Firenze: per non “rinascere” male. Progetti di riconquista popolare della città

A Firenze, come in tutte le città-fabbrica del turismo, è stato condotto un drammatico esperimento di ingegneria sociale ed urbana con il quale l’area centrale è stata ridotta a un simulacro di memorie storiche senz’anima: palazzi e monumenti ridotti a quinte teatrali private della vita e della ricchezza delle relazioni che questi luoghi dovrebbero animare. Oggi, azzerata la presenza dei turisti, mancano all’appello anche gli abitanti, visto che i residenti nel centro storico, secondo una recente indagine dell’Università della Sapienza di Roma (Corriere Fiorentino 3 giugno 2020), sono addirittura meno di 10.000.

La questione è che gli stessi personaggi, le stesse lobby politiche, economiche e imprenditoriali, responsabili dell’attuale disastro, si candidano, impunemente, a guidare la fase della ricostruzione post Covid, in alcuni casi promuovendosi addirittura a commissari, legibus solutus?, della rinascenza fiorentina.

Siamo molto preoccupati. Al di là delle roboanti dichiarazioni che in questi giorni si sono moltiplicate, resta il fatto che non solo i personaggi sono gli stessi ma anche le proposte sanno di già visto e di già malamente sperimentato. Essere credibili significa manifestare e attuare concreti segni di ravvedimento operoso rispetto alle politiche finora perseguite. E proprio di una riappropriazione sociale e politica della città, resa indispensabile dalla crisi del ciclo economico, tratta il Manifesto per la riconquista popolare della città del gruppo urbanistica di perUnaltracittà.
Entriamo nello specifico: perché non procedere con la revoca della vendita all’INVIMIT degli alloggi di cui l’amministrazione è proprietaria, tra cui ci sono quelli in Via de’ Pepi che hanno caratteristiche di Edilizia Residenziale Pubblica? Sarebbe un atto di grande valore sociale e simbolico in difesa della residenza e nel centro di Firenze. 

Questo dovrebbe essere affiancato anche dalla previsione di housing sociale nel vicino Palazzo delle Poste nuove (non meno del 65% della superficie rispetto al 15% previsto), auspicabile nuova Casa della Cultura e dell’accoglienza nel centro storico fiorentino. Il previsto magazzino H&M o Zara dovrebbe essere rottamato ancor prima di vedere la luce.

La trasparenza delle scelte richiede la rapida modifica dell’art. 19 dell’attuale Regolamento Urbanistico che equipara “case appartamento vacanza, bed and breakfast, affittacamere, residenze storiche” alla residenza. Questa norma consente alla giunta Nardella di contrabbandare strutture turistico ricettive per residenze, falsando il senso delle trasformazioni e della comunicazione ai cittadini e impedendo il controllo urbanistico delle trasformazioni stesse (vedi Airbnb, affitti brevi, locazioni turistiche).

Non riusciamo a comprendere perché l’amministrazione si offra di integrare i canoni di locazione degli appartamenti Airbnb e simili, rimasti sfitti con la crisi del Covid-19. La questione casa non si affronta reiterando il sostegno alla proprietà immobiliare (tra l’altro legata alla speculazione turistica della città) ma organizzando un efficace piano casa che individui gli immobili, le tipologie di intervento e i finanziamenti. In questo senso proponiamo la revoca del Piano delle Alienazioni non solo del Comune, ma anche della Regione/ASL e del Demanio affinché la ripartenza possa essere affidata ad una ricchezza collettiva di cui tutti possiamo e dobbiamo disporre e con la quale restituire i servizi sottratti alla città. Altri comuni in Italia stanno operando in questo senso e non capiamo perché Firenze debba tirarsi indietro.

Anzi, le proprietà collettive, i Beni Comuni sociali, andrebbero censiti e localizzati nei vari Quartieri presentando un quadro organico delle disponibilità attuali, base costitutiva di un Piano Generale delle case popolari, che a partire dal Centro Storico possa dare nuova vita alla città.

È paradossale, ma in questo frangente non mancano i finanziamenti. Il pareggio di bilancio non è più un tabù, Cassa Depositi e Prestiti è a disposizione delle amministrazioni pubbliche per prestiti a tasso molto agevolato, i vari Decreti Cura e Rilancio e affini, prevedono stanziamenti che consentono di avviare programmi di investimento residenziale pubblico, di recupero degli immobili esistenti, di diffusione dei servizi sanitari territoriali, dimostratisi indispensabili per evitare la saturazione delle strutture ospedaliere.

Forse ciò che manca, e ne abbiamo avuta ampia dimostrazione, è la volontà politica di operare in questo senso.

La convocazione dei Consigli di Quartiere aperti, o addirittura di zona laddove fossero troppo ampi, vere e proprie oasi e laboratori di sperimentazione urbana, dovrebbe essere un passaggio fondamentale di inversione di tendenza. L’amministrazione potrebbe aprirsi ad un reale ascolto degli abitanti e delle numerose espressioni di cittadinanza attiva, centri sociali, comitati, che da anni animano il dibattito politico della città. 

I cittadini devono tornare ad essere i protagonisti del cuore della polis, il governo locale deve smettere di concordare le scelte con mecenati e investitori vari, che operano per i loro interessi e non certo per la città e i suoi abitanti.

Infine, non per importanza, ripensare Firenze vuol dire aprirla al proprio territorio di riferimento, dalla Piana fiorentina, alle colline al reticolo idrografico, facendone un’occasione straordinaria di conversione ecologica dell’intero sistema territoriale. La città e la campagna/territorio devono divenire luogo di una duplice e reciproca accoglienza. I due termini sono ormai inscindibili.

Obiettivi primari e non negoziabili diventano quindi l’azzeramento del consumo di suolo e l’azzeramento delle grandi opere inutili e dannose, dal Tunnel TAV a questo tipo di Tramvia, dal Nuovo aeroporto di Peretola al Nuovo stadio e a tutte le forme di incenerimento dei rifiuti.

Siamo di fronte a una situazione che non consente più alla politica di nascondersi dietro campagne di stampa fumose e ingannevoli. La realtà, i bisogni, le sofferenze delle comunità locali sono concreti. Concrete sono e saranno le modalità di riappropriazione della città e del suo ambiente di vita.

*Antonio Fiorentino