Tre motivi per cui Giorgia Meloni ha vinto le elezioni

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Sulla vittoria elettorale della Fiamma tricolore abbiamo chiesto a Giorgia Bulli – docente di Scienze politiche dell’ateneo fiorentino, esperta di comunicazione politica e dell’ultradestra italiana ed europea – un commento sui cambiamenti di medio corso delle dinamiche politiche che hanno contribuito all’esito delle elezioni politiche del 25 settembre scorso. Sono emersi i tre punti che vi proponiamo di seguito.


Il cambiamento dell’atteggiamento nei confronti della politica

  • La sfiducia nei confronti della politica rappresentativa non è un fatto nuovo, ma negli ultimi anni si è sommata alla disintegrazione organizzativa dei partiti che non convogliano più in maniera positiva nemmeno quel bacino residuale che ancora ci si riconosceva. Contemporaneamente, sono sempre più episodiche modalità di espressione politica altre rispetto a quella istituzionale che riescano a controbilanciare la perdita di fiducia nei partiti. E quando emergono, fanno fatica ad essere coperte adeguatamente dai media tradizionali.
  • L’ossessione per il cambiamento, che spiega in parte le oscillazioni e le parabole di veloce ascesa e caduta (indipendentemente dal campo politico) e che in parte è l’effetto della sfiducia, della fatica di raccogliere informazione politica oltre a quella standardizzata di stampa e talk show. Sono gli elettori a dar voce nelle alle ossessioni per il cambiamento, ma in questo sono pienamente appoggiati e fomentati dalla comunicazione mediatica, a sua volta ossessionata dalla necessità di garantire spettacolo, lotte fratricide, rinnovo della competizione. Se possibile questo spettacolo mediatico è accompagnato dai volti dei soliti noti, che garantiscono quella continuità cognitiva utile affinché gli spettatori-elettori non si perdano del tutto in scenari che cambiano velocemente. Questo in parte spiega la melmosa miscela di cambiamento e staticità che è tipica del nostro sistema politico.

Caratteristiche della politica legate alla comunicazione politica

  • La velocità. Non è solo la comunicazione politica ad essere diventata veloce. Anche il processo di decisione si è estremamente velocizzato, creando un vortice vizioso di aspettative di velocità e di risposte veloci a problemi complessi. I media si aspettano velocità e la impongono, i cittadini si aspettano velocità e la subisco, spesso senza accorgersene. Gli stessi parlamentari e i rappresentanti istituzionali a vari livelli che tante volte si lamentano di essere stati posti di fronte al fatto compiuto e di non aver avuto il tempo nemmeno di leggere quello che votano, hanno contribuito a questa dinamica.
  • La personalizzazione. È il più commentato e il più studiato dei fenomeni che hanno prodotto le modifiche della comunicazione e della politica, ed è legato all’assottigliamento organizzativo, alla sfiducia, alle aspettative di velocità. La personalizzazione è un’arma a doppio taglio, ma prima che gli attori politici subiscano le conseguenze degli effetti perversi della personalizzazione, hanno fatto in tempo ad incidere sull’azione di governo e, allo stesso tempo a modificare – spesso in maniera irreversibile come nel caso di Berlusconi – la cultura politica di un paese.
  • La fatica della raccolta di informazione politica fa da sfondo a tutto questo. I social media hanno certamente aperto nuove possibilità, ma l’impressione generale è che, almeno in Italia, siano coloro che hanno già un patrimonio politico e conoscitivo solido a farne uso.

La destra

  • Queste elezioni hanno portato a compimento la legittimazione della componente nazionalista, populista e tradizionalista della destra italiana su quella della destra liberale con componenti di populismo che caratterizzava ad esempio Forza Italia. La legittimazione di questo tipo di destra a cui si è assistito a livello elettorale ieri è il frutto di un lungo percorso, i cui protagonisti non sono solo i cittadini.
  • Risposte semplici e veloci a problemi complessi che sfociano nelle ricette sovraniste o di preferenza nazionale nell’accesso alle risorse, al lavoro e allo stato sociale sono le caratteristiche principale dell’offerta politica della destra che ha vinto le elezioni. Il centrosinistra, e nello specifico il Partito Democratico, non solo non ha compreso che è necessario provare a scardinare almeno in parte il paradigma della ipersemplificazione, ma ha deciso di farne uso in maniera inappropriata e secondo un codice comunicativo che non le appartiene. La campagna di demonizzazione del pericolo post-fascista, anche se non chiamato con questo nome, non ha avuto successo perché poco credibile, arroccata su una purezza ideologica poco sostenibile, strumentale a nascondere alternative programmatiche strutturate. Non c’è da meravigliarsi della buona riuscita del M5S, che su alcune tematiche ha giocato proprio sulle stesse corde della semplificazione del “ricettario sociale” con un codice comunicativo che – nonostante tutte le trasformazioni organizzative e ideologiche del Movimento – è connaturato sia al M5S sia a Conte
  • La destra nazionalista, di cui Fratelli d’Italia è espressione, ha tratto non poco giovamento dall’internazionalizzazione del campo ideologico a cui appartiene. L’esistenza di una famiglia di partiti dalla stessa radice politica in Europa è solo la componente più visibile di questo fenomeno. I contatti stabili tra partiti e movimenti che si richiamano in versione più o meno radicale alla protezione nazionale, alla lotta all’ideologia di genere, alla minaccia dell’immigrazione, al ritorno ai valori tradizionali (in politica, in famiglia, nella religione e nella morale) sono meno visibili ma non meno influenti. Allo stesso modo, la ricca rete della produzione culturale e della riflessione intellettuale, molto spesso misconosciuta, rappresenta un’ancora senza la quale è difficile comprendere come le idee propugnate dalla destra attecchiscano e possano trovare circolazione a livello sociale non solo in Italia. Questo tema è molto studiato per esempio in Germania con il caso della AfD e di tutte le sue ramificazioni.
  • L’orgoglio. Il tema dell’orgoglio non è solo quello dell’orgoglio nazionalista dello sventolare il tricolore, come da discorso di Meloni post vittoria, ma anche quello dell’orgoglio politico di una destra che riesce ad uscire definitivamente dal cordone sanitario in cui (pochi) Paesi europei ancora la relegano. In Italia questo aspetto è ovviamente particolarmente forte. Non a caso i temi dell’orgoglio e del riscatto sono stati particolarmente presenti nel discorso di Meloni.
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Giorgia Bulli

Giorgia Bulli, ricercatrice in Scienza Politica presso l’Università degli Studi di Firenze, Scuola di Scienze Politiche. Si occupa da anni di estrema destra in Italia e in Europa. Insegna “Comunicazione Politica ed elettorale” e “Analisi del linguaggio politico”. Collabora con la Humboldt Universität di Berlino, dove insegna e svolge ricerca su questi temi.

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