La cultura delle macerie

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Ci sono molte persone, ultimamente, che trafficano con le macerie. Quelle dei signori del cemento, che tanto hanno scosso l’opinione pubblica, ma anche le macerie culturali, come accade in questo momento a Firenze. La città è stata indotta in stato di abbandono e di destrutturazione istituzionale, proprio mentre si avvicina la stagione turisticamente più impegnativa e l’apertura dell’Expo, priva come è di un Assessore alla cultura e di una Soprintendenza al Polo Museale nelle sue regolari funzioni.

santorsolaIl Sindaco ha deciso al momento della sua elezione di avocare a sé, come è noto, l’Assessorato che riteneva non a torto il più incisivo e di maggior rilievo per la vita della città, e questo stato di cose non era frutto di una decisione prudenziale, assunta con lo scopo di valutare meglio in un secondo momento una nomina delicata, ma esprimeva né più né meno il semplicistico convincimento di poter fare tutto da sé. Ora, è chiaro che non è così e che in una città come Firenze un Assessore alla cultura è strettamente necessario. Non vale nemmeno la pena dilungarsi su un concetto così banale.

L’assenza da parte dell’Amministrazione Comunale in questo settore si tocca con mano: non si vede allo stato attuale un progetto sulla città articolato e coerente, non c’è un tramite autorevole, per la cittadinanza, a cui chiedere in quale direzione volge l’idea che l’Amministrazione ha riguardo questa città, ammesso che una ne abbia, perché il Sindaco è dietro a molti altri affari. Né mi risulta che si possa avere una buona amministrazione, neppure della propria piccola vita e tantomeno della vita di una intera comunità, senza un disegno generale in prospettiva, nel quale siano finalmente affrontati, in rapporto coerente fra di loro, i nodi imprescindibili della nostra storia culturale, alcuni dei quali, ironia della sorte, hanno molto a che vedere con le macerie.

Penso all’enorme spettro della vecchia Manifattura Tabacchi a Sant’Orsola, con i suoi 14.000 metri quadrati di spazio inaccessibile nel pieno centro della città, che Renzi acquisì alla Provincia biasimando l’inerzia dello Stato che allora lo deteneva. E poi ancora alla schizofrenia della sorte proposta per la nuova Manifattura Tabacchi, che si vorrebbe ridurre a lucrose macerie o al Meccanotessile, altre macerie che hanno inghiottito fiumi di soldi. A meno che un progetto in tutto questo ci sia e sia quello di non avere personalità forti con autonomi cervelli pensanti accanto a sé sulla piazza culturale fiorentina, così che tutto, ma davvero tutto, sia direttamente o indirettamente, nelle mani del Governo per disporne senza lacci né lacciuoli.

A chiudere il cerchio del vuoto, infine, anche il comparto dei beni di pertinenza demaniale ha in questo momento le sue belle macerie: in fase di attuazione della riforma Franceschini si è infatti creato, per motivi che definirei fisiologici, uno stallo nell’attività dei musei coinvolti, stallo valutabile a non meno di un anno, nell’ipotesi che tutto andasse nel migliore dei modi. Ma già si è mossa la Corte dei Conti, cui non è chiaro come sia possibile a costo zero aumentare il numero dei Direttori Generali, mentre si moltiplicano gli immancabili ricorsi al TAR e i tempi si allungano, mettendoci nella sgradevole posizione di chi ha distrutto il vecchio senza avere pronto e certo il nuovo.

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Franca Falletti

Franca Falletti è nata e vissuta a Firenze. Laureata in Storia dell’Arte medioevale e moderna presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze con Roberto Salvini e Ugo Procacci e perfezionata nella stessa materia e presso la medesima facoltà, ha inizialmente svolto attività di libera professione collaborando con studiosi e Istituzioni nel campo della ricerca, della catalogazione e della didattica. Dal giugno 1980 funzionario direttivo della Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato, dal dicembre del 1981 è stata vicedirettrice della Galleria dell’Accademia e dal marzo 1992 Direttrice del medesimo museo fino al 28 febbraio 2013.

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