Il primo santo dei millennials: storia di un contagio

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L‘Umbria, si sa, è terra di Santi e di Beati.
E nel 2020, l‘anno orribile della pandemia, non poteva mancare l‘opportunità di intentare una causa di beatificazione utile per le sorti del culto dominante ma sempre più traballante .
Così ad Assisi, la Città di San Francesco, per diciannove giorni nel mese di Ottobre, quarantunomila pellegrini hanno affollato le vie cittadine (e non solo) per venerare le spoglie mortali di Carlo Acutis, un giovane milanese scomparso a causa di una leucemia nel 2006 e per il quale la Chiesa Cattolica ha promosso la beatificazione.
Processioni, riti, affollamenti che hanno determinato il diffondersi del virus in un territorio che fino ad allora non aveva fatto registrare che sporadici casi.
Eventi non cosi rari se un po’ di giorni fa si è saputo della scomparsa, causata dal coronavirus, di un paio di Patriarchi della Chiesa Ortodossa Serba, negazionisti e fautori di cerimonie e pellegrinaggi, che definivano come “vaccino di Dio”, nei quali i fedeli avrebbero potuto trovare conforto spirituale .
E non mancavano nemmeno i precedenti storico – letterari, dai quali evidentemente non si traggono insegnamenti.
Nel capitolo XXII dei Promessi Sposi, è Alessandro Manzoni a ricordare come a Milano , l‘11 giugno del 1630, fu proprio la processione richiesta dai Magistrati al Cardinal Federico Borromeo, per ottenere la protezione del Santo Carlo Borromeo, a determinare l’ulteriore contagio della peste.
Salvo poi a prendersela con “untori” di svariata provenienza .
Ma ad Assisi però hanno pensato di fare le cose in grande.

“La beatificazione di Carlo Acutis, figlio della terra lombarda, e innamorato della terra di Francesco – aveva detto il cardinale nel corso della cerimonia di consacrazione – è una buona notizia, un annuncio forte che un ragazzo del nostro tempo, uno come tanti, è stato conquistato da Cristo ed è diventato un faro di luce per quanti vorranno conoscerlo e seguirne l’esempio”.
E del giovane milanese in effetti poco si era saputo fino ad ora se non appunto che avesse trascorso la sua, purtroppo breve, vita terrena promuovendo, come tanti altri, attività sociali e caritatevoli e nel contempo facendo leva sulle potenzialità della Rete.
Figlio di una facoltosa famiglia milanese – e fin qui il confronto con Francesco di Assisi regge – deve la sua notorietà alla madre che ne ha ingigantito la figura riferendo tutta una serie di miracoli, dall‘ostia che a Tixtla in Messico si arrossò di sangue, del gruppo AB, lo stesso presente nella Sindone e nel miracolo di Lanciano, ritrovato fresco dopo quattro anni dalla sua scomparsa, o dell’ ostia caduta a terra durante una comunione in una chiesa di Sokólka in Polonia, trasformatasi in un pezzo di carne di origine miocardica dopo una settimana.
Con il contorno di intercessioni, salvazioni e guarigioni propalate tramite Internet di cui Acutis era stato un precocissimo fruitore.
Non mancando di riferire del gran numero di cani e di gatti che hanno accompagnato la vita del ragazzo e che ora servono per rinverdire quel Cantico delle Creature che, a conti fatti, non ha mai trovato eccessivi entusiasmi tra i fedeli della Chiesa.
Fatto sta che la narrazione amplificata e moltiplicatasi grazie alla Rete, come è facile immaginare, ha convinto le più alte gerarchie che la storia e la vita del ragazzo fossero tali da giustificarne l’assunzione nel cielo dei Beati puntando a farlo diventare il primo santo dei millennials.
Anche per attualizzare e rilanciare almeno alcune di quelle tematiche tanto care al Poverello ma non più tanto in auge al tempo della Società dei consumi.
Ma soprattutto funzionali a quel paradigma dell’overtourism che tanti seguaci, chierici e laici, ha nella Città di Bernardone .
Ancora oggi, alla data del 10 dicembre 2020, la sequela di oltre duemila contagi registrati ad Assisi e a Bastia (ma anche in altre località con le quali hanno avuto rapporti i pellegrini venuti in Umbria) e anche il numero dei decessi contati nella seconda ondata della pandemia, porta a giudicare del tutto improvvida la scelta di indire quelle cerimonie, con tutte le conseguenze che quelle presenze hanno determinato in termini di contatti e di contagi.
E non si può fare a meno di riflettere come siano rimaste inascoltate le voci contrarie come quella del Commissario anti Covid in Umbria Antonio Onnis che, senza mezzi termini, aveva citato proprio la beatificazione di Acutis tra gli eventi eventi previsti nella Regione che avrebbero potuto avere conseguenze nefaste, considerando proprio la particolare fragilità della struttura sanitaria della Regione con le ridottissime capacità di terapie intensive.
Si devono infine segnalare le parole del priore della cattedrale di San Rufino, intervenuto a margine dell‘incontro voluto dal Vescovo di Assisi Monsignor Domenico Sorrentino che aveva chiamato a raccolta nove sindaci del territorio, un po’ per discutere della vicenda ma anche allo scopo di coprirli sotto il mantello della propria autorevolezza.
La chiamata in correo della Santa Sede, alla quale è stata attribuita la scelta del 10 ottobre quale data per celebrare la beatificazione e la conferma del numero dei pellegrini citati con il pretesto di smentire la voce, palesemente infondata, che ne voleva l’afflusso in un solo giorno, sono apparsi maldestri tentativi di mettere a tacere le voci di un popolo che, confinato nelle mura domestiche, è ora alle prese con la malattia e si interroga sulle ragioni del contagio.
Alle quali si sono aggiunte le parole del Vescovo che, nel tentativo di riportare un po’ d’ordine e di pace nella Città Serafica, aveva espresso la “speranza che non manchino i Pellegrini ad Assisi anche nelle feste natalizie” ai quali proporre “gadget di Carlo Acutis realizzati autonomamente dai commercianti critici con la beatificazione”.
*Maurizio Fratta
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Maurizio Fratta

Maurizio Fratta, metalmeccanico per quasi metà della vita, ha scritto e scrive per “Micropolis” (inserto umbro de “il manifesto”), “Primapagina” di Chiusi e “l’altrapagina” di Città di Castello. Referente umbro per la ReTe dei comitati per la difesa del territorio è tra i fondatori dell’Associazione Borgoglione.

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