Effetto crociere: “Bisogna vendere il prodotto. E il prodotto è Livorno”

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Fra le affermazioni più istruttive della kermesse markettara dello scorso lunedì 4 novembre nella Fortezza Vecchia, dedicata a declamare le “magnifiche sorti e progressive” del crocierismo a Livorno, si annovera sicuramente la seguente: “Signori, qui bisogna vendere il prodotto. E il prodotto è Livorno”.

A parlare era un funzionario della Camera di Commercio, che, è bene ricordare, detiene il pacchetto di minoranza di Porto di Livorno 2.000 Srl, insieme all’Autorità Portuale (che ha organizzato l’incontro).

Di chi è il pacchetto di maggioranza, volete sapere?

Ma naturalmente di MSC e Moby (a sua volta partecipata da MSC al 49%).

In sostanza, la società terminalista che gestisce le crociere a Livorno (tutte, qualsiasi sia la compagnia) è del sig. Gianluigi Aponte, sorrentino con passaporto svizzero, che è nientemeno il primo armatore al mondo e, secondo la rivista specializzata Forbes, il 48° uomo più ricco del pianeta.

Era solo il 208° lo scorso anno, ma evidentemente si è dato da fare.

Ecco spiegata la condiscendenza fantozziana dei principali amministratori locali.

E anche la levata di scudi non appena qualcuno prova a proporre che, visti gli impatti ambientali e sanitari, a Livorno si faccia come in tante altre nazioni, contingentando le crociere, anziché aumentarle.

L’idea è quella di trasformare sempre più la nostra città in un terminale turistico al servizio di Firenze e Pisa, che costituiscono l’unico vero motivo immaginabile per cui un crocierista voglia mettere piede in città.

E durante il transito non bisogna deluderlo, certamente.

Ecco perché l’ineffabile esponente della società di consulenza lunedì ci ha spiegato perbenino che non sta bene lasciare nel degrado e nella sporcizia la parte di città più vicina al porto.

Il resto della città decada pure, mica sta sul banco del verduraio.

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