Come il cervello crea la nostra coscienza

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Tutti gli animali umani allucinano sempre. ‘Ogni cosa nell’esperienza cosciente è una sorta di percezione e ogni percezione è un tipo di allucinazione controllata-o controllante’. E’ l’ipotesi che il neuroscienziato filosoficamente informato Anil Seth, fa nel libro ‘Come il cervello crea la nostra coscienza’, il cui  titolo originale, è ‘Being You: A New Science of Consciousness’: ‘L’esperienza di essere te stesso, una Nuova Scienza della Coscienza’.

L’argomento di questo libro, è quanto mai interessante e complesso: la neuroscienza della coscienza. ‘Che siate o no degli scienziati la coscienza è un importante mistero’. Ma cos’è la coscienza? ‘È ‘ogni tipo di esperienza soggettiva quale che sia […] A che serve una scienza della coscienza se non getta luce sulla nostra vita mentale individuale e sulla vita interna di chi ci circonda? ’ scrive Anil Seth, www.anilseth.com professore di neuroscienze cognitive e computazionali all’Università del Sussex, dove è anche co-direttore del Sackler Center for Consciousness Science. La scienza della coscienza,assomiglia più al cucinare qualunque cosa si trovi in frigo, con spizzichi di filosofia, neuroscienze, psicologia, informatica, psichiatria, apprendimento automatico e simili, combinati e ricombinati in modi diversi, così da creare qualcosa di nuovo […] Una scienza della coscienza altro non è che una spiegazione di chi siamo e di cosa si prova ad essere me, a essere voi, o del perché vi sia qualcosa che si prova a ‘essere’ in generale’.

 ‘ Se guardo la poltrona rossa nell’angolo della mia stanza, la sua rossezza (come il suo essere poltrona soggettivo) continua a sembrarmi una proprietà realmente esistente-veridica-di una realtà indipendente dalla mente, piuttosto che un’elaborata costruzione da parte di un cervello che formula le migliori ipotesi possibili .[…] Si potrebbe persino dire che alluciniamo sempre. E’ solo quando siamo d’accordo sulle nostre allucinazioni che parliamo di realtà’.

La prima ipotesi del libro è che la percezione non sia una registrazione passiva di una realtà esterna oggettiva, ma una costruzione attiva, orientata all’azione, una fantasia neurale tenuta sotto controllo in continuo dagli input sensoriali che provengono dalla periferia,  in una danza senza fine di previsione ed errore di previsione: ‘ il fuoco di fila dei segnali sensoriali in entrata è accolto da una cascata di predizioni dall’alto verso il basso, con segnali di errori di predizione che scorrono verso l’alto per stimolare predizioni sempre migliori e innescare nuove azioni […] Viviamo entro un’allucinazione controllata che l’evoluzione ha selezionato non per la sua accuratezza, bensì per la sua utilità.’ Ogni organismo è dotato di un cervello, di un sistema nervoso, la cui funzione è tenere sotto controllo le variabili fisiologiche affinchè rimangano entro un range compatibile con la sopravvivenza: ’ Lo scopo primario di un organismo è continuare a sopravvivere’.

La seconda ipotesi, riguarda l’esperienza di essere un sé, di essere me, di essere te. Il Sè non è una ‘cosa’ o un’’essenza’ che percepisce, ma una percezione – un’altra varietà di allucinazione controllata: ‘Il sé non è un’entità immutabile che si cela dietro le finestre degli occhi, affacciandosi sul mondo e controllando il corpo, come un pilota controlla un aereo. L’esperienza di essere me, o di essere voi, è essa stessa una percezione-o meglio, una collezione di percezioni-, un fascio strettamente intrecciato di predizioni codificate in termini neuronali volte a tenere in vita il vostro corpo’. Il sé non è come sembra un essenza stabile ‘di me’ al centro di ogni cosa. La sensazione di avere sempre lo stesso vecchio corpo, è un’illusione, ci percepiamo come stabili nel tempo, ‘ma le percezioni di noi stessi cambiano di continuo […] diventiamo sempre persone diverse […] ma non percepiamo questi cambiamenti’: è il fenomeno della cecità al cambiamento,dovuto al lento cambiare dei nostri corpi e dei nostri cervelli’ . Per capire perché è così, ‘dobbiamo anzitutto comprendere la ragione per cui noi percepiamo noi stessi. Non percepiamo noi stessi per conoscere noi stessi: piuttosto percepiamo noi stessi per controllare noi stessi’, per continuare a sopravvivere.

La terza ipotesi, riguarda il macchinario predittivo della coscienza, la cui origine e funzione non è la rappresentazione del mondo e del corpo, ma il controllo e la regolazione della nostra condizione fisiologica. Il fatto di legare la vita mentale alla realtà fisiologica, depone per una continuità fra vita e mente, che ci permette di vedere quanto siamo vicini agli animali non umani e di infliggere un ulteriore colpo all’eccezionalismo umano.  ‘Mentre coscienza e vita vanno insieme, coscienza ed intelligenza sono separate fra loro’. Questo riorienta il nostro posto nel mondo, la non separazione dal resto della natura. ‘Quando arriva la fine della coscienza […] quando l’allucinazione controllata di essere sé scompare nel nulla […] non c’è più nulla –davvero nulla-da temere’, si ritorna all’eternità da cui ciascuno di noi una volta è emerso. L’anestesia generale è uno stato di incoscienza profonda, che è ‘una premonizione del totale oblio della morte e, nel suo esser assenza di tutto, una premonizione curiosamente confortante.’

Mente e coscienza decentralizzata

Gli ultimi capitoli del libro parlano della possibilità di coscienza negli animali non umani e nelle macchine (IA).  Basterebbe avere un ‘coscienziometro’, dicono i filosofi, per determinare se una persona, un animale non umano o una macchina, sia cosciente oppure no. Peccato che non esista. Molto interessante il funzionamento di un animale non umano, con neuroni diffusi, liquido-il corpo morbido gli permette forme infinite e dalle notevoli capacità cognitive come il polpo, riconosciuto ‘essere senziente’ lo scorso anno nel Regno Unito. ’Stare con i polpi, anche solo per poco tempo [ Seth allude a quando è stato in visita per una settimana a Napoli al laboratorio di Giovanni Fiorito nel 2009 ] mi ha lasciato un’impressione di intelligenza, nonché di presenza cosciente, molto diversa da ogni altra-e di sicuro molto diversa dalla nostra incarnazione umana […]  La mente del polpo è un esperimento evolutivo creato in maniera indipendente, simile alla mente di un alieno che potremmo incontrare su questo pianeta’. I tre cuori, le 8 appendici simili a braccia godono di una sorta di autonomia differenziata, rispetto al centro, sono un esempio di mente decentralizzata: ‘ un braccio può percepire  il suo ambiente immediato e modificare il proprio assetto [mimetizzarsi per esempio] senza che il cervello centrale sia minimamente coinvolto’ […] ‘Così ‘la coscienza del polpo- assumendo che vi sia qualcosa di questo tipo-può dunque, essere più distribuita e meno integrata, priva forse persino di ‘un centro’’.  E’ da attribuire a questa specie di autonomia differenziata l’insolita combinazione: brevissima vita (1/2 anni) e sistema nervoso molto sviluppato? A che serve tutta quell’intelligenza? Che dire della coscienza di un polpo? Cosa si prova ad essere un polpo? Ad  essere un braccio di un polpo? Tentare di rispondere, a queste domande impossibili, può non comportare altro che ulteriori macabri esperimenti e sofferenze per questi poveri cefalopodi, che essendo invertebrati non godono della protezione di alcun regolamento.  In questo mondo antropo e vertebro-centrico nemmeno l’anestesia è assicurata ai polpi che hanno ~ 500 milioni di neuroni, poco meno dei cani che ne hanno ~  600 milioni, e che sono quotidianamente massacrati dall’uomo, a bastonate sulla testa, bolliti vivi, mangiati crudi o congelati nel ghiaccio. Nelle Canarie, nella ridente località di Las Palmas, la multinazionale Nueva Pescanova sta mettendo su, anche con fondi europei cosiddetti ‘green’, il primo allevamento-gulag di polpi, al fine di congelare vivi un milione di polpi l’anno, fregandosi delle immani sofferenze inferte a questi poveri animali, che oltre a tutto sono animali solitari.  Ma lo sterminio degli animali, da sempre non è considerato un crimine e viene spacciato come costo ineludibile della produzione alimentare, un po’ come le eterne guerre fra gli animali umani, sono un costo ineludibile della produzione di armi.

Era meglio il Medioevo

I maiali  erano i delinquenti più comuni, nel medioevo, allora venivano processati nei tribunali, condannati, talvolta pure assolti, come il famoso caso di un avvocato francese che scagionò i ratti, per la mancata apparizione in tribunale, vista la possibile presenza di gatti randagi lungo il percorso. Così a Glorenza (BZ ), i topi che infestavano le campagne, furono riconosciuti come soggetti giuridici, e non fu la morte la punizione, ma l’esilio, con l’ingiunzione scritta di lasciare il paese. ’L’idea che gli animali potessero comprendere le arcane procedure della legge ecclesiastica,  e ragionevolmente sottoporsi ad essa, era ed  è al limite della follia. Ma questa idea andava di pari passo con il riconoscimento che gli animali potessero avere esperienze coscienti […] anche un universo interiore’, scrive Seth. ‘Il processo degli animali contro l’uomo’, invece è la favola mistica dei ‘Fratelli della Purezza’, società segreta ismailita sviluppatasi fra l’VIII e il X secolo, in cui sono gli animali a chiamare a giudizio l’animale umano, accusato di massacrarli, torturarli. Così dovrebbero fare per esempio ‘i polli broiler’, una selezione genetica di polli a rapido accrescimento, condannati a vivere e morire in allevamenti lager, col benestare del governo italiano.

Le predizioni migliori di fronte ad un orso

‘L’esperienza della paura che provo quando si avvicina un orso è una percezione del mio corpo orientata al controllo-più specificatamente, ‘del mio corpo in presenza di un orso che si sta avvicinando’-che mette in moto le azioni che, secondo le predizioni migliori, sono quelle in grado di mantenere le mie variabili essenziali nei valori in cui devono stare. Cosa importante queste azioni possono essere sia movimenti esterni del corpo-per esempio, correre-sia ‘enteroazioni’ come l’accelerazione del battito cardiaco o la dilatazione dei vasi sanguigni’. Spesso, però le nostre predizioni migliori non bastano. Come si fa a fidarci di ciò che ci dice il nostro cervello, visto che ogni esperienza che abbiamo è un atto creativo e un atto di immaginazione guidato dalla realtà oggettiva, una specie di sogno ad occhi aperti? Il messaggio chiave del libro è rendere consapevoli che le cose non sono come sembrano e che le nostre esperienze, scaturiscono dalle previsioni del nostro cervello. Quando questo meccanismo predittivo si inceppa nascono i problemi. Evidentemente si inceppa molto spesso.

Per saperne di più: The Perception Census ://perceptioncensus.dreamachine.world/,uno studio online del team di Anil Seth sulla diversità percettiva, esempio di citizen science, di partecipazione per far avanzare la ricerca scientifica.

Anil Seth, Come il cervello crea la coscienza, Raffaello Cortina editore, 2023 Milano-p.353, euro 25.

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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