in distacco presso l’ISRT Toscana, membro della APS SOMS Insorgiamo

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