Negli ultimi giorni il Ministero è tornato a dedicarsi ai 20 grandi musei affidati ai così detti manager e, essendosi accorto che con le strutture attualmente esistenti (e con cui noi sempre abbiamo dovuto portare avanti il nostro faticosissimo lavoro) nemmeno i supermanager sarebbero riusciti a fare quello che ci si aspettava da loro, ha predisposto sulla carta una nuova faraonica e sconclusionata previsione di organico che, ovviamente, non era possibile coprire né spostando il personale esistente da altri uffici e neppure con nuove veloci assunzioni.
Non ci vuole molta fantasia, e già lo si sapeva, a immaginare come sarebbero andate le cose: per i 20 supermusei sono stati creati in fretta e furia 10 gruppi di assistenza e consulenza a distanza su tutte le materie relative alla gestione di un museo, formati (per ora) da personale in parte del Ministero e in parte della società ARCUS. Conclusione: abbiamo dei supermenager che ci costano assai più dei vecchi direttori e che da soli non sono in grado di fare il loro mestiere, perché non sufficientemente addentro al sistema Italia, dal punto di vista giuridico, comunicativo, delle relazioni con il personale.
In buona sostanza questa riforma sta smontando pezzo per pezzo tutto l’apparato pubblico relativo ai Beni culturali del nostro paese, che andava certamente riformato ma non azzerato. I criteri con cui il nostro Ministero mostra di muoversi sono i seguenti: ignoranza delle situazioni specifiche con conseguente spreco di tempo e denaro, capillare sostituzione del pubblico con il privato o con un pubblico strettamente legato ai voleri del Ministro stesso, dalle cui dirette mani riceve l’incarico come il Vassallo dal suo Signore, libertà da ogni vincolo normativo di cui sia possibile liberarsi e dal dovere di risponderne ai cittadini.
Il tutto con la conseguenza di far sentire i cittadini sempre meno protetti da regole certe e giustificate in maniera trasparente, fondamento primo di uno stato democratico, mentre si moltiplica il sistema di elargire bonus e creare eventi per tutti. Se questo è il nuovo che ci promette il nostro attuale Governo, dobbiamo sapere di cosa si tratta: panem et circenses.
Nel frattempo la distruzione (chiamata riforma) della rete museale nazionale è continuata anche per altre vie. Questa volta è toccato ai musei raccolti nei Poli Museali Regionali, cioè tutti i musei statali del territorio, ad esclusione dei 20 per cui il Ministero ha espletato un bando internazionale (a Firenze Uffizi, Accademia e Bargello). Per scegliere i direttori di questi musei, che il nostro Ministero ritiene di minore importanza e fra cui si può ricordare in Toscana la Pinacoteca Nazionale di Siena, il museo di San Matteo a Pisa, il museo Archeologico di Firenze e di Arezzo e il museo di San Marco a Firenze, è stato fatto un bando interno all’Amministrazione stessa (il così detto “interpello”), che avrebbe potuto essere espletato direttamente dal Soprintendente del Polo Museale Regionale.
Il Ministero ha invece avocato a sé il compito applicando, a quanto sembra, il principio della “rotazione”, ovvero assumendo come titolo preferenziale non aver mai fatto il direttore di museo o averlo fatto assai limitatamente; si è arrivati, col seguire questo criterio in modo rigido e senza avere il polso delle reali specifiche situazioni, a nominare funzionari vicinissimi alla pensione o in un caso addirittura andati già, nel frattempo, in pensione.
Sono stati fatti accorpamenti privi di alcun nesso logico né sotto il profilo scientifico né sotto quello logistico e tali da rendere difficilissimo il lavoro del direttore preposto (le Ville Napoleoniche dell’isola d’Elba con la villa Medicea di Poggio a Caiano) ed è stato buttato fuori a sei mesi dal pensionamento uno fra i funzionari più competenti, attivi e generosi che questo Ministero abbia mai avuto in sorte (la dottoressa Magnolia Scudieri), atto che ha suscitato l’incredula indignazione non solo di tutti gli amici e i colleghi, ma anche di quelle Istituzioni ed Enti Italiani e stranieri che in tanti anni ne avevano seguito, condiviso e apprezzato l’attività. Minando così la nostra credibilità culturale all’estero.
*Franca Falletti, storica dell’arte, ha diretto per anni il museo dell’Accademia di Firenze
Franca Falletti
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