Grandi navi: cosa resta ai livornesi

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Domenica 25 maggio, come in altre occasioni, Livorno, scende in piazza a denunciare l’insostenibilità dell’abnorme sviluppo del traffico crocieristico. Ma questa volta lo fa insieme ad attivisti di Firenze, Lucca, Pisa e La Spezia.

Livorno quest’anno riceverà oltre 370 navi da crociera, con un ulteriore incremento del 5% rispetto all’anno scorso che già aveva registrato un + 23% rispetto al 2023, e c’è chi si frega le mani, a nostro avviso irresponsabilmente.

Viviamo in tempi davvero curiosi in cui siamo quotidianamente assillati con messaggi ipocriti sulla necessità del vivere green e di scelte sostenibili per il bene del nostro pianeta e contemporaneamente ci propinano pubblicità per attirare masse di turisti perché usufruiscano delle meravigliose crociere per un viaggio da Eden sui flutti marini. Messaggi in evidente contraddizione, a cui siamo ormai abituati da tempo.

Cosa rappresentano infatti le crociere?

Un baraccone galleggiante, che può arrivare a misurare quanto 4 campi di calcio e a consumare quanto dieci hotel o come una città di 27.000 abitanti, secondo pareri autorevoli delle Autorità Portuali.

E siccome a bordo ci sono 3-4.000 persone, questo significa che l’impatto di ciascun crocerista equivale a 7-9 volte quello di un residente o di un lavoratore che respira i suoi fumi.

La nave da crociera, con le sue meraviglie, è una montagna di luci ed impianti energivori, un grande luna park insomma che offre vacanze all inclusive, la promessa illusoria di evasione e di effimeri divertimenti,  ma che produce dei costi altissimi in termini di salute e di danni all’ambiente.

Ma si sa i profitti vengono prima di tutto, gli armatori devono guadagnare, meglio deviare l’attenzione dell’ingenuo cittadino sui suoi acquisti quotidiani facendogli credere che è bravo se compra quel detersivo verde ed è colpa sua se il mondo va a rotoli perché non fa abbastanza attenzione ai consumi domestici.

Andare in crociera invece sarebbe una buona pratica!

Guardiamo cosa comporta questo tipo di turismo per esempio alla città: Livorno risulta, nell’ultimo rapporto di Transport & Environment del 2019, l’ottavo porto più inquinato d’Europa.

I principali veleni si chiamano biossido di azoto e polveri sottili, una miscela mortale di cui, solo pochi anni fa, è stato stimato un impatto terribile per la città: 4 milioni di euro per costi sanitari dovuti a decessi, ricoveri, terapie. Soltanto per il traffico di crociere, ripetiamo.

Livorno inoltre è ancora priva di banchine elettrificate. L’assenza di un collegamento alla rete elettrica significa che questi giganti del mare sostano per ore con gruppi elettrogeni a scala industriale, che restano accesi a poche centinaia di metri dalle nostre case, anche la notte.

Che cosa resta dunque ai Livornesi?

Polveri sottili, metalli pesanti e gas tossici nei polmoni, nel sangue, negli organi interni e ben poco nelle tasche, perché un crocierista deve spendere tutto a bordo affinché la compagnia possa rientrare nei costi del trasporto e realizzare un guadagno.

La ricaduta positiva del business è minima e limitata a poche categorie commerciali che magari vendono qualche cappuccino o gelato in più, i veri beneficiari sono in realtà solo le compagnie, i petrolieri, le agenzie che gestiscono i mezzi che conducono migliaia di turisti a Pisa e a Firenze.

Per tutte queste ragioni l’Associazione Livorno Pulito si è impegnata fin dall’inizio contro l’insensata diffusione delle crociere e lo sarà sempre di più, a fianco di tutti i comitati portuali italiani ed europei che in questi anni si battono in difesa della salute e dell’ambiente per un turismo che ne sia rispettoso, che ci arricchisca culturalmente e non finisca per snaturare le città.

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