20 giugno: sciopero generale per la Palestina, per il disarmo, per il salario, per lo stato sociale

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Il 20 giugno, l’Unione Sindacale di Base, insieme a CUB ed SGB, ha proclamato uno sciopero generale nazionale di tutte le categorie del lavoro pubblico e privato.

Lo sciopero ha l’obiettivo di permettere alle lavoratrici e ai lavoratori di fermarsi per un giorno:

-per opporsi al massacro ad opera dello Stato genocida d’Israele;

-per mostrare solidarietà alle atroci e intollerabili sofferenze del popolo palestinese;

-per accusare la folle corsa al riarmo decisa dall’Unione europea – accettata servilmente dal governo Meloni;

-per denunciare la devastazione sociale prodotta da decenni di moderazione salariale ad opera dei governi filo-padronali del nostro Paese.

Lo sciopero è dunque una risposta necessaria e urgente all’aggravarsi delle condizioni sociali, economiche e democratiche di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, vittime di politiche che continuano a favorire le grandi imprese e il complesso militare-industriale.

Il sempre più crescente coinvolgimento della nostra economia nella costruzione di nuovi armamenti, comporta la moltiplicazione dei settori lavorativi chiamati a collaborare con le operazioni belliche. Dai porti agli aeroporti; dalle ferrovie alla logistica; dalla ricerca alla scuola, sono migliaia i lavoratori e lavoratrici chiamate a farsi complici delle azioni militari e della logica di guerra.

USB Firenze e USB Pisa invitano le lavoratrici e i lavoratori dei rispettivi scali aeroportuali a partecipare ai due presidi provinciali che il 20 giugno si terranno alla Leonardo S.p.A. di Campi Bisenzio (Via delle Officine Galileo 1) a partire dalle ore 10.00, e in Piazza Vittorio Emanuele a Pisa, a partire dalle ore 11.00.

Inoltre, i presidi provinciali di USB Pisa e USB Firenze rappresenteranno un momento per riflettere sulle recenti mozioni approvate dal Consiglio regionale e dalle dichiarazioni del presidente Eugenio Giani a proposito dell’interruzione delle relazioni tra la Regione Toscana e il governo e le istituzioni israeliane.

Una volta sancita la cessazione di tali relazioni diplomatiche ed economiche, ci chiediamo: com’è possibile che il presidente del consiglio di amministrazione di Toscana Aeroporti S.p.A. sia il Console Onorario di Israele in Italia?

Ricordiamo che la Regione Toscana detiene ancora una quota, seppur simbolica, del capitale di Toscana Aeroporti; dunque, evidenziamo la problematicità del fatto che al vertice del sistema aeroportuale toscano ci sia una persona con un ruolo di rappresentanza dello Stato di Israele.

Oltre che a festeggiare i dieci anni di Toscana Aeroporti e le capacità di brandizzare (leggi: fare profitto su) il diritto costituzionale alla mobilità, il presidente Marco Carrai deve condannare pubblicamente le atrocità perpetrate dal governo di Benjamin Netanyahu, prendendone le distanze, marcando così la cruciale differenza che risiede tra l’essere un silenzioso sostenitore della colonizzazione sionista e lessere un democratico cittadino di fede e cultura ebraica.

Infine, sottolineiamo che la recente sospensione del tavolo regionale per gli aeroporti voluta da Toscana Aeroporti segna la fine delle garanzie richieste da lavoratrici e lavoratori al termine dell’atto di vendita di Toscana Aeroporti Handling. E lascia intendere che l’ombrello delle tutele del gestore aeroportuale è giunto al capolinea. Ed è un peccato, perché le scarse condizioni lavorative che caratterizzano l’operatività del settore dell’handling toscano, che da anni portiamo all’attenzione delle autorità competenti – e che già da sole giustificherebbero le ragioni di uno sciopero (fatiscenza delle infrastrutture, inadeguatezza del parco mezzi, aumento dei carichi di lavoro, forzature interpretative del CCNL) – meriterebbero attenzione anche da parte dell’istituzione regionale. Considerato che senza le braccia dei lavoratori e delle lavoratrici dell’handling, non esisterebbe un servizio aeroportuale. E non si registrerebbe nessun record di passeggeri da celebrare.

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