Il buio oltre la siepe di Villa Fabbricotti

  • Tempo di lettura:2minuti
image_pdfimage_print

Firenzi è la felice sintesi tra una città infelice e un goliardone di quarant’anni che fa da prestanome alle banche. E’ un marchio. Comprare un bene pubblico da Firenzi è un affare.

Ora Firenzi fa fuori Villa Fabbricotti, un giardino pubblico che si dipana su due versanti di una collinetta, con alla sommità un edificio non bello ma di un certo pregio, arricchito da una cappellina e da un tempietto.

downloadNapoleone ci si era portato tutta la famiglia. Forse per questo tempo fa ci aveva messo gli occhi il consolato francese, poi fortunatamente non se ne fece di nulla. Ora andrà ai privati, cioè ancora una volta alle banche che intermediano ogni acquisto immobiliare.

La decadenza è cominciata con l’apposizione di stupide transenne e sciatti nastri colorati da scena del crimine. E’ proseguita con un patchwork di grate e retine che vengono via via lacerate dalla vita che vi resta impigliata. E’ andata avanti con l’abbattimento degli arbusti sotto i quali si dormiva e si amoreggiava, firma inconfondibile di ogni “riqualificazione” che prelude alla svendita. Si è fatta strada con la concessione della casetta del custode a un bar che non ha saputo rinunciare ai dehors.

Ed è culminata in un cartellino appiccicato sul cancello: la notizia della vendita e la convocazione di un’assemblea.

Il vicinato è molto affezionato a questo luogo, che da cent’anni accoglie cani amori e passeggiate. Qui si ascoltavano cori di badanti dell’est la domenica pomeriggio e si vedevano medici senza camice che si sfiancavano sul percorso salute alle prime luci dell’alba.

Magari ci verrà un albergo a cinque stelle, col suo seguito di navette maragià fornitori e bagagli, o una triste scuola per stranieri che apre sollo il giorno della sbronza. Gli investitori si baloccheranno a lungo con queste alternative prima di sceglierne una, che comunque non cambierà la sostanza delle cosa.

La sostanza è la scomparsa delle stelle che si vedono da Villa Fabbricotti. Sono molto più di cinque e non risentono dell’inquinamento luminoso perché la collina è sufficientemente oscurata da permettere all’occhio umano di guardare il cielo. Di là dalle sagome di carta dei cipressi di possono scorgere le orse il cane il cacciatore e le sue prede, che variano secondo le stagioni.

Per compiere questa delicata osservazione, ci si immerge nel respiro dell’alloro, si calpestano ghiande e pigne, si scansano i fari della guardia giurata, insomma si vive, o almeno si viveva.

Perché quando arriveranno i privati non si vivrà più di là da quel cancello, e di qua dalle sbarre chiuse si vegeterà in un quartiere privato dei suoi giardini, dei suoi palazzi e dei suoi ruderi.

*Massimo De Micco

The following two tabs change content below.

Massimo De Micco

Massimo de Micco, 1972, fiorentino, essendo cresciuto negli anni Ottanta e Novanta si ritrova una formazione psicologica, una partita iva e una ricca e variegata esperienza professionale nel campo della formazione, ma è anche illustratore,fumettista e cartoonist. Ha partecipato a iniziative culturali, sociali e politiche di varia natura, a condizione che fossero libere, solidali e auto-organizzate, dagli Studenti di Sinistra a Kykeion, da Violetta van Gogh a Black Notes, da Fuoribinario a Radio Cora. E' tra i fondatori del gruppo Palazzuolo Strada Aperta che ha dato vita in questi anni alla Book Bike e si appresta ad aprire a Firenze la Biblioteca Riccardo Torregiani.

Ultimi post di Massimo De Micco (vedi tutti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Captcha *