Il recente incendio della discarica del Cassero nel comune di Serravalle Pistoiese, aggravato dall’emissione di pericolose sostanze chimiche tra cui la diossina, ha rilanciato il discorso sulla fallimentare gestione dei rifiuti in Toscana e in particolare nella Piana Firenze – Prato – Pistoia.
In un’area dagli equilibri ambientali già fortemente compromessi, le locali amministrazioni di centro sinistra, per lo più in mano al Partito Democratico, continuano a proporre pratiche che prevedono processi di incenerimento e di conferimento a discarica. Il mondo accademico e il ricco mondo dei comitati e delle associazioni di cittadini, hanno ormai ampiamente indicato nella Strategia Rifiuti Zero (Zero Waste) una soluzione che consente di diminuire sensibilmente i rifiuti da smaltire, evitando di compromettere ulteriormente le precarie condizioni ambientali della Piana fiorentina. Le amministrazioni, dovendo forse dar conto a sollecitazioni di tipo economico-imprenditoriale, rifiutano il confronto costruttivo con i cittadini.
La discarica del Cassero è stata realizzata nel 1996, dopo anni di feroci polemiche e resistenze da parte degli abitanti e del Comitato Cittadino di Serravalle. Inutile ricordare che è “costruita su una paleo frana, su falda affiorante, vicino a 60 pozzi d’acqua, a 200 metri da abitazioni e a ridosso dei laghetti dell’acquedotto comunale. Nella zona erano stati trovati reperti archeologici di era preistorica. Il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, inoltre, dichiarava nel 1995 che il progetto era incompatibile con la preservazione dell’ambiente e per questo si doveva trovare un altro sito”.
Nonostante ciò, l’amministrazione provinciale e l’allora sindaco PDS di Serravalle, incuranti delle proteste, così come accade ancora oggi, ratificarono l’accordo con la società privata PistoiAmbiente Srl per realizzare la discarica nella zona del Cassero.
Questa è una delle più grandi della Toscana, occupa una superficie di 16 ettari per una volumetria autorizzata di oltre 3 milioni di metri cubi di rifiuti, di cui 1,8 milioni già depositati. La residua capacità di 1,2 milioni dovrebbe esaurirsi entro i prossimi 10 – 12 anni, mentre da più parti, soprattutto durante l’affollata l’assemblea cittadina di martedì 5 luglio, si chiede la chiusura definitiva della discarica e la sua messa in sicurezza a spese del gestore privato.
L’incendio e la nube tossica che si è sviluppata nei giorni scorsi hanno fatto riemergere la lunga serie di perplessità e di contestazioni che hanno accompagnato la controversa storia di questa discarica.
Intanto alle popolazioni locali è stata sottratta un’area di grande pregio naturalistico, paesaggistico e a forte vocazione agricola e turistica. La cittadinanza ha sempre vissuto questo come un furto nei suoi confronti.
Nel luglio del 2010 il gestore privato è al centro di un’inchiesta giudiziaria che culmina con il sequestro della discarica e gli arresti domiciliari del direttore tecnico (ing. Somigli) per traffico illecito di rifiuti speciali tossici con la Progest di Gricignano di Aversa. Un componente del Comitato di controllo ricorda che
“è bene sottolineare che non solo l’ing. Somigli ma l’intera struttura societaria della PistoiAmbiente ed anche la Giunta del Comune di Serravalle Pistoiese hanno avuto un atteggiamento poco trasparente fatto di omissioni e di bugie”.
Infatti al Comitato non viene comunicata la reale quantità di rifiuti irregolari conferiti, non 1.000 tonnellate ma ben 4.000. Il sequestro di un camion di rifiuti nel 2008, da cui prendono avvio le indagini, è tenuto nascosto fino al 2010, quando ormai tutta la vicenda era diventata di pubblico dominio.
L’ipotesi che da più parti viene ribadita, ovvero che si tratti di un incendio doloso, a questo punto può anche essere logica, visto che intorno al traffico di rifiuti si concentrano molti interessi illeciti. Sicuramente la Procura deve poter controllare sia i rapporti con le ditte esterne che conferiscono i rifiuti sia la qualità dei rifiuti stessi, che sia coerente con le autorizzazioni concesse. Cosa c’è in questa discarica? E’ la domanda, che al di là delle assicurazioni ufficiali, pongono i cittadini e che finora non ha trovato risposta.
A questo proposito si pone anche il tema del Comitato di controllo della discarica, che dovrebbe riunirsi una volta al mese, ma che quest’anno si è riunito per la prima volta solo lo scorso 15 giugno, mentre le informazioni sono centellinate e, come abbiamo visto, arrivano quando ormai è troppo tardi.
Certo è che tra PistoiAmbiente e le varie giunte del comune di Serravalle i rapporti sono stati sempre ottimi, a tal punto che nel 2007 è stato concesso il raddoppio della discarica, mentre attualmente il Comune ha appoggiato la richiesta di innalzamento di alcuni parametri (TOC e DOC) relativi agli idrocarburi consentiti, “per ammettere in discarica rifiuti con più alta concentrazione di sostanze nocive”.
A proposito della sintonia dei rapporti tra Comune e gestore privato, sono note le polemiche emerse per le cosiddette “gite culturali” organizzate da PistoiAmbiente tra il 2001 e il 2008, “non quelle della gente comune… ma quelle degli amministratori pubblici e dei pubblici funzionari (vedi il Corpo Forestale dello Stato, per esempio)… non solo gli uomini del Comune di Serravalle, ma anche quelli della Provincia e di molti altri Comuni del nostro amato territorio”.
L’incendio del Cassero fa emergere quindi una nebulosa di rapporti e di vicende poco trasparenti che vedono coinvolto, ai vari livelli, il partito che in Toscana, avendo il monopolio della rappresentanza politica, ritiene di essere legittimato a comportamenti autocratici. Le contraddizioni che stanno emergendo restituiscono ai cittadini e ai vari movimenti sociali un nuovo protagonismo, una nuova forza in grado di demolire questo blocco politico.
*perUnaltracittà, laboratorio politico – Firenze
perUnaltracittà
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il Partito Unico Toscano autorizza, mediante gli Enti locali, gestisce, con i suoi esponenti gli impianti,( attualmente il presidente è Alfio Fedi, già assessore provinciale e del comune di Pistoia del PD), e controlla,( attraverso suoi uomini negli organismi a ciò preposti). Una situazione che dura da decenni che è antidemocratica, antieconomica e pericolosa per la salute dei cittadini, per l’ambiente, per le finaze pubbliche. Nessuna istituzione di garanzia interviene se non dopo incidenti, disastri e ruberie.
In relazione all’accreditamento dei laboratori ARPAT si fa presente che l’affermazione contenuta in un articolo di Linee Future è già stata smentita dall’Agenzia e la relativa rettifica è stata pubblicata sul medesimo sito al seguente indirizzo http://www.lineefuture.it/incendio-del-cassero-larpat-e-laccreditamento-accredia/
Ringraziamo della segnalazione e provvediamo a rettificare l’articolo. Buon lavoro.