Ben spenda Maggio. Il teatro: un privilegio per pochi? La rabbia di ex abbonato

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Come vecchio abbonato al Teatro del Maggio, per ben 43 anni consecutivi, condivido gran parte delle considerazioni dell’articolo di Francescopaolo Miniati: è necessario che una struttura polifunzionale com’è l’attuale teatro, arricchisca e diversifichi la sua offerta culturale, anche per ragioni di maggiore sostenibilità economica.

Un teatro d’opera non sopravvive (al netto anche degli sprechi) senza adeguate sovvenzioni statali e dunque non può scaricare su i costi del teatro (o buona parte di essi) su biglietti e abbonamenti, come ha fatto l’orrenda gestione Pereira. Per dire cose scontate: i teatri come i musei, andrebbero considerati a tutti gli effetti servizio pubblico, parte del welfare, veicoli fondamentali anche di formazione e identità culturale.

In passato questo era molto più vero di oggi, lo so per esperienza personale: il mio primo abbonamento al Comunale in seconda galleria, quella più popolare e lontana da quel pubblico borghese odioso che considera il teatro una passerella mondana, risale al 1977 quando un abbonamento soprattutto per i giovani costava molto poco, e ancora meno costavano certi spettacoli nei posti d’ascolto: ricordo la visione di Ifigenia in Aulide di Gluck, diretta da Muti con una sorprendente scenografia di Manzù, con un biglietto alla portata di un appassionato di musica squattrinato.

Poi nel 2021, assieme a gruppo di amici legati dall’amore per la musica, ho deciso per la prima volta di non rinnovare l’abbonamento sia perché esso era triplicato nel costo, sia per una certa insofferenza verso una programmazione troppo ripetitiva.

Un altro aspetto mi colpiva a teatro negli ultimi anni: l’assenza quasi totale dei giovani, come se non ci fosse un ricambio generazionale nel pubblico. E questo è dovuto alla mancanza di una seria educazione musicale nella scuola; d’altronde è raro riscontrare nel nostro paese persone con cultura musicale, come diceva un grande direttore d’orchestra europeo degli italiani: il popolo più musicale del mondo e il più ignorante. È triste che milioni di persone non siano mai messe nella condizione di godere dal vivo l’esperienza emozionante e arricchente di un’opera di Verdi o di Mozart o di altri musicisti, e della grande civiltà che sottende la loro espressione artistica.

Ed è blasfemo che tutto ciò continui ad essere appannaggio e privilegio di pochi.

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Giandomenico Savi

Ambientalista, ha militato nel sindacato di base, membro del comitato "San Salvi chi può", partecipa alle attività di perUnaltracittà. Escursionista, è amante, oltre che della montagna, della bicicletta come mezzo di locomozione e di attività sportiva.

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