Se in Val di Susa si lotta contro un progetto strambo, costoso, impattante, inutile da 30 anni, a Firenze si cerca ancora, dopo 25 anni, di impedire la costruzione di un doppio tunnel di soli 7 km; forse niente in confronto ai 57 km della Torino Lione, ma quei pochi chilometri dovrebbero essere scavati sotto il tessuto urbano sfiorando il centro storico Patrimonio Unesco in un terreno alluvionale disomogeneo, il terreno ideale per avere problemi di cedimenti del terreno.
Adesso, dopo 25 anni di discussioni estranee alla cittadinanza, dopo cantieri aperti da 14 anni, due inchieste della magistratura che hanno mostrato tutte le meraviglie che si celano in queste grandi opere (truffa, traffico di rifiuti, inquinamenti, corruzione,…), 900 milioni già spesi per non scavare nemmeno 1 cm di galleria ma realizzando un ponte che non può essere collaudato, si vuol far risorgere questo progetto che pareva e doveva essere morto. Sarà uno zombie.
Si sono dimenticati e si nascondono tutti i problemi tecnici irrisolti, addirittura si negano i possibili danni agli edifici che pur sono presenti nel progetto esecutivo, non si cita più quella indagine di mercato fatta nel 2016 dalle stesse FS che vedeva la preferenza per i viaggiatori di arrivare in una stazione centrale come quella attuale e non sotto terra, si tace sul fatto che le stesse FS prevedevano una perdita del 15% di viaggiatori con la scelta di una stazione come quella prevista.
Anche a Firenze si lotta contro questo progetto, l’opera più grande che abbia interessato la città da quando fu trasformata nel 1865 per farla diventare capitale del nuovo Regno d’Italia; ma Firenze non è la Valsusa. La gentrificazione e l’espulsione delle classi popolari ne hanno trasformato la base sociale, la radicata tradizione di sinistra purtroppo ha soprattutto una base identitaria e non è stata capace di comprendere come l’evoluzione dalla socialdemocrazia al liberismo è stata una pessima controrivoluzione.
L’opposizione, anche al Passante TAV, è rimasta appannaggio di minoranze dove sopravvive un po’ di pensiero critico o ai cittadini che si sentono direttamente minacciati da queste opere. Un esempio chiarificatore dell’impoverimento culturale viene dall’atteggiamento di quelli che furono i Verdi caratterizzato da una esaltazione di qualunque opera che sia “su ferro” senza valutarne impatti, utilità, costi-benefici: il treno è sempre ecologico e perciò avanti ferrovie!
La polemica è stata ricondotta a confronto tra slogan contrapposti senza rendersi conto che certi progetti rispondono agli interessi di gruppi economico-finanziari, non a reali necessità degli abitanti. Anche questo atteggiamento di una sedicente sinistra e di quell’ambientalismo che guarda solo ai mezzi senza vedere il sistema, sono stati feroce strumento della crescita delle destre in Italia, anzi, forse ne sono stati una importante leva.
Sarebbe superfluo ricordare tutti i problemi che ha un’opera come il Passante TAV fiorentino; sono quelli di altri progetti simili (danni alla falda, al patrimonio edilizio e monumentale, inquinamento, sperpero colossale di risorse economiche…). Nel caso di Firenze il miraggio di un’opera miliardaria (all’inizio si parlava di 1,2 miliardi) ha praticamente bloccato i progetti originari di creazione di una rete di treni metropolitani che contribuisse a risolvere gli enormi problemi di traffico in città e i disagi di quei pendolari costretti ad un servizio pubblico da sopravvivenza o ad usare il mezzo privato con tutti i problemi che questo comporta.
È bene ricordare che la decisione di realizzare un progetto faraonico e dei rischi enormi è stato voluto soprattutto per avere in città risorse importanti; risorse che poi in città non sono rimaste se non per una minoranza della politica che ha gestito l’operazione, l’obiettivo era quello di salvare una cooperativa rossa, la Coopsette di Reggio Emilia, che versava in cattive acque. La Coopsette poi è ugualmente fallita ed un paio di inchieste della magistratura ne hanno rivelato tutti i meccanismi violenti e truffaldini.
Il miliardo iniziale è poi cresciuto lentamente e silenziosamente per arrivare oggi alla cifra monstre di 2 miliardi e 735 milioni, più che un raddoppio dei costi per realizzare un topolino da un punto di vista trasportistico; con risorse di queste dimensioni e un po’ di sana progettazione si sarebbero potuti risolvere non solo i problemi di mobilità di Firenze, ma di tutta l’area metropolitana che va da Pistoia a Empoli a Pontassieve al Mugello. L’avidità della classe dirigente toscana ha praticamente bloccato lo sviluppo di una mobilità su ferro integrata con il restante trasporto pubblico locale, ha continuato ad inseguire la retorica del ferro mettendo sul territorio altri progetti come quello della tranvia senza alcuna integrazione con ciò che esiste o si deve realizzare; tutto questo, unito al sacro verbo delle privatizzazioni, ha creato una quantità di sprechi enormi e ha risolto solo parziali e locali problemi di mobilità, ma complicando il sistema.
Quando, all’inizio del secolo, il Comitato che si oppone a questa grande opera sbagliata diceva che il costo dell’opera sarebbe arrivato a 3 miliardi fu accusato di terrorismo finanziario; adesso la cifra è sfiorata, con tutti i problemi irrisolti che questo progetto si porta in seno i 3 miliardi saranno sicuramente superati, ma nessuno nei palazzi della politica sembra accorgersene, anzi si magnificano le Ferrovie dello Stato che generosamente hanno aumentato i soldi a disposizione. Questo atteggiamento trionfante e ottimista, che caratterizza soprattutto la maggioranza in Regione Toscana, chiarisce molto bene dove sono gli obiettivi profondi e non detti di questa grande opera e di questa politica.
Tutto questo è comunque esplicativo della politica delle infrastrutture in Italia: si concentrano risorse su poche grandi opere con enormi criticità senza risolvere i problemi che sarebbero potuti risolvere molto tempo prima, soprattutto si regalano soldi al sistema economico-finanziario-politico.
Nell’area metropolitana di Firenze si sarebbe potuto realizzare un sistema efficiente di trasporti pubblici riducendo sensibilmente l’impatto del traffico privato da 20 anni; ancora si sbava dietro due tunnel pericolosi promettendo che saranno la soluzione di tutti i problemi, ma tutto sarà pronto – se mai lo sarà – tra molti anni e i problemi non saranno comunque risolti.
Saranno passati almeno 30 anni ad inseguire miliardi pubblici; ecco ben rappresentato il modello economico di questo neoliberismo voluto e applicato dai gruppi politici che si alternano al potere: tutto al servizio della speculazione a spese delle collettività.
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Tiziano Cardosi
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Un aspetto che non mi pare evidenziato é quello, per me essenziale, della instabilità sismica di tutta la Toscana, Firenze inclusa.
Solo negli ultimi due anni Firenze é stata interessata da alcuni terremoti che una escavazione -importante per entità e durata nel tempo- non potranno che rendere più frequenti e dannosi non solo per le aree contigue, ma per tutta la città. La preoccupazione deve pertanto essere condivisa da tutti i cittadini.
Inoltre non vedo riferita alcuna iniziativa giudiziaria pertinente al caso, quale una procedura di accertamento tecnico preventivo corredata da pareri di tecnici di parte ricorrente quali, ad esempio, ingegneri civili, geologi, sismologi ecc…
Secondo me, occorre attivarsi per impedire i guasti prima che si verifichino, non solo, come ho letto in alcuni interventi, preoccuparsi di un congruo risarcimento dei danni (comunque dovuto se il peggio si verificherà nonostante gli sforzi per evitarlo).