Un comunicato da La Polveriera Spazio Comune

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Il 29 giugno abbiamo appreso che si era verificata una irruzione all’interno dei locali degli spazi de La Polveriera Spazio Comune.

A partire dal chiavistello della porta di ingresso fino a: danni irreparabili a strumentazioni, bandiere e striscioni storici.

Inoltre sono state trovate scritte di stampo fascista e svastiche su muri e cartelli, mirati a intimidire e “appropriarsi” del posto.

Non sappiamo chi sia stato a mettere in pratica questo sabotaggio.

Sicuramente questo non è il primo episodio di vandalismo mirato che abbiamo subito, ma è il più grave che l’assemblea attuale ricordi.

Già avevamo ricevuto a novembre scorso delle scritte, che avevamo anche condiviso pubblicamente con un comunicato, riguardo a dei presunti fasci che minacciavano di “venirci a prendere” il 25 novembre. In risposta, avevamo organizzato un’assemblea Antifa per tutelare lo spazio collettivamente e parlare del tema.

Non abbiamo avuto risposta e non abbiamo visto niente che confermasse realisticamente la firma trovata sotto alle minacce (CP) e ne abbiamo concluso che era piuttosto qualcuno che cercava di intimorirci o farci fare passi falsi.

Anche nello scorso mese abbiamo ricevuto diversi danneggiamenti, come persone entrate nella palestra forzando il chiavistello, forzature al cancello superiore, chiavi e lucchetti rubati e danni ad alcuni materiali costosi della palestra, sempre però senza firma.

In questo caso è stata molto più ampia la diffusione della notizia, non partita dall’assemblea come frutto di una comunicazione ufficiale, condivisa e collettiva.

Riteniamo che l’azione in sé sia fascista, al di là dell’evidenza delle svastiche, per la violazione dello spazio e l’impegno delle persone, per la merda buttata su quello che si propone di essere uno spazio condiviso, autogestito, collettivo, dal basso e soprattutto aperto per tuttə. Quindi assolutamente screditiamo l’ipotesi che si tratti di un attacco squadrista fascista, ma ne riconosciamo l’impostazione fascista.

È importante fare questa differenza perché sia chiaro che la caccia solo al fascista violento con la camicia nera legittima i padroni incravattati ad agire in tranquillità.

Esiste una forma di repressione più complessa da combattere, esercitata da aziende ed enti apparentemente apolitici che, conformandosi ai modelli imposti dalle amministrazioni, si sentono legittimati a ignorare, contrastare e cancellare chi propone alternative sociali al di fuori degli schemi preimpostati, deresponsabilizzandosi dalle conseguenze.

Fa comodo rubare lo scandalo (disinformando), aggiungendo dettagli succosi, o proclamarsi contro la violenza, ma bisogna agire concretamente e con altre modalità per essere veramente antifascistə. E agire con altre modalità significa garantire la tutela di questo spazio al di là della singola “incursione dei fascisti” di turno, evitare che lə studentə vengano sequestratə all’interno del plesso, con chiusura del cancello per ordini del DSU (in opposizione a una legge comunale vigente sugli spazi pubblici e verdi).

Significa anche che gli uffici del DSU non vengono messi al posto della Polveriera perché la Regione non dà abbastanza fondi al diritto allo studio.
Significa prendersi cura dello spazio, invece di cancellare e seppellire la sua storia di plesso vissuto da studentə da decenni, oggi messa a rischio.
Questo mentre si permette che spazi pubblici come le ex Leopoldine, di gestione degli stessi enti che dovrebbero tutelare La Polveriera, vengono concesse per fare un evento celebrativo del “decreto legge sulla sicurezza”.

Dove si esprime la tutela dello spazio, se gli stessi enti che la dovrebbero garantire danno spazio all’elogio di una legge giudicata incostituzionale, contro i diritti umani internazionali, di autodeterminazione e espressione del dissenso? E come possono gli spazi di enti pubblici prestarsi a questo, mentre storie di autogestione studentesca vengono -anche fisicamente- cancellate?

Il panorama storico contemporaneo, come questo governo, legittimano attivamente chi si dichiara fascista, e chi è indifferente nella sua indifferenza.

È un fascismo più subdolo e silenzioso di quello squadrista e ha più forme.

Perché lə studentə non vengono solo presə di mira dall’odio della giunta dietro al DSU, ma anche da uno Stato che aumenta i tornelli e le telecamere e vuole infiltrarsi in organizzazioni e liste studentesche e chiede il nominativo all’entrata dei posti pubblici.

Come lo spuntare di nuove sedi ed eventi di Fratelli d’Italia, Azione Studentesca e Casaggí (per dirne alcuni); entità che si mascherano dietro luoghi ed eventi sociali o iniziative informative mentre sputano bugie, luoghi comuni e repressione.

E quindi ricordiamo che oltre a schierarsi contro all’agire di chi si permette di violare questi spazi comuni, dobbiamo combattere contro la repressione sistematica attuale.

Se il DSU è un ente regionale pubblico, perché farsi la guerra tra poveri, contro gli stessi utenti del proprio servizio che fruiscono per diritto liberamente dell’acqua e elettricità che arriva al DSU dalla Regione?
Se l’università italiana è così rinomata, la cultura così importante, servono così tanti lavoratorə competentə, allora perché lo Stato taglia i fondi all’istruzione, che diventa di conseguenza sempre più inaccessibile?
Perché L’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio Universitario è soggetta a tagli sempre più ingenti, e si ritrova a svendere immobili pubblici a privati?

Queste problematiche si inseriscono in un quadro storico più ampio, dove il valore dei beni sociali e collettivi che non mirano al profitto viene sempre più ridotto in virtù dell’aziendalizzazione delle istituzioni.

Il ruolo di diffondere conoscenza si trasforma così in quello di venderla, dando adito unicamente a quel tipo di cultura che è sfruttabile dal capitale e che non ne presenta opposizione. D’altro canto, l’istruzione è per sua natura antagonista del fascismo, sia vecchio che nuovo.

Sebbene diverso nella pratica economica e in altre sfaccettature, il fascismo mantiene il suo nucleo teorico: il sopruso e l’oppressione del forte sul debole. Dato questo scopo, il diritto allo studio, l’autogestione e la diffusione di controcultura diventano un paradosso, una rottura nel sistema.

Una classe di potere che si mantiene sul sopruso odia la consapevolezza, odia la conoscenza, odia l’alternativa, perché questi sono tutti esempi che contrastano la paura del diverso che pongono alla base della loro identità politica e del loro dominio.

Come autogestione studentesca intersezionale ci rivendichiamo di essere un’entità mista, reale, collettiva e dal basso, e crediamo fermamente nella contaminazione e compenetrazione delle diverse “categorie” sociali. Siamo lavoratori nel tirocinio, come studentə nelle formazioni (per fare esempi semplici) già nel pratico e inoltre non esiste scambio e crescita senza confronto fra chi vive stili di vita e ambienti sociali/lavorativi diversi.

Questa necessità di convergere non può che portarci, qui a Firenze, alla GKN, un’altra occupazione che, pur di natura diversa, si trova ad affrontare alcuni degli stessi problemi. Pur proponendo alternative indubbiamente migliori per la società civile, ci si trova schiacciati dai tecnicismi, dalla delegittimazione e dalla burocrazia della politica da un lato, e dalla forza del capitale dall’altro: una gigantesca tenaglia stretta dal Sistema.

Eppure, come dimostra la GKN, insieme possiamo farcela e la solidarietà fra più realtà rafforza tuttə- ogni lotta aiuta l’altra lotta.

Perché tutta questa grande tenaglia è, in fondo, fatta di vuoto: vuoto nella teoria politica, vuoto di prospettive, vuoto di volontà, se non nell’inerzia e nell’avidità del singolo, e dove l’oppressione è nulla, noi possiamo liberarcene riempiendo quel vuoto.

Ieri, 2 luglio, infatti abbiamo partecipato al flash mob del Collettivo di Fabbrica ex GKN, urlando per Gaza e facendo rumore in solidarietà con il popolo palestinese. E l’11 luglio saremo al quarto compleanno del Collettivo di Fabbrica, in Piazza Poggi, a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, con un banchino per continuare a fare benefit ma – soprattutto – per supportare l’intersezionalità delle lotte.

Ricordiamo, inoltre, che solo nello scorso mese abbiamo portato insieme la luce nel chiostro, un rubinetto per l’orto e abbiamo aperto il cancello con una protesta pacifica e studentesca richiedendo l’apertura conformemente alle norme di sicurezza e di pari accessibilità antiabilista.

Un anno fa avevano distrutto l’orto studentesco, ora invece in risposta hanno iniziato a rinchiuderci dentro il cancello (quello esterno) tutti i giorni dalle 15:30 alle 19, riducendo ancora di più l’accessibilità e costringendo di fatto i dipendenti (lavoratorə della mensa, cantieri in atto e guardie di vigilanza) ad agire nell’illegalità.

Non siamo intimoritə da questi abusi e continuiamo a costruire insieme uno spazio libero e collettivo!

Ringraziamo chi è venutə ad aiutare a rimettere lo spazio, a darci forza reciprocamente e ad essere partecipe.

Ringraziamo chi ha avuto la cura di ascoltare, dedicare tempo e addirittura di ricucire insieme la bandiera della pace storica con cui è stata aperta la Polveriera.

Ringraziamo tuttə lə compagnə che anche non sono statə nello spazio, ma sono militantə e partecipə di lotte dal basso e quindi lottano comunque insieme a noi per dare nuove alternative, nuove idee, nuovo impegno, nuove oppurtunitá e diritti ogni giorno!

Ringraziamo tuttə quellə che hanno espresso solidarietà allo spazio in questi giorni e che sono venutə all’assemblea del 30 giugno.

Confidiamo che ne esca una mobilitazione vera nel senso di garantire:

l’apertura del chiostro secondo le leggi comunali

-la tutela delle scritte storiche sotto la sovrintendenza dei beni artistici e culturali evitando che vengano cancellate e tornando a parlare della loro memoria storica

l’autogestione, riconosciuta come legittima in sé, senza bisogno di istituzionalizzazioni forzate e diplomaticizzanti che sono totalmente estranee alla natura del posto e alla storia del plesso, e che portano il confronto su un livello volutamente inaccessibile.

-la partecipazione popolare e studentesca nel decidere sul futuro del plesso ponendo fine alla deresponsabilizzazione delle istituzioni di riferimento.

Invitiamo tuttə a tornare in Polveriera il 4 luglio per l’evento “Manicomio” e il 5 luglio in una giornata di iniziative sull’autogestione.

Per resistere e creare lo spazio è necessario viverlo e condividerlo quotidianamente.

Perché a una repressione quotidiana si risponde con la collettività quotidiana.

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La Polveriera

Nel centro di Firenze, all’interno del Chiostro di Sant’Apollonia in via Santa Reparata 12, La Polveriera è rinata il 23 maggio 2014 dopo quindici anni di abbandono. Oggi è uno spazio occupato e autogestito, restituito alla comunità come laboratorio politico e culturale. Lontana da logiche di profitto e speculazione, La Polveriera si oppone al modello capitalistico che permea ogni aspetto del quotidiano. Qui si condividono idee, saperi ed esperienze, costruendo insieme forme alternative di convivenza. L’autogestione è prassi concreta, tra attività quotidiane, iniziative pubbliche e cura degli spazi. Un esperimento di partecipazione radicale che punta a rimettere in circolo una ricchezza comune, sottratta al mercato.

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