Intifada senese: riappropriazione della lotta e degli spazi intersezionali

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A partire da lunedì 13 maggio 2024 il Comitato Palestina Siena, costituito da associazioni studentesche, collettive e lavoratorə, ha iniziato l’acampada in Via Pier Andrea Mattioli 10 (Polo universitario Mattioli), per rispondere “presente” alla chiamata nazionale di Giovani Palestinesi. Lə studentə richiedono un incontro pubblico con i rettori Roberto Di Pietra (UniSi) e Tomaso Montanari (UnistraSi),  finora sempre negato. L’obiettivo dell’intifada senese è quello di far rescindere gli accordi che UniSi ha con le università israeliane e quelli che UnistaSi ha con la Marina Militare, dove sembrerebbe esserci un progetto chiamato “mare aperto” (uso “sembrerebbe” perché c’è pochissima trasparenza a riguardo e le informazioni scarseggiano). Oggi martedì 21 maggio 2024, lə studentə si sono spostate sotto il rettorato per aumentare la pressione e lanciare un messaggio politico ancora più forte.

 

Durante la giornata di sabato 18 maggio noi de La Città Invisibile siamo state loro ospiti, partecipando ad un dibattito aperto sul tema della gentrificazione nei casi delle città di Firenze e Siena. Questo fa parte di una serie di eventi di preparazione alla pride non istituzionale “Mostruos3Pride”, organizzata da varie realtà senesi tra cui Collettiva “F.R.O.G.”, associazione studentesca Link, poliamore Siena e Elaga, che si terrà sabato 22 giugno 2024. 

 

Tornando alla giornata di sabato, questa si è svolta proprio nel centro della lotta studentesca: l’acampada. Scegliendo questo luogo lə studentə hanno voluto trasmettere un messaggio politico forte: quale migliore spazio se non quello universitario, che è ritornato in mano allə studentə, per parlare del diritto alla città? Il polo Mattioli si trasforma, non tanto fisicamente ma socialmente: diventa uno spazio politico, un luogo di resistenza e di solidarietà. Le acampade rappresentano l’esempio più lampante di lotta coesa contro l’oppressione, di spazi dove le voci sono ascoltate e supportate. Si viene così a creare una piccola zona sicura, dove le comunità marginalizzate possono (ri)tornare al centro.

 

 

                                                                                                                                                                             ragazzə dell’acampada di Siena

Raccontiamo la rabbia e la lotta studentesca senese attraverso le parole dellə stessə che hanno riempito l’acampada: Siena e Firenze si guardano a vicenda dall’interno delle proprie vetrine, mentre studentə e lavoratorə fanno sempre più fatica a trovare una stanza in cui vivere. Mentre Siena lascia lə suə studentə in balia di se stessə, dicendo che l’unica soluzione all’assenza di posti letto è rivolgersi ai privati, Firenze si svende, accogliendo solo hotel e studentati di lusso. Le città abbandonano lə studentə, quando durante la pandemia pregavano in ginocchio per un loro ritorno. Ora che son tornatə ma che non sono più al centro dell’economia, possono anche abbandonare gli studi e lasciare la città.

 

Oltre ai nostri spazi, i ricchi si stanno appropriando anche delle nostre lotte, rendendole meri brand utili solo al loro profitto. Esempio più lampante, il TSH in Viale Spartaco Lavagnini a Firenze: promuove eventi queer economicamente inaccessibili, in posti che una persona della comunità non frequenterebbe mai. Prendono parti di culture marginalizzate, tolgono l’aspetto storico, sociale, culturale e di lotta per organizzare eventi che non rappresentano nulla di cui si fanno nome. Svalutano le nostre lotte, traendone profitto economico. 

 

Il dibattito però, dà voce anche alle esperienze positive di lotta: a Siena erano presenti tante realtà, tante persone di età diverse che si sono confrontate e hanno ritrovato un pensiero comune nella resistenza. Tra le tante individualità c’era anche Filippo, ex insegnante di musica ormai rimasto senza un tetto. Da quando è iniziata l’acampada mangia, dorme, canta, vive e lotta con lə studentə. È un dare e ricevere, l’unico modo che abbiamo di resistere. È lotta intersezionale. Anche a Firenze, gli e le autiste AT portano cibo e sostegno all’intifada studentesca, mentre il collettivo di fabbrica GKN occupa il giardino di regione toscana, piazzando tende e striscioni che recitano:”Da Novoli a San Marco sempre al fianco di chi resiste”.

 

Tutto questo è stato argomento di dibattito durante l’evento di sabato. Lə studentə ce lo insegnano, tutto ciò che rimane sono rabbia e cura: ma non c’è da preoccuparsi, è quello che serve per portare avanti l’intifada. Rabbia verso l’esterno e cura dell’interno, rabbia verso il centro che esclude,  cura del margine che accoglie. Riappropriamoci della lotta e degli spazi e facciamolo in modo intersezionale.

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Denise Torsello

Denise Torsello è laureanda in urbanistica presso l'Università degli studi di Firenze.

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