La stazione Foster, le ‘ndrine a Firenze e il banchetto delle grandi opere

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Pochi giorni fa è apparso un articolo sul quotidiano fiorentino la Nazione che informava di come, in una inchiesta della magistratura di Reggio Calabria sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nei grandi cantieri di opere pubbliche, anche in quello della stazione ai Macelli, progettata da Norman Foster, si fossero appuntati gli appetiti del clan di Girolamo Pieromalli.

Dall’inchiesta Waterfront, che è stata resa nota alla fine di maggio 2020, risultano una marea di interventi della ‘ndrina di Gioia Tauro per mettere le mani su cantieri ovunque in Italia; in particolare per Firenze un affiliato alla famiglia mafiosa, Domenico Gallo, gestore di imprese edili e di produzione di bitume con trascorsi assai poco raccomandabili, avrebbe cercato di favorire la nomina a direttore dei lavori del cantiere Foster dell’ingegner Giovanni Fiordaliso; quest’ultimo avrebbe dovuto lavorare per favorire le imprese legate al clan nei lavori. In cambio le solite cose: regali, falsi incarichi molto ben remunerati, auto di lusso, eccetera.

Gli sforzi della ‘ndrina devono essere stati un po’ delusi dal fatto che i lavori si sono bloccati sia per un paio di inchieste della magistratura fiorentina, ma soprattutto per le difficoltà tecniche e gli errori progettuali del sottoattraversamento AV di Firenze.

La notizia non pare abbia avuto grandi eco nelle maggioranze politiche fiorentine in Comune o Regione; Enrico Rossi silente, Nardella, così querulo per difendere gli interessi di Firenze nel mondo, tace sulla presenza documentata delle mafie nel cantiere più grande della “sua” città, l’aspirante presidente della Regione Eugenio Giani, cui è tanto caro il progetto TAV, prepara carri armati per fare inceneritori a Livorno, ma tace su questa vicenda.

Non è un bel segnale.

Associazioni e alcuni movimenti politici denunciano da oltre un decennio la vergogna di quella ferita a Firenze nell’ex parco dei Macelli, un paio di inchieste della magistratura fiorentina hanno aperto una finestra sul verminaio che presiede ai cantieri del sottoattraversamento e allo stesso funzionamento del Ministero dei Trasporti; questa ultima piccola notizia conferma quanto già si sa, ma che in troppi non vogliono ricordare, preferendo chiacchierare di “opere strategiche” e di “necessità dell’alta velocità a Firenze” (come se questa non esistesse già da più di 10 anni).

C’è comunque un particolare molto importante che di solito non viene notato: com’è possibile che un imprenditore privato delle costruzioni, tanto più se incardinato nel sistema mafioso, possa far sì che un suo uomo diventi “direttore dei lavori” di un importante cantiere? La risposta sta nelle normative italiane del general contractor: il “direttore dei lavori” è nominato, pagato e controllato dall’esecutore dei lavori, mentre di solito (e in ogni paese civile) questa figura tutela il committente (che paga) da eventuali brutti comportamenti del costruttore. Questa anomalia, che nessuno ha avuto il coraggio di eliminare, è all’origine dell’aumento vergognoso dei costi nelle grandi opere italiane.

Adesso più che mai, all’alba di una nuova crisi economica, si dovrebbe denunciare questa norma che favorisce infiltrazioni mafiose, comportamenti scorretti delle società di costruzione; proprio in questo momento non si dovrebbe abolire il Codice degli Appalti, come chiedono spudoratamente Confindustria e costruttori, ma si dovrebbe tornare a regole serie e ad una pianificazione che garantiscano gli interessi della collettività.

Pare che con gli accordi europei stiano arrivando aiuti per il sistema economico italiano; il settore più parassitario dell’industria italiana si appresta a mettere le mani su queste risorse. Con le norme in vigore si avranno ancora profitti privati, costi fuori misura, danni ambientali, deindustrializzazione, debiti che noi e i nostri figli dovranno pagare.

Chi pensava che la pandemia avrebbe reso migliore questo paese ingiusto è purtroppo smentito: si sta apparecchiando una vergognosa greppia cui sono invitate tutte le mafie d’Italia. Pagheranno i cittadini, soprattutto gli ultimi. Come sempre. A meno che…

*Tiziano Cardosi

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Tiziano Cardosi

Obiettore di coscienza negli anni ‘70, attivista contro le guerre, già capostazione delle FS, oggi si occupa soprattutto di mobilità e del fenomeno delle “grandi opere inutili”, tra I fondatori del comitato No Tunnel TAV di Firenze. Attivista di perUnaltracittà.

2 commenti su “La stazione Foster, le ‘ndrine a Firenze e il banchetto delle grandi opere”

  1. Francesco Carnovale

    Complimenti per l’ articolo. Sono un cittadino che si è sempre impegnato nella difesa della propria città e la mia speranza è riposta in persone come Lei e in tutti voi che lavorate cosi bene per far venire fuori il marcio che nessuno vuol far sapere, compresa la stampa fiorentina. Ho fatto delle manifestazioni con voi, sono venuto a degli incontri, ho scritto svariate lettere di protesta da renzi, quando era sindaco, a nardella, ho scritto a vari giornali e trasmissioni. Mi piacerebbe essere più partecipe, ero iscritto al gruppo “NO GRANDI OPERE INUTILI”, che mi metteva a conoscenza delle manifestazioni e degli incontri e di altri eventi ma ho ricevuto l’ ultima mail il 4 dicembre del 2018 poi più nulla.
    Come mai? Se c’è il modo di poterle ricevere di nuovo la mia mail è f.carnovale80@alice.it. Grazie per l’immenso lavoro che fate, vi vorrei aiutare di più, se volete mi potete contattare e sarei felice di farlo. Distinti saluti e forza Firenze!

  2. Pingback: Toscana: Colao, Giani e i carri armati. Cronache dall’esplosione della democrazia (a 5.000°)

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