In più occasioni si è dovuto rilevare come nelle due parti dello Strumento urbanistico fiorentino, Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico, sia assente una lettura della città sia nei suoi ambiti fisici, sia nei tratti socio-economici dell’attuale divenire urbano. Una assenza colpevole che, se da un lato consegna deliberatamente (vedi le varie esternazioni dell’assessore Meucci) le scelte strategiche al mercato immobiliar-finanziario speculativo, dall’altro rinuncia anche a opzioni operative importanti.
E’ il caso della cosiddetta movida sollevato dal comitato “Ma noi quando si dorme” che ha dato lo spunto a un’assemblea di comitati cittadini per formulare una proposta mentre il R.U. era ancora in corso di approvazione. E’ un peccato che le consultazioni siano state così sfuggenti (non si è mai avuto l’impressione che i cittadini, anche se organizzati in comitati e associazioni potessero concordare l’odg) e superficiali, trasformandosi in semplici audizioni.
Si è rilevato che gli interventi di recupero e rivitalizzazione della città individuati dall’Amministrazione si possono ridurre a due tipi. Per il Centro storico sulla base dell’immancabile, scontato richiamo turistico si ipotizza la convergenza delle griffes e del turismo mordi e fuggi di lusso, con trasformazioni di interi comparti edilizi civili e industriali in residences e commercio. All’esterno invece vale il modello Defence parigina, in tono minore, aggiornato ed estenuato dal più recente grattacielismo dell’asse Milano–Dubai, come lo scellerato progetto per la Manifattura Tabacchi.
Noi proponiamo una via diversa anche nel modo di utilizzare la città, a cominciare dal disagio cittadino provocato dalla movida, cioè lo straripamento dei clienti di una serie di esercizi pubblici in alcune strade e piazze della città antica fin’oltre la tarda notte. Tralasciamo l’evoluzione degli orari, dei locali e dei frequentatori degli ultimi due decenni perché appaiono indirettamente nella proposta. Essa consiste nel riaprire a questo “nuovo” pubblico notturno e ai gestori di locali che intendono restare aperti di notte, quei luoghi già destinati allo spettacolo oggi chiusi, chiostri e cortili che non abbiano interferenze acustiche con abitazioni, inutilizzati da decenni a cominciare dalle proprietà pubbliche o di uso pubblico, comunitario, ecc. come realizzato alle Murate.
Vi sono teatri e cinema quasi tutti di rilevante pregio architettonico, dotati di palcoscenico e di spazi articolati attorno alla platea dove il senso di una serata e a maggior ragione di una lunga nottata potrebbe aprirsi a più varie modalità di incontro e arricchirsi di differenti soggettività espressive (musicale, recitativa, dizione, discussione a soggetto, giuochi da tavolino, piccoli schermi per film in spazi informali e altro). Selezionate e promosse secondo l’inclinazione e le capacità del gestore e dei suoi frequentatori. La molteplicità e la dislocazione dei luoghi è paragonabile a quella degli attuali ritrovi; la varietà degli interni può sollecitare curiosità e invenzioni per serate così prolungate. In fondo sarebbe come proiettare questa città in una dimensione culturale assai più cosmopolita e metropolitana a valere anche per le manifestazioni dell’Estate fiorentina, lasciando all’uso normale, civile di tutti le strade e le piazze.
Un’Amministrazione che avesse una visione meno ideologicamente mercantile e coatta, potrebbe farsi promotrice con i proprietari di questi luoghi perduti dalla città, e con i beni pubblici di cui dispone potrebbe provare a costruire due/tre esempi trainanti che possano essere imitati (con l’aiuto di provvedimenti urbanistici e regolamentativi di sua competenza) e intrapresi da proprietà che oggi non possono più sperare nel successo dell’ennesima spa/centro benessere, palestra, albergo e via replicando, sempre con le stesse funzioni sempre intorno allo stesso osso.
*Roberto Budini Gattai, architetto, attivo nei Comitati e in perUnaltracittà
Roberto Budini Gattai
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