Area Officine Grandi Riparazioni di Porta al Prato: “lamento” per il funerale che verrà

Il 20 ottobre 2020 a Firenze è stata promulgata e celebrata la condanna a morte della famosa ma ormai negletta Area delle Officine Grandi Riparazioni di Porta al Prato.

Il rito si è svolto nella Sala d’Armi di Palazzo Vecchio (almeno l’onore delle armi!), dove officiava la massima magistratura della città. Il reato contestato quello di degrado (fisico e morale) per abbandono incolpevole. Il processo era cominciato con la redazione del Piano Strutturale e proseguito con il Regolamento Urbanistico approvato nel 2015.

Trattandosi di un’Attrice dimenticata ma importante della città, si è molto indugiato sulle modalità di esecuzione della sentenza più che sulla soluzione finale illustrata dal suo carceriere: l’ amministratore delegato di FS Sistemi Urbani s.p.a.

Saranno 162.000 metri cubi (non dichiarati) di costruito con 54.000 metri quadrati di Superficie Utile Lorda; ipotizzabili 2/3 ettari occupati dal solo costruito. Naturalmente i magistrati in carica, già corifei dei volumi zero hanno solo lambito l’argomento dicendo che su richiesta del “boia” (in commedia detto investitore-sviluppatore) sono pronti a trasferire altri volumi da Campo di Marte se al momento dell’esecuzione il soggetto dovesse sopravvivere alle dosi attuali.

Veniamo alle circostanze. Premesso che nei due precedenti tentativi di vendita nessun investitore-sviluppatore (“il boia”) si era presentato per i troppi vincoli (due capannoni di archeologia industriale da mantenere, poche garanzie che il Comune si sarebbe accollato la costruzione della strada killer del Fosso Macinante, poca flessibilità nelle destinazioni d’uso, prezzo eccessivo che non garantiva la remunerazione di lui (il boia) che fa il lavoro sporco; (sì proprio così, sporco speculatore! sciacallo ! grideranno i comitati ingrati quando si accorgeranno della perdita e di che perdita!).

Ed ecco il Dispositivo illustrato in pompa magna il 20 ottobre scorso alla Sala d’Armi. La presentazione del Sindaco illustra le troppe qualità dell’Area residua delle antiche OGR, la vicinanza alla Stazione, al Duomo, la prossimità al parco delle Cascine, la contiguità al nuovissimo Teatro dell’Opera e, all’altro capo di questi lunghi 8 ettari, la Manifattura Tabacchi! nuovo motore di cultura, arte e contaminazioni multiple, interattive, ecc. Troppe qualità per consegnarle all’ uso cittadino, alla città pubblica così poco smart e ormai dimenticata. Mutuate le parole e i sintagmi dagli articoli che abbiamo scritto, condensati in una mozione in Consiglio che chiedeva la prelazione comunale sull’Area, il Sindaco ha compiuto il miracolo, le ha rovesciate facendone il richiamo di affari sicuri (qui dal min.15).

Ciò che per noi è il valore di quest’area, ossia la capacità di risarcire la città con spazi utili e aperti e più ancora di salvaguardare un vuoto denso di capacità relazionali con la centralità progettabile di un sistema insediativo oggi latente e periferico, viene ribaltato e annullato da questa sentenza di morte comminata all’ Area ex OGR. Risibile, me lo consenta il Sindaco e anche un po’oltraggioso il tentavo di copertura culturale con il trasferimento di opere dai depositi degli Uffizi nei due capannoni monumentali (il deposito è in continuo trasloco virtuale). Un pietoso velo per coprire la miseria della nuda“ valorizzazione”immobiliare truccata da urbanistica. Un (altro) regalo promesso ai futuri clienti del ghetto dorato per attrarli e non farli sentire troppo soli. La sintesi qui.

Nei primi anni ’90 a Firenze sull’esempio dell’Estate romana organizzata in spazi insoliti, venne in mente a qualcuno di rara sagacia ma che non ricordo, di fare teatro e cinema estivo tra i vagoni parcheggiati nell’allora ampio parco ferroviario in attesa di riparazioni. Furono serate indimenticabili; certo ero più giovane ma soprattutto era lo spazio delimitato da quelle quinte con le ruote, era la volta celeste orlata dalle vaghe colline di levante sulla nostra testa, capaci di una suggestione che nessuna piazza storica poteva creare; era diversa, un di più che arricchiva me e molti altri di un’esperienza inaspettata e potente. Ho pensato che questa doveva essere la direzione per progettare la riabilitazione di quest’area gloriosa per la sua storia e per la sua stravagante e silenziosa bellezza.

Non so se la mancanza di immaginazione e di stimoli che mostrano molti amministratori pubblici di questi anni abbia origini familiari o piuttosto, come credo, sia il tributo da pagare all’ obbedienza imposta dalla religione del Mercato con quei tre/quattro dogmi che guidano ogni azione e impediscono loro l’ascolto: il primato del privato, l’austerità pubblica, la mancanza di alternative di sistema, ordine e sicurezza. Sotto questa bandiera la nostra Area OGR così ricca di suggerimenti invisibili da chi decide per lei, non diventerà mai l’Officina Grande Rinascimento che, con ironica (spero) piaggeria, ha suggerito l’ad di FS Sistemi Urbani, e tanto meno contribuirà alla vantata sostenibilità, a rinaturalizzare un suolo anticamente agricolo anzi, si tirerà dietro una strada di scorrimento che consumerà altri 12 ettari e tonnellate di CO2, PM10,ecc. e bombe di calore.

Sarà “la cittadella” come sfuggito all’assessora Del Re, “ultima grande occasione immobiliare” (idem); un tappo che serra quel circuito minerario estenuato conosciuto come Centro Storico e lo separa dalla grande città latente che gli sta intorno.

*Roberto Budini Gattai