Sindrome 1933. Ma sono solo analogie

Un contratto di governo tra due partiti che si erano insultati sino al giorno prima, mediato da uno che si credeva più furbo degli altri. La sinistra che litigava sulla chiusura o meno dei negozi alla vigilia di Natale. Un decreto immigrazione che bloccava ogni ulteriore arrivo di immigrati, perlopiù ebrei. L’odio verso i nuovi cittadini combinato con l’odio per le elite. L’abuso della parola “popolo”. La gestione demagogica e irresponsabile delle finanze. L’ascesa dei nuovi padroni accompagnata da un “Vaffa” continuo, ripetuto, scandito all’infinito, studiato, voluto, recitato. Così si presentava il mondo, anzi la Germania, nel 1933, l’anno dell’ascesa al potere di Hitler.

Il nostro mondo è molto diverso da quello di allora, ma Siegmud Ginzberg – in un libro pubblicato da Feltrinelli con il titolo Sindrome 1933 – ci fa notare che molti sintomi, segnali, processi, atteggiamenti di oggi e di allora si assomigliano.

Magari non saranno identici, non ci saranno corrispondenze precise e speculari tra questo o quel personaggio di allora e i personaggi di oggi, ma le analogie tra gli umori, i metodi, i linguaggi e gli inganni sono comunque impressionanti. E le analogie si sono sempre rivelate uno strumento potentissimo per capire e distinguere. Ginzberg spiega così la genesi del suo prezioso libro: “Leggo la stampa, vedo i telegiornali, faccio talvolta zapping nei talk-show, ascolto quel che dice la gente al bar o sull’autobus, e ho l’impressione di aver già letto, già visto, già ascoltato. Ma in tutt’altra epoca e altro luogo”. Appunto. Nel 1933 a Berlino.

*Paolo Pagliaro

da © 9Colonne, 10 maggio 2019

Siegmud Ginzberg, Sindrome 1933, Feltrinelli, Milano 2019, pp 192, 16 euro