Partiti o movimenti? Estrema destra tradizionale o post-industriale? Populisti o “fascisti del terzo millennio”? Chi sono i rappresentanti di maggior successo dell’estrema desta oggi in Europa?
La crisi economica e finanziaria globale ha creato negli ultimi anni terreno fertile per rivendicazioni di tipo nazionalista e protezionista, in ambito economico ed identitario, non di rado dai tratti xenofobi. Estremisti di destra vecchi e nuovi indicano soluzioni semplici a problemi complessi attraverso l’invocazione di società sempre più chiuse. La chiusura nei confronti degli immigrati si combina alla negazione dei diritti di cittadinanza ai portatori di nuove soggettività, nell’ambito dell’orientamento sessuale così come in quello religioso. Un’islamofobia sempre meno celata sta diventando terreno comune di partiti e movimenti che si richiamano a collettività omogenee, spesso coincidenti con i confini statali, ma non solo.
La xenofobia come “paura del diverso” è il tratto caratterizzante dei soggetti che si richiamano – direttamente o indirettamente – alla destra estrema. Eppure oggi è più difficile che nel passato tracciare una mappa definita del variegato panorama delle destre radicali. Questa difficoltà vale non solo per gli osservatori attenti delle trasformazioni delle dinamiche politiche nei paesi europei, ma soprattutto per gli individui che non trovano più nella coscienza e nella conoscenza politica il baricentro del proprio agire politico: sono i giovani e gli adolescenti, i cittadini più sottoposti alle pressioni della crisi economica, gli spettatori di una mediatizzazione selvaggia che rende alla stregua di spettacolo anche gli eventi più drammatici.
Attraverso questa rubrica, che inauguriamo oggi, si cercherà di creare una bussola che aiuti ad orientarci tra partiti e movimenti, gruppuscoli violenti sparsi sul territorio e movimenti di opinione, portavoce e opinion leader della destra radicale. Lo faremo girando per l’Europa, esplorando il mondo dei partiti, quello dei movimenti, le tifoserie calcistiche, il web e tutti quegli ambienti in cui, in modo visibile e meno visibile, l’estrema destra trova appiglio e si radica.
Tenteremo soprattutto di comprendere come l’ibridazione dei simboli, delle parole d’ordine e delle pratiche di azione costituisca, da parte non solo dei partiti, un potente mezzo di reclutamento di simpatizzanti e aderenti.
Per capire come l’immaginario simbolico e iconografico della destra estrema si sia modificato nel tempo, basta osservare le immagini che pubblichiamo in questo pezzo. Antifa e Nationale Sozialisten utilizzano la stessa bandiera, CasaPound invoca “l’altro Che Guevara”, Strache, il leader della Fpö (il partito del defunto Haider) indossa il basco di Guevara. Si tratta di strategie per de-enfatizzare il patrimonio culturale delle sinistra e creare una maggiore permeabilità tra ambienti culturali un tempo distanti e riconoscibili.
Questa strategia coesiste naturalmente con parole d’ordine dell’estrema destra tradizionale. Ma per cogliere fenomeni nuovi ci vogliono strumenti nuovi, e tanta curiosità intellettuale. È quella che cercheremo di stimolare in questa rubrica, a partire dalla descrizione, nel prossimo numero, di un rilevante soggetto dell’estrema destra qui in Italia: CasaPound Italia.
Giorgia Bulli
Giorgia Bulli, ricercatrice in Scienza Politica presso l’Università degli Studi di Firenze, Scuola di Scienze Politiche. Si occupa da anni di estrema destra in Italia e in Europa. Insegna “Comunicazione Politica ed elettorale” e “Analisi del linguaggio politico”. Collabora con la Humboldt Universität di Berlino, dove insegna e svolge ricerca su questi temi.
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