Dal 26 agosto al 7 settembre la mensa universitaria di Sant’Apollonia rimarrà chiusa per lavori interni alle cucine della mensa, commissionati dalla Cir Food. Insieme alla mensa sarebbe stato chiuso anche l’intero plesso, compreso il chiostro e la Polveriera, se non avessimo presidiato lo spazio dal 25 agosto. I suddetti lavori interni già creano diversi disagi: lə studenti che fanno riferimento a questa mensa, dovranno affrontare un problema enorme di spostamenti alla mensa ASP Montedomini (una società al centro di vari scandali per le condizioni contrattuali dellə dipendentə e per le condizioni di vita dellə ospiti all’interno della struttura).
Inoltre, l’eventuale chiusura prospettata dal DSU è inspiegabile ed irrazionale, non permettendo alle persone che abitano il quartiere di usufruire dello spazio.
Perché la Cir Food, una società privata, può decidere le aperture e le chiusure di un posto pubblico destinato allə studenti e cittadinə?
Durante il passaggio di proprietà fra demanio e regione, la regione si è impegnata ad eseguire e terminare dei lavori di ristrutturazione sulla parte del plesso vincolata alla destinazione d’uso “diritto allo studio universitario” entro il 2027. Quest’anno la Regione Toscana ha ottenuto 5 milioni da spendere proprio in questo progetto ed ha programmato di iniziare i lavori entro la fine del 2024, annunciandoli in pompa magna sui social e sui media.
Da quanto sappiamo, invece di destinare i locali che verranno ristrutturati a nuovi alloggi (che come sappiamo sono un’urgenza assoluta), ad un ampliamento reale e funzionale della mensa o nuove aule studio, la politica ha già deciso che serviranno da nuova sede del DSU Toscana.
Avrà luogo quello che Giani chiama “lavoro di restyling”, ma che sarà di fatto la cancellazione della storia e dell’importanza del plesso nelle rivendicazioni del diritto allo studio.
Durante il nostro percorso come spazio Polveriera, ci siamo impegnatə a fare conoscere la storia e l’arte del plesso che rifiutiamo essere una memoria immutabile strumentalizzata per l’immagine della Firenze Medievale da manuale. Abbiamo approfondito la storia e tradotto le scritte sui muri del plesso. Quest’ultime sono protette dalla sovrintendenza dei beni artistici e culturali in quanto lascito e traccia del passaggio di tanti gruppi, movimenti studenteschi e universitari, dei collettivi dei licei del quartiere, dei collettivi degli studenti-rifugiati greci, che occupavano il plesso, di quelli cileni e spagnoli in fuga dalle rispettive dittature. Una memoria di lotta che ha scritto la storia dei movimenti fiorentini e del diritto allo studio. Sosteniamo inoltre che, come accade dagli anni ’60, il resto dei muri bianchi debbano continuare a raccontare la storia contemporanea, valida al pari di quella antica o medioevale.
Gli articoli usciti negli ultimi mesi su La Nazione ed altri quotidiani recitano le parole del presidente della giunta regionale Giani riguardo al plesso cercano di dipingere Sant’Apollonia come vuota e inutilizzata.
In realtà centinaia di persone attraversano quotidianamente questi spazi e li vivono davvero.
Il percorso mandato avanti in questi anni non si è fermato solo alle rivendicazioni studentesche, ma ha saputo andare oltre cercando di portare mutualismo e solidarietà nel quartiere. Sono stati mandati avanti molteplici progetti come il sostegno alimentare durante la pandemia, il mercato contadino, lo sport popolare, cineforum, sindacati autoorganizzati dei rider, ciclofficina gratuita, il programma radio Fuoco Alle Polveri, cineforum, i corsi di italiano per migrantə e tanti altri.
“Tutto sarà rimesso a posto e verrà restituita dignità a questo luogo importantissimo per la città” le parole di Giani. Eppure i lavori in previsione non comprendono quelli che sono i veri problemi nel plesso: un cancello messo illegalmente che blocca l’accesso al chiostro nella maggior parte del tempo, il cancellone esterno a chiusura ermetica che, quando si blocca, sequestra chi è presente all’interno del plesso; il maniglione antipanico dell’uscita della mensa che si incastra, tutte e tre le scale dismesse e rotte, delle quali la più antica non è a norma senza i pianerottoli anticaduta e non viene illuminata la sera.
I fondi sbloccati per questi lavori (5 milioni ricordiamo) non comprendono neanche la messa in sicurezza di base necessaria nel plesso; eppure si vuole spostare qui gli uffici di viale Gramsci, che ha sontuosi lampadari di cristallo, i soffitti affrescati e sfarzosi ninnoli barocchi ovunque, invece di assicurare agli universitari delle fasce meno abbienti una mensa decente e la sicurezza di chi la frequenta.
Perché 5 milioni da dedicare al plesso vengono utilizzati prevalentemente per spostare la sede del DSU, sgomberando una realtà che per dieci anni ha lottato per il diritto allo studio e che testimonia un percorso più lungo? Mentre non ci sono abbastanza alloggi, aule studio, il raddoppio dei costi in mense dalle dubbie condizioni igieniche.
Perché nonostante i molti immobili vuoti ed inutilizzati e decine di stanze vuote da ristrutturare negli edifici pubblici vicini, vogliono inserire i propri uffici in Sant’Apollonia?
Perché non riaprire e riutilizzare quanto meno le due aule studio giù arredate ed attrezzate per la quale apertura studenti e Polveriera avevano lottato tanto a lungo?
Il 26 agosto ci siamo fattə sentire e vedere nel plesso per ribadire che non accetteremo altri scaricabarili né i soliti giochetti di speculazione tra DSU e Regione.
Pretendiamo risposte e garanzie sul futuro del plesso, il cui chiostro deve restare aperto anche durante i lavori perché deve essere accessibile alla cittadinanza secondo il regolamento urbanistico.
Il chiostro è anche il luogo di raduno e ritrovo in caso di emergenza. È assurdo ed inaccettabile che in caso di terremoto o incendio le persone che vi trovano rifugio poi rimangano chiuse da un cancello abusivo.
Chiediamo che ritornino in vigore gli orari d’accesso pre-covid (dalle 9 di mattina alle 23), per permettere l’accesso durante tutta la giornata sia alla cittadinanza che alle composizioni studentesche che ne hanno bisogno anche fuori dall’orario pasti.
Non staremo a guardare mentre trasformeranno la polveriera in un mucchio di uffici inutili.
Non siamo affatto contrariə e non vogliamo creare problemi ai lavori, purché siano di miglioramento dell’edificio, per la tutela del diritto allo studio o che servano ad assicurare la permanenza della mensa.
Pretendiamo politiche per il diritto allo studio reali e che queste vengano finanziate adeguatamente dalla Regione Toscana, basta alle prese in giro.
Sebbene alzando le soglie ISEE per le borse di studio è aumentata la platea dei borsisti, non sono aumentati i finanziamenti per quelle strutture come Sant’Apollonia che dovranno servire più pasti, nè vengono aperti nuovi studentati (alcuni dei quali pronti da anni, ma non consegnati), aumentano gli idonei non beneficiari e si aggravano le liste d’attesa già infinite.
Vogliamo la messa in sicurezza del plesso con nuove scale che dagli anni ’90 hanno visto compiere migliorie solo dall’assemblea dello spazio comune della Polveriera.
Vogliamo accessi migliori per le persone con disabilità e l’abbattimento delle barriere architettoniche, prima fra tutti il cancello, nuovi bagni adeguati all’affluenza del plesso.
Esigiamo che il DSU non affitti mai più un plesso pubblico ad enti ed eventi privati!
Non accetteremo che un matrimonio o un catering continuino ad avere la priorità sullə vite dellə studentə.
Non andremo via e non ci fermeremo fino quando il DSU e la regione avranno risposto alle nostre domande per quanto riguarda il futuro del plesso e non avranno preso un impegno serio per un confronto proficuo.
Se l’intenzione della regione era quella di renderci invisibili e puntare ad una sostituzione furtiva e silenziosa ha sbagliato di grosso.
La Polveriera Esiste, Resiste e Persiste.
Venerdì 30 agosto il collettivo de La Polveriera ha incontrato il DSU ma nessuna delle richieste è stata accettata. ‘Il plesso di Santa Apollonia non è soltanto legato al diritto allo studio e il chiostro non è solo degli studenti – ci ha tenuto a sottolineare Marta Moretti del collettivo e rappresentante degli studenti del Cdl in Storia – è uno spazio verde, che appartiene a tutta la città, a tutte le persone che la vivono.’ Ma proprio la composizione eterogenea dell’assemblea de La Polveriera è uno degli elementi critici per il DSU.
Il collettivo vorrebbe vedersi riconosciute alcune attività anche per dar loro continuità come, per esempio, la cura dell’orto sociale che invece nel corso degli anni è stato più volte distrutto, ma anche tutte le attività culturali e mutualistiche. Nonostante tutto questo gli attivisti continueranno a tenere il chiostro aperto e anche a cercare un dialogo con la Regione che finora è stata completamente assente, qualsiasi possibilità di dialogo in quest’ultimo periodo sembra essere tramontata.
Il chiostro è uno spazio pubblico, vissuto dagli attivisti fin dagli anni ’70 come confermano le scritte sulle mura del chiostro, ormai testimonianza storica di tutti i gruppi e di tutte le lotte che sono passate da Sant’Apollonia. (Redazione)
La Polveriera
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