Vandana Shiva. Il potere accentrato sugli ambienti di vita

All’incontro “Il profitto multinazionale avvelena il cibo, la terra, il Pianeta. Qual è l’alternativa?”, due note scienziate – Vandana Shiva e Patrizia Gentilini – si sono confrontate sui temi della democrazia territoriale, della salute, della riproduzione dei sistemi di vita.

Semi e cibo sono oggetto di speculazioni finanziarie, portate avanti dalle imprese multinazionali che nel processo di mercificazione della vita giocano un ruolo dominante. Vandana Shiva denuncia da anni che le conseguenze di questo sistema ricadono pesantemente sulla vita dei cittadini, degli agricoltori, sugli ambienti di vita.

È un modello economico che consente la concentrazione di potere e di ricchezze monetarie in un numero molto esiguo di “uomini” che controllano le multinazionali. Le imprese globalizzate detengono il potere di modificare le legislazioni nazionali sulla tutela della salute, di smantellare il diritto a un lavoro dignitoso, di ostacolare i processi democratici per sostituirli, imponendo riforme “strutturali,” in istituti autoritari. Nei Paesi del Sud, questa trasformazione si è attuata sotto l’egida di termini come “aggiustamento strutturale” e “liberalizzazione del commercio”, mentre in Europa va sotto il nome di “austerità” imposta attraverso il debito.

Vandana ha ricordato come nel 1999 i movimenti riunitisi a Seattle furono in grado di fermare i piani dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, ma anche di come le multinazionali costantemente mettono in atto nuove strategie, quali i trattati di libero commercio e il monopolio generato dalle grandi fusioni per consolidare il controllo delle risorse naturali, dei sistemi alimentari e dell’agricoltura e invadere i mercati nazionali con prodotti importati che distruggono le economie locali.

Tra le regole “scritte dalle multinazionali” ed imposte dall’OMC un posto di rilievo spetta alle norme sui diritti di proprietà intellettuale che hanno permesso i brevetti sulle forme di vita e favorito enormemente l’espansione delle aziende chimiche e sementiere nel campo dell’ingegneria genetica provocando un aumento esponenziale di questi mercati e delle terre coltivate a monocoltura a livello globale.

Le conseguenze del modello agricolo industriale sono note. Si tratta di un sistema che sta distruggendo la biodiversità (il monopolio impone solo poche specie, tipi), il suolo (avvelenato da prodotti chimici), le risorse idriche, pur contribuendo ad una minima parte del fabbisogno alimentare mondiale, a cui ancora provvedono i piccoli agricoltori. Questi ultimi non vengono tutelati dai sistemi attuali, che prediligono agevolare la distribuzione di prodotti agricoli e alimentari a basso costo, nutrizionalmente vuoti e contenenti una vasta gamma di sostanze artificiali pericolose per la salute. Vandana Shiva ha invitato i cittadini a sentirsi autorizzati a dire NO al sistema politico dominante e all’attuale modello economico basato sullo sfruttamento per unirsi e ad agire per creare un sistema di vera economia circolare in cui l’agricoltura biologica ed ecologica diventa il fondamento della rigenerazione del suolo, della biodiversità e della dignità umana. 

Patrizia Gentilini, medico oncologo di ISDE-Associazione Medici per l’Ambiente, ha fatto chiarezza sulle connessioni tra salute umana e salute ambientale non ancora assimilate dalla comunità medica, e scientifica in generale. Nel corso dell’esercizio della sua professione, ha riscontrato un aumento di casi di cancro in età sempre più giovane. I dati statistici sulla situazione italiana ci dicono che nell’arco della vita un uomo su due e una donna su tre sono destinati a ricevere una diagnosi di cancro. La presenza di una grande quantità di sostanze chimiche dannose nell’ambiente e nel cibo sono riconducibili anche a tutta una serie di malattie: disturbi metabolici, neurodegenerativi, infertilità. Sono soprattutto preoccupanti i danni al cervello in via di sviluppo e l’aumento di casi di bambini con ritardi cognitivi di vario tipo. Di fronte a questo scenario esistono carenze enormi a livello normativo ed istituzionale, ne è un esempio il procedimento di valutazione di rischio del glifosato, il cui uso è stato recentemente prolungato in Europa per altri cinque anni, malgrado fossero noti il pericolo accertato e le interferenze e i comportamenti discutibili se non criminali delle aziende produttrici. Infine ci ha ricordato

«con profonda amarezza, come la ‘scienza’ raramente si interroghi sulle proprie finalità, considerando lecita ogni innovazione tecnologica, indipendentemente dalle conseguenze che ne possono derivare e trasformando l’intera specie umana in un insieme di cavie sulle quali ogni sperimentazione è consentita. Parlare di etica e di filosofia della scienza – che pure sono state questioni centrali nel dibattito socio/politico di qualche decennio fa – oggi è impopolare. Chi solleva dubbi o si pone domande immediatamente viene bollato come ‘antiscientifico’ perché scienza e progresso devono andare avanti sempre e comunque… dimenticando che troppo spesso la ‘scienza’ si piega al potere tradendo la sua stessa natura».

Tra le diverse forme di esercizio del potere da parte dell’enorme massa di denaro concentrato in poche multinazionali vi è quello sulla città. Lo hanno rilevato Ilaria Agostini e Roberto Budini Gattai del Laboratorio politico perUnaltracittà. Nella piattaforma del turismo mondiale Firenze occupa un posto non trascurabile, tra le prime in Italia, in “concorrenza” spietata nel libero mercato dell’industria turistica. La materia prima, in questa fase di aggressione e ipertrofia finanziaria, è il centro storico dove si può estrarre il massimo della rendita attraverso l’accaparramento di consistenti e prestigiosi edifici pubblici e privati: Una città in vendita.

Con l’uso tutto ideologico della modernizzazione e del “più privato e meno Stato”, gli Amministratori, avendo predisposto un Piano Urbanistico ridotto a carnet, hanno indossato le vesti di agenti immobiliari da un lato e dall’altro quello di facilitatori di grandi opere che, progettate in funzione degli stessi obbiettivi di rendita e trasferimento di denaro ai vertici imprenditoriali, risultano estranee agli assetti urbanistici. Malprogettate per incrementare la spesa pubblica, dannose per gli insediamenti con cui interferiscono, inutili per la collettività, eccole: Il doppio tunnel e stazione A.V. di sottoattraversamento urbano, la fantasiosa quanto incongrua nuova pista dell’aeroporto, lo spostamento dei Mercati Generali per far posto a un nuovo stadio, un mega inceneritore, una rete tramviaria di mezze linee tutta sbilanciata a ovest per favolosi, futuri milioni di arrivi turistici al Centro Storico, per non dire della distruzione di risorse primarie come le aree ex ferroviarie (OGR) a favore ancora di appartamenti di lusso. Ci sono molte analogie per unire le nostre forze e costruire un’ altra città per un altro paesaggio sociale; un altro mondo non solo possibile ma necessario.

*Roberto Budini Gattai