In linea con i precetti del neoliberismo, Firenze ha sostanzialmente rinunciato all’urbanistica e alla pianificazione del territorio. In venticinque anni si è assistito a un crescente laissez-faire verso i capitali, all’imporsi della deroga come strumento decisionale, all’accatastarsi di progetti privati e grandi opere. In un quadro dove tutto pareva possibile.
Il caos urbanistico che ne è derivato è fatto di cantierizzazione perenne e di interferenze tra infrastrutture, di privatizzazione dello spazio pubblico, di alienazione sottocosto di grandi complessi pubblici e di scelte irrazionali sulla loro destinazione d’uso. Di grandi sprechi che hanno canalizzato risorse pubbliche in tasche private, aggravando le condizioni di vita degli abitanti.
Ma non è solo una questione di cemento. Rinunciare al controllo pubblico delle trasformazioni urbane comporta infatti una traslazione dell’esercizio del potere verso i corpi e i comportamenti. Abbandonato lo spazio fisico, il controllo si esprime nel disciplinare le vite, nel sorvegliare, nell’espellere dalla città chi non può permettersi stili di vita consoni.
Nel vuoto normativo e progettuale che si viene a creare, viceversa, i capitali si muovono con agio.
La pianificazione – affermava l’urbanista Italo Insolera (1989) – “non serve alle classi dirigenti, ma alle altre sì”. Una tesi che, invertiti i termini e aggiornata, diviene: l’assenza di pianificazione giova all’oligarchia capitalista ed ai suoi lacché, non certo ai ceti medio-bassi e alle marginalità sociali.
Con tre esempi illustriamo l’assunto: OGR, stazione Foster-AV, ex Teatro Comunale.
OGR: area tra centro storico, Cascine e periferia nord-ovest. Già proprietà delle ferrovie, è ora in mano ad una società partecipata al 70% da Ginko3, che vi prevede oltre 54.000 mq di edilizia residenziale, studentati privati e turistico-ricettivo. Afferma in proposito Dario Nardella, sindaco da dieci anni dopo un lustro di delfinato sotto Renzi: “Grazie al cantiere, quest’area non potrà più essere oggetto di occupazioni abusive, di attività illegali, garantendo più sicurezza a tutto il quartiere e rendendolo più decoroso” (10/03/2024). Poco importa se la città viene defraudata di un’area pubblica che avrebbe potuto garantire un’organica rigenerazione utile a colmare i bisogni eccedenti: la rendita privata è salva.
STAZIONE FOSTER: nuova fermata sotterranea, in costruzione, sulla linea AV che sottopassa in tunnel alcuni quartieri della città. Registrati i primi cedimenti di abitazioni private, Nardella rassicura le migliaia di famiglie potenzialmente coinvolte, con l’annuncio di un “monitoraggio di assoluta avanguardia” (22/02/2024) demandato ai “mille occhi” pensati ad hoc, nella città più videosorvegliata d’Italia. Il nuovo TAV permetterà di bypassare SMN facendo guadagnare qualche minuto alla “metropolitana d’Italia”, ma allungando i tempi delle coincidenze tra rete regionale e AV, data la distanza tra le due stazioni (ancorché si prometta un collegamento con people mover). In questo disordine Eugenio Giani, presidente regionale, immagina “case, hotel, uffici” sulla copertura della stazione Foster, al di fuori di ogni programmazione urbanistica, aggiungendo altri profitti privati agli affari cementizi del TAV. “Qui si fa la Firenze moderna. È giusto che si apra un dibattito sulla visione della città” (09/03/2024) chiosa il presidente a giochi fatti. Il piano urbanistico (POC), infatti, sarà portato ad approvazione nelle prossime settimane.
EX TEATRO COMUNALE. Mentre il centro storico perdeva, in dieci anni, il 10% dei residenti, mentre le piattaforme dei b&b spadroneggiavano, il sindaco prometteva incrementi stellari di presenze turistiche. Ma quando il gioco è scappato di mano, l’amministrazione ha cambiato registro. Le restrizioni ai b&b arrivano, ma tardi, poiché a Firenze la densità abitanti-b&b è la più alta d’Italia. Censurata la sharing economy, si punta sui ghetti per super ricchi. Meglio, infatti, proseguire con le lussuose trasformazioni dei palazzi storici, acquisiti da magnati e colossi dell’immobiliare e dell’alberghiero. Come all’ex Teatro (già) Comunale (oggi proprietà Hines) dove sono in costruzione – in deroga, sia chiaro – 160 appartamenti “stile Fifth Avenue” per affitto turistico. Sui cancelli del cantiere si legge: “Un nuovo modo di vivere la casa per tutti. Una nuova piazza, aree comuni e percorsi pedonali accessibili alla comunità”. Stride il rimando ai beni comuni in un’operazione che ne è manifesta rapina.
Il testo è la rielaborazione dell’articolo uscito sul Fatto Quotidiano – nel blog perUnaltracittà – il 14 marzo 2024. Qui se ne può leggere la versione originale.
Ilaria Agostini
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Non è una novità. Le amministrazioni a Firenze hanno sempre richiesto una partecipazione per i grandi interventi salvo lasciare cadere i contributi per scelte unilaterali e prestabilite. La partecipazione è sempre stata un alibi per andare avanti. Alcuni esempi? I concorsi di progettazione per le murate e per l’area ex Fiat . Del primo una pubblicazione del secondo … niente assoluto. La tranvia? Giusto o sbagliato che fosse al referendum avevano vinto i no. Il procedimento partecipativo del piano strutturale? Quanti sono stati i contributi analizzati e discussi.? Zero. Quindi perché ormai prendersi il disturbo di chiedere se le scelte siano giuste o meno, se siano utili a molti o a pochi.
Non è solo un fenomeno Fiorentino. La nostra società è una società guidata da grandi gruppi economici ( il più delle volte straniere) che niente hanno da spartire con l’interesse comune. La politica, dimenticando il suo scopo originale si è piegata, per puro tornaconto e prestigio egoistico. Il senso solidale di una società, che si traduce anche nel pensare lo spazio per il beneficio di tutti, si è perso . Richiamare questi concetti ti estremizza, ti isola, ti rende anacronistico. La politica questo lo sa bene , i politici lo sanno bene. E lo sanno bene anche i potentati economici che preferisco politici marionette piuttosto che personalità moralmente integre e preparate. Quale sarà il futuro. Finché le nuove generazioni non prenderanno atto dell’annullamento culturale e morale della società e si faranno carico dei nostri errori, temo che non ci sarà futuro.
Iniziai ad occuparmi di urbanistica nel 1972 come funzionario del Provveditorato alle OO.PP. di Firenze, transitato alla neonata Regione Toscana. Un tema importante e stimolante del quale mi sono occupato in diversi modi fino al 2016. Per Firenze ho seguito molte iniziative di vari enti, Comune di Firenze in primo piano, e sostanzialmente un difficile confronto con la città che ha visto e continua a attuare cambiamenti sostanziali. Senza affrontare il fattore tecnico attuativo dell’urbanistica, comunque, anche questo, non scevro da errori e presunzioni, la materia di per sé regolatrice del territorio quale risorsa limitata e quindi a forte impatto con la vita dei cittadini, abitanti, imprenditori, gruppi finanziari e naturalmente con la politica. Per mia esperienza devo dire che questa materia è finita con l’esistere solo sulla carta, solo per garantire consenso da qualsiasi parte venisse. Si fa un piano che grossomodo raccoglie le esigenze di chi opera nel settore dell’edilizia o delle infrastrutture, tra l’altro con indecenti pantomime di partecipazione, poi comunque c’è sempre la variante più o meno puntuale per dare soddisfazione al mercato e portare voti. Ma l’urbanistica non è questa cosa!