Non voglio farne una questione di numeri. Però in questo caso un po’ anche sì. Quando i 200 numeri sono quelli della rivista on line La Città invisibile, nati dal lavoro volontario di una redazione di 12-14 persone che nel corso di 9 anni hanno attivato relazioni e collaborazioni con quasi 500 (483 per la precisione) autori e autrici. Per ogni articolo, singoli o realtà collettive hanno raccolto dati, li hanno elaborati, resi intellegibili in testi che poi in redazione venivano riletti e revisionati in un editing puntuale, corredati di immagini e resi disponibili in formato pdf e anche sfogliabile. Sempre con un preciso orizzonte di riferimento: antifascismo, anticapitalismo, antisessismo o, per volgerla al positivo, mirando a disarmo, equità sociale, ambientale e di genere.
6.059 articoli, a partire dal luglio 2014, pochi mesi dopo che si era conclusa l’esperienza di perUnaltracittà all’opposizione in consiglio comunale. 10 anni in cui abbiamo fatto sentire la nostra voce su temi scomodi, su vertenze che rischiavano di restare sommerse, su rivendicazioni che non trovavano il giusto riscontro. Contrapponendo alle decisioni delle giunte Domenici prima e Renzi poi, altre proposte, altre idee su quale dovesse essere il presente e soprattutto il futuro di questa città. E non solo.
Pur avendo trascorso molte moltissime ore seduta nei banchi del Consiglio comunale, non sono mai stata una “politica” di professione, anzi ci tengo a dire che ciascuno degli attivi del laboratorio aveva un lavoro che lo rendeva del tutto indipendente dalla politica. Lo dicevamo con orgoglio, per distinguerci da chi, seduto su una qualche sedia o poltrona, non se ne staccava più. No, noi eravamo e siamo diversi. E infatti dopo due mandati, come era l’impegno iniziale nel 2004, abbiamo lasciato spazio a altri volti, altre voci, altre esperienze a fare opposizione al Pd e ai suoi alleati in Palazzo Vecchio e al tempo stesso a contrastare una destra sonnolenta all’epoca. Ma sempre pericolosa.
Ci siamo allora ritagliati un ruolo diverso, sempre pensando a come poter fare qualcosa di utile per tener viva una voce critica che contrastasse il coro ottuso echeggiante il pensiero unico.
Ecco allora l’idea di creare una rivista, un esempio di Activist Journalism, che potesse ospitare chi rischiava di non essere visto, di essere sopraffatto da media e stampa mainstream: La Città invisibile, appunto. Che è cresciuta molto nel corso del tempo. Ecco perché anche i numeri a volte contano. Perché i 200 numeri puntualmente usciti ogni due mercoledì hanno contribuito, almeno un po’, a diffondere analisi critiche e progettualità alternative, a indicare le contraddizioni e le crepe su cui i movimenti sociali possono fare leva per avviare una trasformazione.
Sappiamo che altre esperienze di giornalismo indipendente sono vive e attive. Ci piace che sia così. Ci sentiamo meno soli. E lavoreremo perché sia possibile rafforzare reti e collaborazioni in modo che la diffusione di pensiero critico sia ancora più efficace.
Intanto il 13 settembre festeggiamo un piccolo traguardo non scontato.
Veniteci a trovare alla casa del popolo Il Campino, per l’incontro pomeridiano e trattenetevi per la cena.
Perché, pur continuando a leggerci, c’è bisogno anche di vedersi e parlarsi!
Ornella
Ornella De Zordo
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