Rifugiati palestinesi in Italia: l’attesa infinita per il riconoscimento dello status

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Le famiglie palestinesi arrivate in Italia negli ultimi mesi continuano a vivere una condizione di sospensione giuridica e umana. Nonostante siano state evacuate da una zona di guerra e abbiano tutte le caratteristiche per il riconoscimento immediato dello status di rifugiato politico, si trovano invece intrappolate in una lunga trafila burocratica.

L’Italia, attraverso decreti di urgenza, avrebbe gli strumenti per garantire subito protezione internazionale a chi fugge da Gaza e da altre aree di conflitto. Invece, il procedimento attuale costringe interi nuclei familiari ad attendere mesi — spesso in centri di accoglienza temporanei — senza certezze sul proprio futuro.

Questa situazione non solo contrasta con lo spirito delle convenzioni internazionali sui rifugiati, ma espone le persone già traumatizzate da guerre e persecuzioni a ulteriori disagi. I ritardi possono incidere sulla possibilità di accedere a cure mediche, percorsi di integrazione e, soprattutto, sul diritto alla stabilità e alla sicurezza che lo status di rifugiato dovrebbe garantire. Inoltre, un altro ostacolo fondamentale sono i ricongiungimenti famigliari di cui vengono bloccati se le famiglie non sono pienamente regolarizzati.

La richiesta è chiara: il Governo italiano deve attivare procedure straordinarie e immediate per riconoscere lo status di rifugiato politico alle famiglie palestinesi già presenti sul territorio. Una misura che non è solo un atto di giustizia, ma un dovere umanitario.

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Hazal Korkmaz

Nata a Istanbul nel 1997, è arrivata in Italia da bambina nel 1998 attraversando il mare dall’Albania su una piccola barca, in un viaggio che ha segnato profondamente il suo sguardo sul mondo. Cresciuta tra due identità, ha fatto della doppia appartenenza — turca e italiana — una ricchezza culturale e politica. Durante gli anni universitari ha iniziato il suo percorso nell’attivismo, dedicandosi ai diritti umani e allo studio delle dinamiche sociali e politiche contemporanee e storiche. Attualmente studia Giurisprudenza presso l’Università di Firenze e continua a intrecciare pensiero, lotta e scrittura in una prospettiva radicale e transnazionale.

1 commento su “Rifugiati palestinesi in Italia: l’attesa infinita per il riconoscimento dello status”

  1. gavino w. fadda

    … ho 93 anni compiuti e più il cielo mi aiuta a vivere più mi sento umiliato d’essere un sapiens che non ha di sapiente più niente, che odia se stesso e la sua razza per tutte le iniquità, ingiustizie, prevaricazioni, violenze, sopprusi, crimini universali che i suoi simili vomitano dalle loro viscere cerebrali malate o inesistenti. Mi sento impotente e colpevole nel non poter far nulla dopo esser stato nel volontariato per più decenni, aver donato il mio sangue fino al possibile… perchè devo come inabile totale assistere a tutto ciò! Il mondo non è al “contrario” ma invertito dove l’umanesimo è barbarie, il potere è soppruso, la pace è guerra, l’amore è odio, la storia è falsità, la politica è imperio, il rispetto è aggressione verbale o fisica… Mi guardo allo specchio e penso a S. Francesco e a “Sorella Morte” e mi odio perchè son uomo e non animale e vedo la piramide antropologica col vertice diretto in basso e la base in alto e vi si raffigura il pianeta che viviamo… distruggendolo (spero) con le infide potenti tecnologie belliche e il supersfruttamento di risorse, fino a riportarlo all’era del big-bang e allora, forse, rigenerarlo copovolgendo e riportandolo a zero(g.w.fadda_ alias nuccio d’alghero/’32)

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