I tunnel TAV e le liturgie del potere

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Giovedì 11 luglio c’è stato il sopralluogo al cantiere della stazione ai Macelli del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani con la partecipazione dell’amministratore delegato di RFI Giampiero Strisciuglio e con un seguito di dirigenti ferroviari e del Consorzio Florentia; presenti ovviamente giornalisti, fotografi, cameraman.

Il tema del Passante AV di Firenze è molto importante per la città, per questo, col Comitato No Tunnel TAV, siamo sempre alla ricerca di notizie che facciano luce su un’opera tutt’altro che utile e semplice.

È totalmente inutile partecipare a questi incontri per avere risposte o informazioni (in fondo all’articolo un elenco delle principali domande in attesa di risposta); ma è molto utile assistere ogni tanto alle liturgie che il potere allestisce ufficialmente per informare i media e i cittadini, in pratica per autocelebrarsi. Le grandi opere, come il Passante AV, stanno molto molto a cuore al potere, sono oggetto di promozione e consacrazione pubblica con un rituale sempre uguale, attento al ripetersi di linguaggio e gesti, vogliono indurre fede e consenso.

Prima c’è il raduno di giornalisti e fotografi che conversano tra loro in attesa dei sacerdoti della conferenza stampa, poi il loro arrivo; nel caso erano il Presidente regionale e alcuni dirigenti delle ferrovie. A seguire i discorsi-sermoni di celebrazione dell’opera magnificando i pregi e tacendo i problemi.

In particolare il Presidente Giani è molto sensibile a questi aspetti dell’ostensione del potere e dei suoi meriti; ha parlato del Passante in termini quasi imbarazzanti, con voce commossa, a tratti spezzata, tentando addirittura accenni poetici.

Ha annunciato un “prossimo sopralluogo alla talpa che vi affascinerà”, capace di scavare e rifinire la galleria rivestendola di mattoni già pronti.

“Il Passante è l’opera più importante oggi in Italia”; forse è un tantino esagerato, ma il potere ha bisogno di sentirsi al centro.

“Il camerone [la stazione sotterranea] cambierà il baricentro della città”; presentare questo come un merito in assenza di un serio studio urbanistico non è un po’ azzardato?

“Quest’opera sarà utile per l’avvocato che arriva ed è vicino al Palazzo di giustizia, allo studente che troverà vicino le facoltà di Novoli…”, “Il people mover sarà un ascensore orizzontale”, “I milioni di turisti che verranno a Firenze avranno una visione diversa della città”, insomma un elenco di microesempi che si vorrebbero virtuosi per un’opera che stravolgerà l’urbanistica della città.

Poi un commosso commento dal sapore vagamente sensuale: “Il ventre di Firenze che non era mai stato violato è stato scavato. I lavori sono andati bene…”. Aspettiamo il parto nel 2028? Giani si illude se pensa di vedere l’inaugurazione del Passante durante un suo possibile secondo mandato; con i ritardi che si stanno accumulando, nel 2030, scadenza del presunto secondo mandato, non avremo nessun treno a correre nel “ventre di Firenze”.

Dopo la liturgia officiata nella sala conferenze è partita la processione di giornalisti e fotografi vestiti di giallo come canarini e coperti da caschetti bianchi saggiamente antinfortunistici. Arrivati sul bordo della voragine del “camerone”, ecco altra descrizione esaltatrice dei lavori, narrazione commossa dell’opera, battute veloci coi giornalisti per telecamere e microfoni, qualche domanda fugace con risposte telegrafiche e soprattutto sfuggenti.

Sui giornali ci saranno i soliti titoli inneggianti ai lavori che procedono spediti, i problemi, se saranno minimamente riportati, in fondo all’articolo.

Ad assistere a questi eventi occorrerebbe la partecipazione di antropologi che sappiano leggerne i segni e gli obiettivi nascosti, ci vorrebbero psicologi e psicoterapeuti per decifrare il narcisismo del potere e denunciare lo sbarramento fideistico che tenta di difendere il potere da ogni intrusione critica. Chi scrive ha considerazioni varie: come attivista prova irritazione di fronte ai silenzi, alle reticenze e all’arroganza; come semplice cittadino resta a bocca aperta nel vedere come si distende la vanità dei politici e di come tanti professionisti dell’informazione siano obbligati ad ascoltare senza battere ciglio l’omelia di un potere ormai lontano dal mondo dei vivi.

Credo comunque che, al di là di queste considerazioni personali, sia utile fare un elenco delle principali questioni oggi presenti nel progetto di Passante e che non hanno avuto alcuno spazio nella celebrazione dei tunnel:

  • I ritardi nello scavo; secondo il crono-programma di RFI la fresa avrebbe dovuto già essere nel camerone della stazione e aver scavato la prima galleria di circa tre chilometri, al contrario hanno scavato 1075 metri, sono in ritardo di circa due chilometri. Il ritardo è ormai incolmabile per lo scavo della prima galleria (binario pari, fresa IRIS) e con la media da loro prevista come pratica di 6 metri al giorno è valutabile in 11 mesi: termine scavo il 15/05/2025 anziché 05/07/2024. Poiché le due frese non possono lavorare in contemporanea per il volume di smaltimento delle terre di scavo, la seconda fresa potrà quindi partire solo al 16/05/2055 e si prevede che completerà, con la stessa media di scavo, il suo percorso alla Foster verso il 30/09/2026 con 22 mesi di ritardo sul programma, sempre che non ci siano ulteriori inconvenienti. Come è possibile pensare di riassorbire i ritardi?
  • Fonti ufficiose, ma documentate, da Cavriglia parlano di grossi problemi a smaltire le terre di scavo che avrebbero difficoltà ad asciugarsi e ad andare a realizzare la prevista collina per il parco pubblico in riva al lago di Castelnuovo; le terre non avrebbero la consistenza necessaria e le piogge future renderebbe instabile tutta la struttura. Come si pensa di ovviare?
  • Se le terre dovessero essere conferite in discarica i costi di smaltimento sarebbero più o meno decuplicati; è accettabile una prospettiva del genere?
  • I ritardi e il lento procedere della fresa a cosa sono dovuti? Al timore per edifici e tranvia sotto cui si scava o al fatto che ci sono difficoltà a smaltire le terre? O ad entrambi i problemi?
  • Giani sostiene che la fase più pericolosa per gli edifici di Firenze sia passata, ma dimentica che proprio in viale Lavagnini con la tranvia, presto sotto la Fortezza da Basso e nel punto più critico di via Cittadella e via delle Ghiacciaie, si avranno i rischi maggiori; lo scavo della seconda galleria prenterà maggiori criticità perché la fresa troverà un terreno già modificato dalla prima galleria. Nessun pericolo è scongiurato e lo scavo procede lentamente proprio per evitare rischi.
  • Si continua a chiamare “Belfiore” la stazione in costruzione ai Macelli, ma il nome era relativo al progetto abbandonato di Zevi che si affacciava davvero su viale Belfiore. Non è questo un escamotage per nascondere il fatto che quel che si sta realizzando è privo di “valutazione di impatto ambientale”, mentre il precedente lo aveva?
  • Dai cantieri di gallerie del nord Italia e della Svizzera giungono notizie di presenza di pfas nelle acque di lavorazione nelle gallerie forse dovuti ad additivi usati nel cemento; per la realizzazione dei tunnel fiorentini si è provveduto a valutare la presenza di tali pericolosi composti?
  • Tra ritardi, fermi di esercizio e difficoltà con le terre di scavo si sono calcolati gli aumenti dei costi conseguenti che promettono di essere ingenti?
  • La parte del Passante ultimata, lo scavalco di Castello, dopo più di dieci anni di esercizio non è stata ancora collaudata e non è collaudabile poiché non è stata impermeabilizzata; questo causa continue infiltrazioni di acqua della falda e ne mina la durabilità. Come si pensa di rimediare?
  • Soprattutto a Giani, che parla commosso di questa opera come di una meraviglia del mondo, ci sarebbe da chiedere perché non vuol ricordare che l’analisi costi benefici – fatta alcuni anni fa con il governo Conte I – promuove il potenziamento della principale linea italiana, ma boccia sonoramente l’opera per gli effetti nefasti che questa avrebbe per Firenze e la mobilità toscana, creando un sistema irrazionale con due stazioni scollegate tra loro e costringendo a penalizzanti rotture di carico.
  • Sempre a Giani si potrebbe chiedere se ricorda che la suddetta analisi sosteneva che sarebbe stata più efficiente una soluzione di superficie.

Queste sarebbero solo alcune domande che vorrebbero una risposta dalla politica toscana e dalle ferrovie, ma praticamente in questi incontri con la stampa non è possibile approfondire nulla, anzi delle timide domande fatte al volo sui ritardi e sulle terre di scavo hanno avuto solo delle non-risposte, Giani ha risposto a quest’ultimo quesito chiedendo al giornalista perché guarda quelle brutte cose e non alla meraviglia del tunnel che nasce nelle viscere di Firenze.

Così, mentre il mondo e l’occidente in cui viviamo corre verso la guerra, assistiamo senza fede a questi riti attorno ad un tempio-galleria dedicato alle divinità ctonie che generano rendita e profitti. Non c’è da stare allegri.

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Tiziano Cardosi

Obiettore di coscienza negli anni ‘70, attivista contro le guerre, già capostazione delle FS, oggi si occupa soprattutto di mobilità e del fenomeno delle “grandi opere inutili”, tra I fondatori del comitato No Tunnel TAV di Firenze. Attivista di perUnaltracittà.

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