La scuola di Valditara: privati, ordine e disciplina!

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Il Ministro dell’Istruzione (e del Merito?!) sta portando avanti, da un lato, una vera e propria ristrutturazione della scuola secondaria in Italia, nel nome degli interessi privati e della differenziazione dei percorsi formativi e, dall’altro, una deriva autoritaria e restrittiva all’interno delle aule scolastiche, reintroducendo il debito nel voto in condotta e invocando punizioni severe per chiunque si discosti dalla normalità scolastica. In una scuola, già ampiamente de-finanziata da innumerevoli tagli prodotti da governi di ogni colore e dove la routine lezione-compito-voto si tramuta in un girone infernale per buona parte della componente studentesca, non ci meravigliamo affatto delle malefatte dell’ennesimo Ministro piegato ai voleri dei privati e pronto a reclamare ordine e disciplina qualora le cose sfuggano di mano, vedi occupazioni o semplicemente una voce critica.

Le due innovazioni, tanto care al Ministro, si possono riassumere in poche parole: rincorrere il mercato del lavoro, limitandosi a dare competenze sempre più specifiche e meramente applicative e aprendo una volta per tutte le porte della scuola dell’obbligo ai privati. La riforma degli istituti tecnici e professionali, come quella del liceo “made in Italy”, si inseriscono in questa deriva privatistica, regalando manodopera gratuita alle aziende interessate (attraverso anche l’aumento delle ore di PCTO) e investendo sul leitmotiv del merito, concetto per il quale tutti siamo “uguali” davanti ad una cattedra, ma al di fuori sono cavoli vostri! Inoltre, la riforma dei tecnici e dei professionali propone una scuola superiore di 4 anni e, per i più meritevoli, un ulteriore percorso di 2 anni in un ITS Academy (per adesso, l’università di Confindustria!), andando anche a mettere in discussione una vittoria storica delle lotte studentesche, cioè la possibilità di tutti e tutte di poter entrare all’università, indipendentemente da quale scuola superiore abbiano scelto.

Ad oggi, resta la possibilità di scelta, ma le misure di Valditara, e degli ultimi Ministri, vanno verso una brutta direzione e non sarebbe da stupirsi se in un prossimo futuro questa conquista fosse messa in discussione. Infine, queste sperimentazioni portano con sé grosse contraddizioni rispetto alla didattica e al ruolo decisionale dei privati: da un lato, si apre alla possibilità di collaborazioni con esperti esterni del mondo delle aziende, cioè “professori” senza abilitazioni né conoscenze pedagogiche, dall’altro, si tranquillizza il corpo docente, che in numerose scuole in massa ha rifiutato questi esperimenti, con la scusa che nessuno verrà tagliato pur facendo un anno in meno (i miracoli della fede!).

Ma per formare la manodopera schiava del domani è necessario inasprire le misure repressive interne alla scuola, aumentare i poteri di chi la dirige ed espellere le componenti problematiche o critiche. Perciò, il Ministro di ferro ha già in mente la soluzione a tutti i mali: bocciatura per chi occupa e lavori socialmente utili per chi viene graziato con una sola sospensione. Per non parlare del debito nel voto in condotta, ripristinato per il prossimo anno e che farà media e dovrà essere superato con una prova di educazione civica, materia per la quale – per come viene fatta – studenti e professori fanno a gara a chi gliene frega meno.

Una scuola pacificata e senza voci di dissenso è il sogno del nostro prode che davanti a delle storture invoca misure ancor più restrittive sia, dal punto di vista giudiziale, con processi per danneggiamenti e danno d’immagine per ragazzi di 15 anni, sia, dal punto di vista scolastico, reclamando l’entrata della polizia durante le proteste studentesche e la bocciatura (o, ancor peggio, l’espulsione) come soluzione finale per togliersi dalle scatole quella componente poco disciplinata. Mentre continua a riempirsi la bocca di abbandono scolastico e paga milioni di euro per tutor e orientatori che serviranno a pochissimo, se buttiamo fuori dalla scuola chi ne avrebbe maggiormente bisogno. Non è un caso che misure maggiormente restrittive siano già state proposte e portate avanti anche da presidi e professori, particolarmente sedotti da questa retorica che di didattica e pedagogia ha veramente poco, se non nulla. Degli esempi si ritrovano anche a Firenze, con la preside del Buontalenti, prona ai diktat del Ministero e pronta ad espellere ragazzini scalmanati dalla propria scuola per un’occupazione finita male, o il preside del Calamandrei, che non esita a sospendere decine di studenti per una pallonata ad una collaboratrice scolastica durante le proteste.

Non vogliamo per questo rivangare i tempi d’oro, che non sono mai esistiti, della scuola aperta e realmente vissuta da tutte le componenti, oppure ricordare le tante occupazioni che da studenti e studentesse abbiamo promosso e aiutato a realizzare (con chissà quanti danni d’immagine…), ma è inevitabile constatare che questo Ministro stia provando a realizzare una scuola elitaria, autoritaria ed escludente. Un vecchio slogan diceva “libro e moschetto”: ma il “libro” non serve più, perché di studiare non si ha più voglia, meglio metterli subito a lavorare, sul “moschetto” ci stanno pensando, tanto i soldi alle armi li troviamo sempre, mica parliamo di finanziamenti a scuola o servizi pubblici. Non resta che opporsi a questa deriva, appoggiando le proteste, studentesche e non, e organizzandosi per mettere di nuovo al centro la scuola e la sua importantissima funzione sociale ed educativa.

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