I portuali di Genova a Firenze, perché la guerra (non) passa da qui

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I portuali di Genova, protagonisti di una lunga serie di proteste contro navi saudite cariche di armi utilizzate nella devastante guerra in Yemen, saranno a Firenze  venerdì 16 ottobre alle ore 19 presso la Casa del Popolo “Il Campino” in Via Caccini 13/a. Durante l’incontro ci racconteranno le loro battaglie e le aspirazioni che le hanno guidate, ne scrivemmo anche lo scorso inverno in questo articolo Cronaca di una lotta operaia nel porto di Genova: il CALP e la Bahri Yanbu. Si tratta di un’esperienza straordinaria di militanza operaia e solidarietà internazionale. Dopo il dibattito, cena e concerto. Queste brevi righe aiutano a comprendere le ragioni per le quali abbiamo fortissimamente voluto i portuali di Genova a Firenze. Se vuoi puoi condividere l’evento su Facebook da qui https://www.facebook.com/events/647962489196417/


Il contesto italiano è segnato da una profonda debolezza della sinistra politica e del movimento dei lavoratori. Si tratta di aspetti noti e sui quali non occorre soffermarsi. Quanto invece deve essere sottolineato è l’intima correlazione che esiste tra i due fenomeni. Una tale affermazione potrà forse suonare banale. E nei fatti lo è. Eppure, se guardiamo fuori dalla finestra, così non pare.

Per molti anni, una fetta importante della sinistra politica ha coltivato l’illusione che esistesse un’adesione larga ai propri valori, diffusa soprattutto tra le classi medie urbane. Tale sinistra ha formalmente continuato a difendere i diritti dei lavoratori. Lo ha fatto però come uno dei vari punti del proprio programma, sostituendo ad un progetto politico centrato sull’emancipazione dei lavoratori la semplice richiesta di un sostegno individuale alla propria lista elettorale. L’effetto prodotto è stato quello di scavare un solco profondo tra le classi lavoratrici e la sinistra politica.

Le recenti elezioni regionali hanno confermato e rafforzato questo trend. Il dato di fondo appare chiarissimo. Con l’esclusione di alcune città medio-grandi, non esiste al momento in Italia una sinistra – di qualsiasi orientamento – in grado di ottenere rappresentanza. Per molti, le ragioni restano strettamente contingenti, ovvero dipendenti dalla coalizione elettorale costruita, dal candidato scelto oppure dalla campagna condotta. A nostro parere sono invece strutturali e derivano dall’assenza di un collegamento organico tra sinistra politica e movimento dei lavoratori. Il tentativo quindi di ricreare questo collegamento dovrebbe essere il primo e immediato obiettivo per tutti noi.

Il compito non è ovviamente facile e il pesante arretramento subito da larghe parti del movimento dei lavoratori negli ultimi decenni non agevola in tal senso. Tale considerazione merita però di essere precisata, perché l’arretramento politico e sindacale del movimento operaio non è stato omogeneo. Da un lato, la coscienza media dei lavoratori ha conosciuto una pesante ed evidente involuzione. In alcuni settori della classe, inoltre, una martellante retorica nazionalista e nativista ha purtroppo fatto breccia e sfondato. Dall’altro lato però, un nuovo segmento di classe lavoratrice, in larga parte di origine straniera e impiegato nel settore della logistica, ha conosciuto un rapidissimo processo di sindacalizzazione e crescita politica, dando vita ad un feroce scontro con il capitale ed i suoi apparati repressivi. Il recente corteo di sabato 3 ottobre a Modena contro le oltre 400 denunce piovute sugli operai dopo la durissima vertenza ad Italpizza sono una chiara conferma di ciò. Oltre al settore della logistica, certamente il più noto, non deve essere dimenticato come anche altri segmenti, in alcuni casi singole fabbriche, siano riusciti a mettere in campo azioni di protesta significative, spesso in risposta a tentativi di massicci licenziamenti o chiusure delle aziende.

Proprio a questi settori più avanzati del movimento dei lavoratori crediamo che debba rivolgersi la sinistra politica oggi. Non solamente per rientrare fisicamente nelle fabbriche, nei magazzini e negli uffici dai quali è stata espulsa, ma anche per trarre linfa vitale dalle mobilitazioni dei lavoratori. A tal fine, pensiamo proprio che conoscere le proteste dei portuali di Genova contro il transito ed il carico di armamenti bellici diretti nel Golfo ed utilizzati nella guerra in Yemen sia di grande valore. Uno degli strumenti utilizzati dal capitale per indebolire il movimento operaio è infatti quello di negare legittimità e riconoscimento a quanto i lavoratori uniti riescono ad ottenere. Il nostro compito è quello di combattere questa tendenza e ribadire il semplice e banale assunto che solamente una risposta collettiva dei lavoratori può avere successo. Gli scioperi al porto di Genova ci parlano di tutto questo.

Gianni Del Panta

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Gianni Del Panta

Gianni Dal Panta, studioso e attivista politico, è autore di "L'Egitto tra rivoluzione e controrivoluzione. Da piazza Tahrir al colpo di stato di una borghesia in armi" (Il Mulino, 2019).

1 commento su “I portuali di Genova a Firenze, perché la guerra (non) passa da qui”

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