Dario Salvetti, delegato RSU ex GKn, fa chiarezza sulla situazione attuale, tra tavoli governativi, attacchi incrociati e reindustrializzazione dal basso: “Proveremo a resistere fino all’ultimo respiro. Volete discutere con noi come prepararsi all’ora X e iniziare a mostrare la nostra forza?”
Sulla vertenza GKN regna la confusione e un lettore meno attento può non aver capito se le cose stanno andando per il verso giusto o se la smobilitazione è vicina. Da un lato si parla di un percorso di tavoli governativi aperto alle proposte di reindustrializzazione dal basso, di uno scouting regionale che ha diverse proposte da vagliare, di investitori istituzionali pronti a intervenire con 6 milioni di euro, di un azionariato popolare che si pone l’obiettivo di raggiungere il milione di euro entro l’anno, di progetti di reindustrializzazione etici e sostenibili che si stanno perfezionando. Dall’altra si legge della proprietà che annuncia la volontà di avviare la procedura di licenziamento e dichiara di non voler chiedere una nuova cassa integrazione da gennaio dell’anno prossimo, di strane variazioni societarie che sembrano andare verso la svolta immobiliare dell’azienda, di sottosegretari che accusano i lavoratori di aver fatto fallire ogni ipotesi di rilancio e minacciano lo sgombero di un’assemblea permanente legittima, di sindacati che mettono sulle spalle della cooperativa di lavoratori il compito di sventare i licenziamenti.
Insomma, la vicenda è quanto mai complicata e pare proprio che questo fumo negli occhi sia una precisa volontà. Proviamo allora a fare chiarezza con Dario Salvetti, delegato RSU ex GKN.
Salvetti, dopo mesi di silenzio da parte delle istituzioni centrali e della proprietà, siamo davanti a un’accelerazione?
Più che ad un’accelerazione, siamo al completamento di un processo. Ognuno può valutare in cuor suo se tutto questo era voluto sin dall’inizio o no. Nel dicembre del 2021 la vertenza era all’apice della sua forza e aveva presentato un piano di riconversione dell’automotive pubblico e generale, il polo pubblico per la mobilità sostenibile. In quel momento arriva Borgomeo. Non è lui l’investitore, non è lui il reindustrializzatore. Non si sa quanto ha pagato la società, lo stabilimento, nulla. Viene creata un’altra narrazione: quella del cavaliere bianco che risolve tutto. Borgomeo, come previsto dall’accordo quadro, deve portare gli investitori e il piano industriale. Non lo fa. È un dato di fatto. La sua insistenza nei mesi per svuotare lo stabilimento però aumenta. Un esponente di Gkn, spagnolo, viene anche trovato in giro per lo stabilimento insieme a una ditta della logistica. Sempre in base all’accordo quadro, da agosto 2022 Borgomeo doveva reindustrializzare con capitali propri. Aumenta invece l’attacco verso l’assemblea permanente e della cosiddetta agibilità dello stabilimento.
Questi temi, l’agibilità dello stabilimento e l’uscita dei lavoratori, sono stati al centro dei recenti attacchi della sottosegretaria Bergamotto e del Governo. Una coincidenza?
Basta farsi le domande giuste. Stabilimento libero da chi e agibile a cosa? Lo stabilimento è oggi agibile al lavoro e alla reindustrializzazione. Tanto è che chi ci sta dentro, i lavoratori, sono gli unici a parlare di questi temi. Lo stabilimento, dal 9 luglio 2021, è inagibile alla speculazione e alla distruzione di posti di lavoro. È questo che dà fastidio? Per questo ci attaccano? Ci attaccano perché vogliono “liberare lo stabilimento” da chi ci lavora. E uno stabilimento senza lavoratori è solo un edificio vuoto. A disposizione di altre operazioni. Ognuno può ipotizzare nella sua testa se il Governo ci è o ci fa. Se fa finta di non capire il punto o se lo capisce fin troppo bene.
Ma poi non ci sono state delle sentenze riguardo l’agibilità dello stabilimento?
Sì, le quali evidentemente non interessano al Governo paladino della “legalità”. Ma al di là delle sentenze, che a volte possono darti torto e a volte ragione, ci sono delle ore di lavoro dimostrate e dimostrabili. Quando un Governo chiede di sgomberare uno stabilimento dai suoi dipendenti e dalle funzioni sindacali, ditemi voi, di fronte a cosa siamo?
Cosa succede con la fine della cassa integrazione il 31 dicembre e con l’apertura della procedura di licenziamento?
In realtà finisce un tipo di cassa integrazione: una costruita su misura dal Governo per Borgomeo. Una cassa integrazione senza causali, senza verifica, senza piano, senza il ritiro della liquidazione: liquidità pubblica a un’azienda in liquidazione. Se l’hanno fatto una volta, lo potrebbero rifare altre volte e scongiurare i licenziamenti. Non solo, Qf ha ancora tutti gli ammortizzatori intatti. Quindi chiariamoci: non è che finisce la cassa, è che Qf non la vuole utilizzare oppure non sa come farlo. Come sempre, del resto. E quindi, dopo averci indebolito con i licenziamenti per logoramento, passa a quelli formali: ricordiamo che oggi siamo rimasti in 180 e sono quasi 300 i posti di lavoro bruciati. Dopo averci indebolito, prova ad ammazzarci definitivamente.
Avete parlato di ora “x” cosa intendete?
L’ora X è quella in cui noi come lavoratori siamo licenziati, cessiamo di esistere come dipendenti e si formalizza che quell’edificio non è più una fabbrica, con una storia e una comunità, ma metri quadri al servizio del settore immobiliare. Questa ora X ufficializza che quello che avevamo detto è sempre stato vero. E ci chiama a un’ultima caparbia resistenza. Nell’ora X si spicca il volo o si cade: Gkn come stabile vuoto simbolo del fatto che “loro” vincono sempre, oppure del fatto che noi abbiamo costruito un precedente diverso.
E infatti, il 2 ottobre scorso, proprio mentre l’azienda tentava di riaprire la procedura di licenziamento, l’azienda ha fatto strane manovre societarie. Un’altra coincidenza?
Borgomeo acquisisce Gkn attraverso un’azienda creata nel 2021, la Plar. Poi nel maggio 2022 crea la Pvar, con un profilo più immobiliare. Nell’ottobre del 2022 la Plar cede le quote di exGkn/Qf alla Pvar per 10.000 euro. La Pvar ora cede il 50% delle proprie quote alla Toscana Industry, azienda formata a settembre. La Toscana Industry è controllata da una fiduciaria del Monte dei Paschi di Siena dietro cui c’è un terzo che non sappiamo chi sia. Ognuno tragga tutte le conseguenze del caso.
Ora però c’è un’apertura per un tavolo tecnico. E la Fiom ha pure detto: “la cooperativa sventi i licenziamenti”. Questo tavolo è una soluzione?
Il Governo, forse, concede un tavolo tecnico per esaminare il piano degli operai. E si rifiuta di convocare un tavolo di crisi dove gli operai possano esaminare l’inazione del Governo. Non esiste tavolo tecnico senza decisioni politiche e sindacali sulla vertenza Gkn. Noi ci andremo, perché il nostro progetto è chiaro e spiegabile. Ma senza condominio industriale, intervento pubblico, ritiro dei licenziamenti e della liquidazione, non esiste nessuna “tecnica” che possa mettere a terra un piano industriale. Anche perché il nostro piano industriale emerge dentro la stessa vertenza.
Come si inserisce in tutto questo la campagna per l’azionariato popolare e le giornate di convergenza attorno ai progetti di reindustrializzazione?
Ci dobbiamo salvare attraverso la mobilitazione. Ma un potente strumento che dà legittimità alla nostra mobilitazione è che abbiamo un’alternativa, la reindustrializzazione dal basso. Non è un’alternativa fatta e finita, ma non ci si può nemmeno limitare a decantarla. Sostenere l’azionariato popolare, il progetto cargobike, le iniziative al presidio, la Società Operaia di Mutuo Soccorso significa sostenere strumenti di lotta.
Il 5 novembre avete chiamato a raccolta la comunità solidale, per una giornata di mobilitazione. Il presidio è in pericolo?
È in pericolo tutta la lotta. Io credo che siamo all’epilogo. Decidiamo bene come vogliamo giocarci questo epilogo. Noi lì dentro ci lavoriamo. Proveremo a resistere fino all’ultimo respiro. Non abbiamo alternative e siamo determinati. Il 5 novembre ha questo senso: volete discutere con noi come prepararsi all’ora X e iniziare a mostrare la nostra forza? Ci vediamo in fabbrica.
Valentina Baronti
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